Corri!

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La musica rimbombava dalle mie orecchie in modo assordante, ma mi andava bene così. Correvo in modo lento e regolare seguendo il ritmo della canzone "Radioactive" perdendomi nelle sue parole, non mi piaceva molto correre, non con gli altri, mi sento così goffa, non sono mai stata brava a correre ed ero del tutto sgraziata e lenta, ma in compenso potevo mantenere il ritmo a lungo e non stancarmi così facilmente, questo aiutava molto quando andavo in montagna, anche se in montagna non ci andavo da anni, giusto? Era una cosa che non sopportavo, erano passati dei mesi da quando il dottore mi aveva detto che ero completamente guarita, eppure avevo ancora quella sensazione che mi mancasse qualcosa. Ricordo il giorno in cui il dottore mi ha detto che stavo bene perfettamente.

Ero seduta su una barella dell'ospedale e lo stesso dottore che mi aveva visitata il giorno in cui mi sono svegliata dallo shock, i suoi occhi verdi scrutavano la mia cartella sanitaria e quando ebbe finito si rivolse a me <congratulazioni Greta, sei guarita in tempo record in sole poche settimane, i miei complimenti> gli rivolsi un sorriso poco convinto <grazie> <ora puoi smettere con le pillole e continuare la tua vita come se niente fosse successo>, lo ringraziai ancora e me ne andai dall'ospedale chiudendo la porta della clinica per l'ultima volta, sollevata.

Infatti mi sembrava di essere guarita troppo presto, probabilmente dovrò tornare in quell'ospedale un'altra volta per delle spiegazioni. Corsi per un'ora e mezza circa e quindi mi decisi di tornare a casa attraversando la via più breve, evitando di fare il giro lungo. La via era in salita ed era leggermente stretta rispetto alle altre strade e non c'erano nemmeno i marciapiedi, la salita era piuttosto ripida ma non era un problema perché poi ci sarebbe stata una discesa ripagate. Mentre salivo ebbi la sensazione di essere osservata, mi girai, ma la strada era deserta, per sicurezza mi tolsi le cuffiette per sentire meglio e accellerai il passo, la sensazione non svaniva e oramai mi giravo ogni cinque secondi in preda all'ansia, tentai di concentrarmi e mi sembrò di sentire dei lievi passi, corsi più che potei, ma la salita sembrava non finire e stavo cominciando a stancarmi, sapevo che potevo cedere da un momento all'altro ma non potevo, non dovevo fermarmi, i passi si facevano sempre più forti ma anche se mi giravo non vedevo nessuno. Allungai il braccio verso la cima della salita, come per afferrarla, in quel momento volevo solo arrivare in cima, ad un tratto una folata di vento attraversò la strada è sembrò darmi la spinta necessaria per arrivare in cima, era un miracolo! Ora era tutto più facile, corsi con le poche energie che avevo per scendere a tutta velocità la discesa, così velocemente che quasi, quasi non cadevo. Arrivai a casa di corsa, chiusi la porta energicamente e finalmente potrò riprendere il fiato. Ma che diavolo era successo?! Poteva essere solamente la mia immaginazione? In quel momento mi ritrovai divisa in due, la mia parte irrazionale diceva che qualcuno mi stava inseguendo e che quella folata di vento non era un caso, quella razionale diceva che non c'era nessuno e che il mio stress mi ha giocato un brutto scherzo, il problema era a chi delle due parti dovevo credere. <Eih! Non sapevo che corressi> disse mia madre sbucando dal soggiorno <beh non avevo niente da fare> risposi andandole in contro <allora qualche volta ci andiamo insieme?> <No, sei troppo lenta per i miei gusti>,le sorrisi, tentando di nascondere la paura di poco prima, le mani mi tremavano per l'adrenalina, e non riuscivo a fermarle <grazie eh!> rispose scherzando, poi si allontanò e si sedette sul divano facendomi ed allora, pure io, feci lo stesso. <Ci vediamo un film?> chiesi tentando di mantenere la calma,<quale?> <non saprei, cosa c'è oggi in TV?> chiesi, mia madre prese il suo tablet e cerco qualche film da vedere.
***
Alla fine ci vedemmo un remake moderno della bella e la bestia che a me piacque molto, ma madre ad un tratto del film, vedendo un'attrice molto bella disse <magari fossi bella come lei, peccato che hai una mamma così brutta> mi girai a guardarla <ma non è vero, tu sei bellissima, non metterti queste idee in testa, ti fanno solo male. Per me rimarrai la persona più bella del mondo> lei mi guardò e mi sorrise <grazie amore, tu sai sempre come tirarmi su> <ma lo sai che i figli nascono con il significato della bellezza si chiama mamma> e la abbracciai, mia madre si preoccupava molto spesso del suo aspetto, ma lei non sa che ruolo ha avuto nella mia vita, e non so dove sarei arrivata senza di lei e il suo essere lei, con i suoi pregi e difetti, ormai ho perso il conto in cui mi ha consolata asciugandomi le mie lacrime, a lei non ho mai nascosto niente perché è più un'amica che una madre, e so che non mi giudicherebbe mai.
***
Era di nuovo buio, avevo di nuovo freddo, stavo ancora correndo e sta volta, oltre alla risata, sentivo passi, passi sempre più forti, sempre più vicini, e io che volevo così tanto raggiungere quella luce, che poteva sia essere la mia unica salvezza o una trappola che mi avrebbe trascinata in quel abisso oscuro, il cuore mi pulsava nelle orecchie, ma questo non bastava a fermare quella risata che ogni volta mi faceva gelare il sangue, il fiato quasi mancava e la mia speranza svaniva ogni secondo che passava ma non potevo arrendermi ora, chiusi gli occhi, anche se quello avrebbe peggiorato la situazione, non pensai più a nulla, mi concentrai semplicemente sul correre e tentare di non sentire più quel frastuono, per restare nel silenzio. Quando riaprii gli occhi ero a qualche metro dalla luce, il suo calore mi riaccese e non sentii più la fatica, non sentivo più niente, solo una dolce melodia suonata da due campanelli, sapevo che era molto familiare, ma non ci pensai, ero troppo concentrata su quella melodia. Ad un tratto scorsi una figura accanto a me, che stava anche lui contemplando la melodia, lo guardai, anche lui era familiare, ma non riuscivo a collegare quel volto dai capelli castani con nessun'altro di mia conoscenza, teneva gli occhi chiusi ed era vestito totalmente di nero, volevo dire qualcosa, ma quando aprii bocca e pronunciai <perché sei qui?> non sentii la mia voce, e probabilmente anche il mio vicino fece lo stesso, perché non rispose rimanendo la, immobile. Tentai di sfiorarlo, allungando un braccio, ma lui aprì gli occhi prima che io lo toccassi, quegli occhi, neri come la notte e profondi come il mare non trasmettevano niente, non erano se spaventati ne gioiosi, erano il nulla, sembravano come la stanza buia che ci circondava, e non cambiò espressione neanche quando mi guardavano <Andre?>, dissi, senza motivo, avevo solo la sensazione che quello fosse il suo nome <Andre? Dove siamo?> dissi dinuovo, non sentivo ancora la mia voce, ma la mia bocca parlava senza motivo, allora tanto meno assecondarla, perché, una piccola, minuscola parte di me, sapeva che lui poteva aiutarmi, che  lo aveva già fatto una volta <Andre?!> urlai, ma non rispose, continuava a fissarmi <Andre rispondimi!!> il mio viso era rigato dalle lacrime, lacrime? Perché sto piangendo? Chiusi gli occhi, ancora una volta, sperando che potesse sistemare tutto, che potessi sentire, che LUI mi potesse sentire, e allora li sentii dinuovo, i passi, quei maledetti passi, ora erano più lenti, come le gocce che cadono da un lavandino, scandendo il tempo ogni cinque secondi. Riebbi ancora paura e sbiancai, Andre riuscì a vedere la paura nei miei occhi e vidi nei suoi preoccupazione, anzi terrore. Mi voltai nella direzione dei passi end indietreggiai verso la luce alle mie spalle e poi guardai Andre con occhi sbarrati <Agliuto> dissi con un filo di voce, e finalmente mi sentì, fece un passo verso di me, esitante, <Gre->
Poi piu nulla.
Niente più passi,
niente più luce,
niente più Andre.
Niente di niente.
Solo buio.

Il mio demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora