cap 1

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Abbrevio il racconto per questione di privacy, se vedo che piace approfondisco ogni singola 'cosa'. Riccardo era il ragazzo di Luisa,mia compagna di scuola e di avventure . Un ragazzo di 1.80 m. occhi verdi-castani  ,riccioli neri morbidissimi e un carattere dolcissimo. Lui era un eroinomane, un robbifero come lo chiamavano qui. Io e la mia migliore amica Veronica lo vedavamo come una Superstar,non so nelle nostre menti(idiote) da ragazzine cresciute nei quartieri bassi chiunque si facesse di droga, svaligiasse una banca ,lottava per una causa protestando in strada ,chiunque vivesse fuori dalla società aveva tutta la nostra ammirazione. Ci affascinava e basta quel mondo, senza neanche chiederci il perché.  Noi non andavamo in fissa per un Jesse McCartney o una Beyoncé,i nostri divi erano loro. Per tutto quell'anno ricordo, io ,Veronica E Luisa alla ricreazione del liceo (avevamo 15 anni) ci facevamo le canne nel cortile della scuola e il sabato sera andavamo a Ballarò: uno dei quartieri più malfamati di Palermo, dove oltre il famoso mercato della mattina , la sera c’era una movida di gente “alternativa” come la chiamavano noi : hippie ,hipster ,universitari, ragazzi dei quartieri che spacciavano lì,  liceali che fumavano le canne nei famosi tavolini  dei pub posizionati all’esterno ,in piazza; c’era un bel potpourri di umanità che rendeva fertile il mercato della droga.   Noi eravamo affascinatissime da sto posto, Luisa la mia compagna di liceo , sembrava muoversi come se fosse a casa sua in quel degrado. Luisa la conoscevo da 3 anni , sin dal primo giorno di prima superiore , la vedevo come una ragazza popolare ma alternativa , volevo fargli amicizia, ma in prima superiore ero molto timida e Sì, chiacchieravamo a volte , ma secondo me non avevo nessuna rivelanza per lei, mi sentivo molto simile a lei , nelle idee aperte che aveva sul mondo, sulla letteratura etc ma ogni volta mi torturavo interiormente perché la mia timidezza non mi faceva esprimere come volevo,non mi faceva dore la mia davanti a un gruppo do tante persone in classe , non mi faceva essere me stessa. E nonostante le mie compagne erano dolcissime , io mi torturavo giornalmente perche invece di dire la mia spontaneamente , ero travolta dall’ansia e avevo come un blocco . Era frustante ,ricordo che mi ripetevo una frase di Wilde “ ogni impulso soffocato , avvelena l’esistenza “ La mia timidezza a parte avere una componente caratteriale , credo era dovuta anche perché tra le mura di casa avevo una situazione invivibile,  mio padre era spesso alcolizzato e picchiava me,mia madre e i miei fratelli pesantemente.  Nonostante questo riuscivo a parlare singolarmente e avevo delle amiche , queste amiche erano un po' tamarre essendo cresciuta in quartiere dei più brutti di Palermo fino agli 11 anni ,i margini del quartiere era ,come per ogni altro bambino , la fine del mondo, nel senso che non uscivo fuori dal quartiere e queste amiche erano il massimo che potevo avere ,conosciute tra una partita di calcetto e esplorazioni in case abbandonate .  

Ritornand  a Luisa, se in prima e seconda superiore chiacchieravamo poco , in terza quando io cominciai a fumare le canne , fu lei ad avvicinarsi a me e tra una chiacchierata in ricreazione in zona fumatori e un "mi presti una cartina?" un giorno mi chiese se volessi acchiucchiare soldi con lei per prendere l'erba da un tizio della scuola , non ci potevo credere anche a scuola c'erano le "piazze" cioè dei ragazzini dello zen (quartiere di Palermo) spacciavano a scuola nostra e quella era la loro "Piazza" loro proprietà di spaccio, un giorno mi venne l'idea di fare soldi con un mia compagna di scuola , cercando di vendere del fumo buonissimo , molto più buono di quello che circolava a scuola , nei corridoi della scuola, già vedevo i guadagni, anche perché i nostri prezzi erano buoni per la qualità del fumo e davamo una scelta , una varietà, a quell'erba spruzzata di quartiere che portavano quelli dello zen , quando sei tossico diventi anche un ottimo commerciante , non la potemmo vendere , questi ragazzini dello zen ci diedero un " avvertimento " picchi siti fimmini e picchi siti nichi se no ci finiva male " Ero comunque contentissima di fumare con Luisa e gli altri fattoni della scuola in quell'area fumatori , giudicavo forse erroneamente , quelli che si facevano le canne come aperti di mente . Luisa mi faceva cenno e io e la mia compagna di banco (anche lei aveva iniziato a fumare le canne da non piu di 1 anno )uscivamo dalla classe e per i corridori ,  andavamo nel terrazzo della scuola , dove era riunita già una cerchia di persone , Luisa era intraprendente sia con i fattoni che con i non fattoni , conosceva tutti a scuola .Accuchiammo 1 euro l'uno e in 5 comprammo una stecca di fumo ."Oilà ragazzi,  chi avete in classe?" "La Di Maggio..Quella botumiera.. tsk.. Avevo bisogno di una pausa.. "diceva una ragazza della scuola che conoscevo di vista e che non immaginavo fumasse anche lei, mentre preparava una canna . "Gio,mi fai un filtrino? " io ero inizialmente sempre intimidita , quello era la cerchia di persone con cui volevo stare e da cui volevo farmi accettare e questo mi metteva pressione e disagio , c'è da dire però che con il fatto che ora fumavo , mi sentivo più sicura e "nuova" , ero una di loro . "Facciamo ping pong " il ping pong consisteva nel mettersi in cerchio e una persona , che aveva la canna in mano aveva il compito  di avvicinare alle labbra  di ogni persona per fargli fare un tiro di canna e poi passare alla persona accanto,fargli fare un solo tiro di canna  e passare al prossimo , tutto questo velocemente. Inghiotti il fumo , butta fuori l'aria,tiro di canna,Inghiotti il fumo , butta fuori l'aria, tiro. Finita la canna ti senti ci sballatissimo. Lo facevamo in occasioni  come queste,quando chiedevamo alla professoressa di andare in bagno e avevamo poco tempo ed eravamo piu di 2. Dava piu fusione del fumarsi una canna normalemente ,dicevano, non hai manco il tempo di respirare nel ping pong. Quando rientravamo in classe , cercavamo in tutti i modi  di sembrare normali. " È questa l'ora di tornare in classe mentre c'è lezione?!" la professoressa ci rimproverò "Ci scuserete, grazie " mi uscì dalla bocca, *ma che cazzo hai detto ? Che figura di merda* Mi dissi , cercavo di non ridere , ero completamente rincoglionita e fusa , più cercavamo di sembrare normali andando verso il nostro banco, più eravamo goffe e robotiche . Ci sistemammo nel banco con non-chalance , mentre metà classe ci guardava. Quanto ci sforzavamo a mantenere una espressione facciale naturale ! Avevamo tra l'altro gli occhi rossi fuoco .  La lezione continuò e finalmente  non eravamo piu al centro dell'attenzione, mi sforzavo a seguire la lezione anche se la mia attenzione era distratta da altro "psss guarda la faccia della prof Gheddafi " e fece una caricatura nel banco della faccia della professoressa , che sembrava realmente Gheddafi! Scoppiammo a ridere sommessamente. Diventammo rosse in viso per quanto ci trattenevamo dal ridere forte e non farci rimproverare dalla prof. e in caso come gli potevamo rispondere ? Eravamo completamente fuse . Le seguenti giornate a scuola per quei mesi trascorrevano più o meno così, attenzione c'erano giorni in cui non fumavamo proprio,  settimane.  In quel periodo, se c'era  (l'erba) bene , se no niente . Ancora non lo compravo di mio , potevo farlo ma non ci trovavo gusto . Fumavo quando c'era da accuchiare con altri o quando qualcuno offriva  . Finalmente mi sentivo di fare parte di un gruppo un po simile a me , di mentalità aperta , con le mie idee . A volte con qualcuno della scuola dei fattoni si facevano discorsi interessanti , argomenti "svegli" . Finalmente andavo a scuola con piacere , il sabato si usciva prima e ci riunivamo tutti in una stazione dietro la scuola ,dove c'era uno stanzino adibito a sala d'attesa, che avevamo invaso noi, e ogni volta stavamo lì  a fumare , ascoltare musica e a incontrare gente nuova , c'era un ragazzo che oltre spacciare , produceva musica rap, come lui diceva e ogni volta ci assillava con quel suo cazzo di telefono con le casse , ad ascoltare le sue canzoni , a volte lo odiavamo a morte . Altre volte scrivevamo ,alcuni scrivevano i loro  "tag" con il pennarello , nei muri di quello stanzino.  È come lasciare la tua impronta al mondo , pensavo ,come a dire IO ESISTO. Un sabato dopo scuola(uscivamo alle 11 )  Luisa propose di "sgubbare" cioè rubare bombolette spray, con 2 nostri compagni e graffitare,scrivere i nostri Tag ( che erano come dei nostri nomi d'arte) nel muro dietro la stazione. Brico , ipermercato di ferramenta, si trovava a lato della nostra scuola . Entrammo , c'eravamo messi d'accordo che Fabio e Alessio(nostri compagni anche loro fattoni), aprissero zaino dopo un nostro segno e avremmo messo dentro le bombolette . Quindi arrivammo al reparto Dove c'erano ste bombolette spray di tutti i colori, guardammo bene se ci fossero telecamere e nel momento opportuno, andai verso Alessio che faceva finta di guardare altri articoli , infilai le bombolette nel suo zaino aperto . A operazione finita , uscimmo e ci dirigemmo verso il dietro della stazione , dove iniziavano le ferrovie e Alessio e Luisa iniziarono a dipingere i loro Tag. " Io non ho un Tag " dissi " come mi posso taggare? "  "come vuoi tu gio , pensaci bene che il tuo Tag rimane per sempre " e iniziai a taggare ,cioè a scrivere, dipingere il mio nome ,il mio Tag.  Non lo scrivo qui quale avessi scelto , perché magari poi mi rendo riconoscibile perché nella mia città il mio Tag è  molto presente ovunque, ho taggato quasi tutti i quartieri della città .
Una domenica mattina,prendo il telefono e trovo un messaggio , è Riccardo . A quanto pare la mia amica Veronica  lo ha incontrato alla fermata e lui gli ha chiesto il mio numero. Non ci posso credere, Riccardo mi ha scritto! A me piaceva un sacco Riccardo ma non avrei mai creduto che lui chiedesse di me, chiedesse il mio numero. E Luisa?

15 Anni: Erba, Trip , Eroina. La Mia Adolescenza Nella Droga #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora