Lontano ma vicino

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Il resto della giornata passò normalmente fino alla sera, i miei genitori mi hanno detto che la prossima settimana andrò a scuola, non so se dovevo essere eccitata a riguardo,tra i pro e i contro vincevano i contro per svariati motivi che non tenevo elencare.
***
Andai a letto chiusi gli occhi e dopo un paio di ore di dormiveglia mi addormentai profondamente. Ad un tratto vidi una luce, poi un abbaglio e mi ritrovo ad una festa con un ragazzo biondo davanti <vuoi ballare?> mi chiese, poi tutto sfocato, una porta che si apre, un altra luce, una foresta, delle ali nere e poi una caduta. Mi sveglio di colpo tentando di non urlare, era solo un incubo, dalla finestra si poteva vedere che era ancora notte così mi riaddormentai, questa volta senza alcun sogno strano. Quando mi risvegliai ripensai al mio sogno e credetti che era uno dei miei soliti sogni strani quindi non mi stupii per l'accaduto e decisi di non raccontarlo alla mia famiglia. Per tutta la mattinata mi limitai a stare con mio fratello ed giocare con lui a qualche gioco da tavolo -alla fine ho vinto io alla maggior parte dei giochi solo per furbizia e colpi di fortuna- ed a vedere serie TV e ad ora di pranzo, quando mio padre se n'è andò dopo un pasto veloce mia madre mi trattenne in cucina. Rivolsi lo sguardo alla finestra, fuori il sole appariva e scompariva dietro le nuvole sparse per il cielo ed il vento era forte <Greta?> disse e distolsi lo sguardo <quando eri scomparsa...> annunciò <un ragazzo ti aveva trovata nel bosco, questo ragazzo va' nella tua stessa scuola, ha detto che ti aveva vista durante la festa, vorrei sapere se lo conosci> io in realtà non ricordavo ancora niente della festa ma feci uno sforzo <come si chiama?> chiesi <Alexander>, <Ehm...no, non me lo ricordo> risposi con tono incerto <comunque dovresti conoscerlo , mi sembra un bravo ragazzo e dopo tutto ci ha aiutato con le tue ricerche> e poi sorrise, <va bene>, stavo per andare in camera quando mia madre mi fermò di nuovo <Aspetta! Mi ha chiesto se potevo darti questo> e mi porse un foglio piegato in quattro con sui scritto in ottima calligrafia il mio nome, lo presi e andai in camera.
Mi sedetti sul letto e aprii il foglio
Ciao Greta
Spero che tu ti ricorda di me, sono Alexander, ci siamo incontrati alla festa di Halloween, spero che non ti sia successo niente perché avevi un brutto taglio sulla fronte e vorrei tanto rincontrarti
E sotto la lettera c'era un numero di telefono, lo registrai nel mio cellulare ed gli scrissi un messaggio
Ciao sono Greta
Scrissi è poco dopo ricevetti risposta
Ciao Greta tutto bene?
Si
Mi fa piacere eri così mal ridotta quando ti ho trovato
Che cosa stavi facendo prima che mi trovassi?
Stavo passeggiando
Di notte?
Mi piace vedere le stelle
Non risposi ma ci pensò lui a continuare
Pensavo che possiamo uscire qualche volta così ti potrai ricordare di me
In che senso?
Ci siamo incontrati alla festa di Halloween
Non ricordo di quella festa ma i miei genitori mi hanno detto che ci sono andata è che ho incontrato te
Non ricordi proprio niente?
No
Altro silenzio
Quindi vorresti uscire?
Ok, dove?
Pensavo di andare sulla spiaggia
A novembre?
Solo una passeggiata niente bagno
Ah ok
Dove?
Conosco una baia non troppo lontana dal bosco in cui ti ho trovata, possiamo andare lì
Va bene
Ti passo a prendere con la moto?
Ho la mia
Ah perfetto
Oggi alle 4 ci incontriamo di fronte al George's
Ok ciao
Ciao
chiusi il cellulare e lo lasciai sul letto,
presi un foglio, una matita, una gomma ed uscii. Mi sedetti sul prato bagnato e cominciai a disegnare.
Il sole era alto le nuvole se ne erano andate lasciando il cielo sgombro, i raggi del sole riscaldavano la mia pelle mentre la mia mano scivolava sul foglio con tratti precisi, una linea dopo l'altra e poi il disegno prese forma. Una ballerina immobile in una piroetta di un carillon, era solo uno schizzo e c'erano ancora linee non cancellate così, dopo aver usato la gomma, diedi corpo al disegno con le ombre, avrei pesato dopo al colore ma nel frattempo il mio corpo si era rilassato troppo da quel tepore per potersi muovere, mi accasciai per terra e guardai il cielo, il mio sguardo si poteva perdere in quella vastità di blu, dava un po' di impressione ma anche di incanto, mi piaceva pensare che in quel momento milioni di stelle splendevano ma nessuno riusciva a vederle per la luminosità del sole, tentai di immaginarle in un firmamento in cui lo sguardo si poteva perdere cento volte di più di quanto stavo io vedendo in cielo pomeridiano. Alla fine trovai la forza di entrare in casa e finire il disegno, salii in camera mia e presi gli acquarelli -adoro colorare utilizzando quelli- intinsi il pennello nel bicchiere che avevo riempito d'acqua passando dalla cucina, scelsi il colore e diedi vita al disegno con colori piatti, di base per poi passare alle ombre dopo aver aspettato che quelli base si asciugassero altrimenti si sarebbero mischiati. Il disegno completato era molto bello anche se lo misi nel mio solito cassetto dove tenevo tutti i miei disegni di giorni,mesi,persino anni passati impilati in quel cassetto, erano troppi, pensai che dovevo prendere una cesta almeno così potevano starcene di più.
**
le quattro arrivarono in fretta, avevo già avvisato a mia madre della mia partenza ed anche se lei non voleva che io prendessi la moto gli risposi con un "ho un vuoto di memoria, non sono mica inerme" -anche se mi sentii un po' in colpa per averle risposto così, era solo preoccupata per me- ed uscii, visto la giornata mi misi un maglione rosso scuro quasi marrone corto con sotto una maglia a maniche corte bianca ed dei jeans blu chiaro, preso il cellulare e partii verso George's. George's era un bar- ristorante un po' antiquato con un giùbox e le pareti di legno ed un balcone dove il proprietario -George infatti- serviva il cibo ai clienti seduti ai tavoli, mi è sempre piaciuto quel posto mi fa sempre venire in mente quando io e mio padre ci andavamo insieme, io prendevo sempre le patatine con tanto ketchup come piace a me mentre lui prendeva patatine senza niente, sbirciai dalla vetrina e notai che George stava pulendo un bicchiere con un panno, era tutto tranquillo, capitava spesso che venisse poca gente visto i locali famosi lì vicino. Qualcuno mi coprii la vista con le mani <ciao Greta, ti stavo aspettando> aveva una voce a me familiare,< chi sei?> Risposi un po' preoccupata stavo per ribellarmi quando tolse le mani dai miei occhi, mi voltai e vidi un ragazzo dai capelli biondi davanti a me, aveva uno sguardo di ghiaccio che mi fece quasi rabbrividire ma c'era qualcosa di rassicurante in quei occhi, forse era il suo sorriso<sono Alexander> rispose <a ciao> ci fu quasi un minuto di silenzio imbarazzante in cui ci guardavamo, riuscivo quasi a stento a sostenere il suo sguardo. Si voltò verso una motocross nera <vogliamo andare?> annuii e mi diressi verso la mia moto e lui fece lo stesso. La accesi e partimmo.
***
È stato bello correre con lui, era raro che qualcuno avesse una moto nella mia città quindi non mi era mai capitato di guidare con qualcuno, lui faceva strada e io lo seguivo. Ad un certo punto ci fu un tratto in sterrato e persi un po' di terreno ma niente di che. Arrivati parcheggiammo le moto alla fine della strada, poi Alexander scese dalla sua e annunciò <da qui si va a piedi> lo raggiunsi e ci incamminammo verso un breve sentiero in discesa che ci portò alla baia. Era magnifica, un golfo naturale fatto di pareti di roccia ai lati ed in cima ad esse la foresta continuava verso lo strapiombo che finiva in mare dove le onde si infrangevano provocando schizzi e schiuma bianca che si dissolveva dopo poco, davanti a noi metri di sabbia morbida e sottile ed ancora più avanti il mare. Mi tolsi le scarpe e mi incamminai verso il bagnasciuga come ipnotizzata dal richiamo del mare, ma poi sentii una voce che mi riportò alla normalità <carina eh?> Alexander era accanto a me e camminavamo in sincrono ad un ritmo lento e regolare <la adoro> dissi con voce bassa e calma, presi una boccata d'aria e l'aria salmastra mi riempì i polmoni e la buttai di colpo <ti piace il mare?> volevo rispondere di si, io adoro il mare, immergermi fino alla testa e nuotare fino a toccare il fondo dove la sabbia era più morbida finché i miei polmoni mi consentivano a volte rischiavo di affogare. Anche se provo sensazioni magnifiche anche con la montagna, l'aria frizzante, i raggi del sole che filtrano attraverso gli alberi, le notti stellate non influenzate dalle luci della città e il sentirsi così in contatto con la natura fino alla punta dei capelli. Ma non potevo dirgli tutto questo, non avrebbe capito, <si abbastanza> <a me non sembra, si capisce da come guardi l'orizzonte> e poi silenzio, era meglio così, non sono molto brava a dire le cose giuste, o meglio le cose che gli altri voglio sentire, quindi per me è meglio il silenzio. Alexander si fermò di scatto e si sedette invitandomi a fare lo stesso, ubbidii ma mantenni una certa distanza, portai la testa alle ginocchia e continuai a fissare il mare <tu in che scuola vai?> chiese per rompere il ghiaccio <al classico>, non c'era bisogno di specificare, la nostra città aveva solo un liceo classico ma per fortuna gli insegnanti erano molto simpatici e comprensivi a differenza dei compagni a differenza dei compagni, scacciai subito quel pensiero, <l'ho scelto perché adoro leggere e penso di fare la scrittrice da grande, tu?> non glielo dovevo dire questo, ora penserà chissà che cosa, <pure io faccio il classico> strano, di solito quando dico a qualcuno che voglio fare la scrittrice trovano sempre un modo per... basta Greta non ci pensare! <E hai progetti?> mi voltai a guardarlo, <no non proprio> e si gira anche lui <ti piace qualche scrittore in particolare?> <Non mi piace molto leggere ma mi piace Manzoni> <io adoro Dante Alighieri>, <la divina commedia?> <Si è cosi affascinante> ricordo come alle medie la leggevo e rileggevo ora mai era una parte della mia vita che agli altri piaccia oppure no <non mi è mai interessato più di tanto ma i gusti sono gusti> almeno non ha risposto in modo scortese, ne sono felice. <a che pensi?> chiede, non so se dirglielo ma credo che mi possa fidare <ai miei compagni di scuola> <sono simpatici?> feci un sospiro e guardai la sabbia <no per niente> <posso chiederti perché?> e si avvicina a me <no> dissi con tono secco <va bene, allora posso chiederti cosa ti piace fare?> <Disegnare e a te?> <Adoro suonare la chitarra> lo immaginai con la chitarra in mano a suonare qualche canzone, a proposito <che musica ascolti?> Alexander fece dei cerchi nella sabbia <non ho preferenze>
***
Restammo per ore a parlare finché non ci venne fame, menomale che Alexander aveva portato dei panini. Il sole stava tramontando e aveva tinto il cielo di sfumature rosee ed arancioni. A volte credo di essere il piccolo principe, appassionato dai tramonti ed impaziente di tornare dalla sua rosa, se soltanto anche io ne avessi una. Restai a guardare il tramonto finché il sole non fece capolino dentro l'acqua e stranamente Alexander non fece domande per tutto quel asso di tempo, stette lì, a guardarmi ed anche se mi dette fastidio lo lasciai fare. Verso le otto arrivò una raffica di vento che mi fece prendere freddo, perché non mi ero portata un giubbotto? Prendemmo le moto e Alexander insistette per accompagnarmi a casa mia così, dopo aver ripercorso il sentiero, arrivammo davanti a casa mia. <Ciao Alex> dissi mentre mi incamminavo verso il portico <Alex?> <Si ti piace?> <Sì mi piace, notte Greta> <'notte>, chiusi la porta e una moto si sentiva già in lontananza.

Il mio demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora