pensieri

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Entrai a casa e Valerio era già a tavola a mangiare con i miei genitori che lo avevano preso a scuola con la macchina, mi sedetti anche io a tavola e dopo aver mangiato andai in camera mia a studiare e mentre facevo storia pensavo a quello che era successo con Ale, non era mai successo ma proprio MAI che un ragazzo mi trattasse in quel modo, mi aveva rassicurato, si era preoccupato per me, mi aveva... abbracciato, e  quando pensai a questo diventai subito rossa. Aspetta rossa? Non mi era mai capitato che diventassi rossa. Che stava succedendo? Che MI stava succedendo? Forse era meglio non pensarci, così continuai con lo studio tentando in tutti i modi di scacciare quei pensieri dalla mia mente. Una volta finita la storia toccava a i compiti di greco, così presi il libro di quella materia e cominciai a ripetere quando mi resi conto di una cosa. Aspetta un secondo! Dovrò riincontrare Ale! E cosa gli dirò!? Di cosa dovremmo parlare! Uffa non ci capisco più nulla! Mi appoggiai alla scrivania con lo sguardo rivolto verso la finestra, stava ancora piovendo a dirotto e stava calando una fitta nebbia, restai a guardare la pioggia per una buona mezz'ora quando mi ricordai che non dovevo avere distrazioni se volevo studiare. Uffa oggi non è giornata! Una volta finiti guardai l'ora sul cellulare,erano le sette e non avendo che fare scrissi ad Elisabeth.
Ciao Eli
Rispose subito
Ciao
Che fai?
Niente ho appena finito di studiare
Pure io
Ma quindi tu e Alexander...
Io e Alexander cosa?
Vi ho visti abbracciati
Ci hai spiati!?
Si ma non è questo il punto, allora ti piace?
Non risposi, al solo pensiero di Ale ed io insieme, intendo abbracciati non insieme insieme, mi faceva venir il batticuore... ma che mi succede!!!!
Dai ho visto come lo fissavi è strano a dirlo infatti ci ho pensato su, credo che tu ti sia innamorata
No questo non è vero, io non mi sono mai innamorata di nessuno
Per questo è così strano ma fidati hai una cotta
Non è vero!
Si invece
Ma io non so nemmeno cosa sia innamorarsi
Io invece si è credimi tu lo sei al 100%
E se fosse vero? Se mi piacesse veramente? Che devo fare! Spensi il cellulare, non volevo crederci, e non volevo sentire Eli che mi diceva quelle cose. Avevo bisogno di stare da sola, non che non lo fossi stata prima, ma non potevo sentire quelle cose. Non mi sono mai innamorata di nessuno perché gli altri non me ne davano un motivo, insomma, perché amare una persona che ti tratta come se avessi la peste? Quindi io non ho mai capito cosa volesse dire la parola amore, a parte l'amore per la famiglia e l'amicizia che provo per Mary e Eli, e poi ho anche la sensazione che questa parola non mi sia così sconosciuta, come se l'avessi già provata per qualcuno ma non so chi. Aprii la finestra, volevo respirare un po' di aria fresca anche se questo voleva dire bagnarsi i capelli, era così rilassante guardare la pioggia, le gocce d'acqua percorrevano il mio viso e ricadevano sul mento, i capelli aderivano alla schiena e un leggero tepore mi avvolgeva come se fosse una pioggia estiva, ecco che effetto mi faceva la pioggia, ma ero così presa che non notai che sulla finestra c'era della cenere, strofinai il dito contro il vetro e la presi fra le dita per esaminarla, non sapeva di sola cenere ma anche di un odore che non mi è nuovo. Chiusi la finestra e andai a mettermi dei vestiti asciutti e a asciugarmi i capelli. Dove avevo sentito quel odore? Uscii dal bagno e mi tastai la cicatrice, era leggermente meno evidente, ma restava il fatto che le persone che mi passavano davanti la guardavano, Elisabeth e Marika non hanno voluto farci caso e scommetto che Ale quando mi ha trovata l'ha vista persino sanguinare. Ma cosa poteva pensare la gente? Mi avrebbero preso in giro? No,non stavolta. Ritornai in bagno e presi una forbice mi pettinai i capelli e zac, zac, zac. Il risultato fu una frangia piuttosto carina, ma non bella quanto l'avrebbe fatta un parrucchiere, ma questo non mi importava, e non mi importava neanche dei miei capelli caduti sul pavimento, anche se ci tenevo molto a tenerli lunghi, non potevo sopportare un'altra presa in giro. Spazzai a terra, tornai in camera mia e riaccesi il cellulare, erano le otto e un quarto. Qualcuno mi aveva mandato dei messaggi, era Ale
Ciao Greta come va? Ti senti meglio?
Il messaggio risaliva a dieci minuti fa
Si tutto ok, grazie per avermi aiutata, non molti lo avrebbero fatto
Di nulla, è questo che fanno gli esseri umani
Quindi gli altri dovremmo chiamarli mostri?
Scrissi con un leggero ghigno sulle labbra
Si direi proprio di si, sono degli stupidi per trattarti in questo modo
Ma tu non sai nemmeno come mi trattano
Ti ricordo che facciamo parte della stessa scuola e quindi le sento le dicerie
Ah sì giusto,però sappi che io non ti avevo mai visto nella mia scuola
Strano visto che ci sono da sempre
Non risposi
Comunque, riguardo a oggi
A si grazie per prima
Di nulla
Chiusi il cellulare, volevo ancora parlare con lui ma non ce la facevo.
Dopo poco ripresi il cellulare per un'ultima occhiata, c'era un altro messaggio di Ale
Vuoi che ci incontriamo?
Cosa?!!
Cosa?
Si, di solito è meglio vedersi faccia a faccia
Presa dall'emozione, col cuore che batteva a mille scrissi
E dove?
Guarda giù dalla finestra
Feci come mi ha chiesto, aprii la finestra, mi affacciai e... ma che cosa??! Alexander era sotto la mia finestra, stava ancora piovendo e indossava solo una felpa nera e un paio di jeans blu e i capelli biondi erano quasi marroncini per via della pioggia che li faceva aderire al viso, sorrideva con un sorriso che non avevo mai visto, dolce e innocente, sembrava un bambino, era.... era... perfetto! Scesi di corsa dalle scale e gli corsi incontro tra le sue braccia spalancate e scoppiai a piangere, ma sta volta, di gioia <Grazie Alexander, grazie!>. Non era chiaro cosa succedeva alla mia testa o al mio cuore o qualsiasi organo che può generare l'amore ma una cosa era chiara, amavo Alexander, lo amavo più di mestessa

Il mio demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora