mille abbracci

13 1 0
                                    

Anche se la pioggia mi bagnata dalla testa ai piedi non sentivo per niente freddo, anzi, avevo le guance in fiamme, era così bello stare fra le sue braccia <grazie per cosa?> chiese Ale continuando a sorridere <molte persone non lo avrebbero fatto, insomma sei venuto sotto la pioggia per me> dissi marcando l'ultima parola <la pioggia non mi preoccupa più di tanto ed inoltre non voglio che tu rimanga sola in momenti del genere> <ed è per questo che ti ringrazio Ale> <di nulla, solo, potresti evitare di chiamarmi Ale?> alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi <perché? > < semplicemente non mi piace tutto qua> <allora come ti dovrei chiamare? Va bene Alex?> mi strinse più forte < si Alex e è perfetto>, restammo ancora sotto la pioggia ancora per qualche minuto a ridere senza un preciso motivo quando non starnutii <penso che dovremmo andare dentro> disse Alex cingendomi dalla vita <ok> gli presi la mano e ci incamminammo verso casa mia, eravamo bagnati fragili così diedi una mia felpa blu ad Alex mentre io andavo ad asciugarmi i capelli e a mettermi dei vestiti puliti e quando andai in camera mia trovai Alex seduto sul mio letto con addosso la mia felpa, lo squadrai da capo a piedi, stava molto bene, certo i pantaloni erano ancora bagnati e la felpa gli stava un po' aderente ma per il resto era proprio carino ed arrossii quando mi accorsi che mi stava guardando pure lui, che indossavo un maglione nero, dei jeans blu scuro e i capelli raccolti in una coda con i piedi nudi. <vuoi una coperta?> gli chiesi mentre mi mettevo una trapunta bianca con dei fiori color pastello, che presi dal mio armadio <si grazie> e gli passai una coperta a righe rosa e bianche che si mise attorno le spalle, mi appoggiai allo schienale del letto a gambe incrociate e lui vece lo stesso nella parte opposta del letto. Alex spostò lo sguardo tra la mia camera e me, < li hai fatti tu?> chiese indicando i disegni attaccati al l'armadio <si, ti piacciono?> <molto> <te li faccio vedere altri se vuoi> detto questo il suo viso si illuminò di nuovo e riecco quel sorriso, <con piacere>, mi alzai a prendere tutti i disegni dentro al cassetto e li misi tra lo spazio che ci separava, li mostrai uno ad uno e Alex rimaneva in silenzio mentre io gli spiegavo il significato di ogni disegno con una gioia negli occhi come se fosse un bambino il giono di Natale, <sono bellisimi> <grazie> sorrisi, andavo molto fiera dei miei disegni, e il fatto che gli piacevano mi rendeva molto felice, li rimisi nel cassetto e mi diressi verso la porta <vuoi della cioccolata calda?> <si, ti accompagno> e mi seguì in cucina, fortunatamente miei genitori e mio fratello erano andati a fare la spesa quindi non avevo niente di cui preoccuparmi. Misi il latte sul fuoco e mentre aspettavo che bollisse mi sedetti sopra al tavolo mentre Alex rimanè in piedi davanti a me, <ti va di vederci un film?> chiesi per rompere il silenzio <si, quale?> <decidi tu> detto questo Alex si sfregò le mani con un ghigno sul volto <hai fatto male a dirlo>. Così quando la cioccolata calda fu pronta ci sedemmo sul divano con le tazze bollenti che ci riscaldavano le mani gelate, presi il telecomando e accesi la TV <allora come si chiama il film?> neanche il tempo di dire altro e già Alex mi prese il telecomando dalle mani e cominciò a digitare <chiudi gli occhi> disse lui con gli occhi puntati sullo schermo <neanche per idea!> scherzai <daiiii!> <No> allora lui mi copri gli occhi con la mano e quando tentai di rimuoverla non ci riuscii allora lo lascia fare. Quando mi tolse la mano dai miei occhi la intro del film era già iniziata, non c'era bisogno di sapere il titolo per capire che era un horror <cambia subito!> dissi lanciandomi alla ricerca del telecomando <eh no! Hai detto che decidevo io> <ho cambiato idea, io odio gli horror! E ora ridammi il telecomando> <questo mai> e se lo nascose dietro alla schiena, <uffa> e mi arresi, mi strinsi nella coperta per sentirmi più al sicuro ma nulla, ho sempre avuto paura degli horror, ma non volevo darlo a vedere. Alla fine non lo avrei definito horror, c'erano un po' di squartamenti ma non faceva molta paura, ma la parte che mi fece più paura (e che allo stesso tempo era la più ridicola) era quando il protagonista si tagliò il piede per raggiungere un telefono che non poteva raggiungere visto che era incatenato alla caviglia per poi fregarsene del telefono e sparare all'altro protagonista, in quel momento, inconsapevolmente abbracciai Alex per la paura, quando lo feci sobbalzò per quella mossa avventata ma ricambiò subito l'abbraccio, restammo in quella posizione fino alla fine del film, e nel frattempo io pregai che Alex non notasse il mio cuore che sembrava che volesse uscire dal mio petto. <Allora? Ti è piaciuto "Saw"?> chiese Alex mentre spegneva la TV <certo> mentii <ma se tremavi per tutto il tempo?> <Non è vero!>, fece per ribattere ma io presi un cuscino e gli tappai la bocca <hai ancora intenzione di scherzare?> fece cenno di no con la testa, lo liberai e quando si risedette composto gli lasciai il cuscino per poi alzarmi a prendere le tazze che avevamo lasciato sul tavolino davanti al divano per poi lavarle nel lavandino. Ritornai sul divano con le gambe incrociate con la coperta al di sopra appoggiata al bracciolo opposto di dove stava Alex, mi stava ancora osservando con uno sguardo molto perplesso, quasi preoccupato, ma non durò al lungo perché chiese <perché ti sei fatta la frangia?> me la toccai per un istante <non ti piace?> <si ma non capisco perché te la sei fatta> piombò il silenzio, un brutto, straziante silenzio, nessuno voleva aprir bocca, e Alex mi stava praticamente implorando con gli occhi, <è per la cicatrice> annunciai sconfitta dai quei occhi color del ghiaccio <ah> disse semplicemente, in tono secco, diretto. Distolse lo sguardo e si guardò intorno, perfetto, avevo rovinato tutto. Andava tutto fin troppo bene, ovvio che dovevo combinare qualcosa di stupido <vado un secondo in bagno> era una mezza verità visto che dovevo andarci sul serio, anche se in realtà volevo stare un po' sola, oppure piangere? <Aspetta!> in un attimo Alex era davanti a me e mi tratteneva le braccia <Greta, lo sai che se c'è qualcosa che non va me lo puoi dire> abbassai lo sguardo <ci sarò sempre per te, SEMPRE> volevo dirgli così tante cose ma non ci riuscivo, volevo dirgli che ho paura, paura delle persone, paura di quello che posso dire, dei loro pregiudizi, delle loro risate, e di come questa paura mi consumava poco a poco, ma la mia bocca era immobile e non ne usciva una sola parola, allora decisi di fare la prima cosa che mi venne in mente, caddi tra le sue braccia a peso morto e mi misi a piangere, tanto ormai sapevo che quelle braccia non mi avrebbero mai respinto, non dopo oggi, e che sarebbero sempre state la a confortarmi, non seppi se avesse capito, sta il fatto che mi strinse sempre più forte e mi sussurrò all'orecchio <andrà tutto bene Greta, ci sono io> <ho paura Alex, ho tanta paura> singhiozzai <lo so, lo so, ma a volte bisogna trovare la forza di superare le nostre paure> <ma io non ci riesco> <allora ritenta, ritenta finché non ci riesci> mi accarezzò dolcemente la testa, facendo attenzione, come se da un momento all'altro potessi sgretolarmi <non è il momento di arrendersi, ne ora, ne mai>
***
Quando mi calmai ritornammo sul divano ancora abbracciati e se non fosse stato per il campanello di casa mi sarei addormentata, non c'era bisogno di controllare chi fosse, tanto sapevo che erano i miei genitori, mi scollai da Alex e tentai di non far notare il pianto e aprii <ciao Greta> mi salutò mia madre <e questa frangia??> mi chiese <volevo cambiare look> dissi nel modo più credibile possibile <ti sta bene sai? Mi piace> <grazie, dove Vale e papà?> <Tra poco arrivano, e tu piuttosto potevi avvertirmi che avevamo ospiti> allora Alexander si alzò a salutare <si scusatemi per l'intrusione> disse lui <ma no quale intrusione, piuttosto perché non rimani per cena?> guardai Alex che mi chiedeva il permesso con gli occhi e quindi a mia volta acconsentii <volentieri> <perfetto, ti vanno bene i petti di pollo?> chiese mia madre dirigendosi in cucina con due buste della spesa <per me va bene> poi si diresse verso mia madre e prese le buste <lasci che l'aiuti> <grazie ma dammi del tu> allora mai madre aspettò che Alex fosse in cucina per mimare con le labbra "vedi di non correre troppo" e poi se ne andò con un ghigno.
**
Dopo che Vale e papà furono tornati ci sedemmo a tavola, io accanto ad Alex, Vale a capo tavola vicino a lui e mamma e papà dall'altra parte del tavolo. Vale non smetteva di fare domande al nostro ospite e lui rispondeva con molto sarcasmo, capii subito che sarebbero andati d'accordo. Dopo la cena Alex se ne andò sulla sua moto e quando andai a letto mi addormentai con pensiero di me ed Alex sotto la pioggia.

Il mio demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora