{3}

188 15 2
                                    

Una volta uscita dal palazzo di Jenny, vado in un fast food per mettere qualcosa sotto i denti e mentre aspetto la mia ordinazione decido di chiamare Zia Kate.
"Come sta la mia nipotina?" risponde pimpante.
"Un amore" dico sarcastica alzando agli occhi al cielo, anche se non può vedermi.
"Mh, dai racconta" sbuffa.
"A tua cognata è venuta la brillante idea di trasferirsi a Chicago e indovina un pò? La legge mi impedisce di rimanere qui e sono costretta ad andare con lei. Ah già e casa mia è in trattativa per essere venduta e la cosa che fa più ridere sai qual'è? Che mi ha detto tutto questo solo ieri sera e io non ho potuto dirle di no" dico in una risata isterica, devo anche aver urlato perché metà dei clienti seduti ai tavoli intorno al mio mi guardano come se fossi appena scappata da Briarcliff, e si, seguo American Horror Story, c'è da dire che non hanno tutti i torti.
La sento imprecare.
"Uno: quella sottospecie di tacchino fatto di silicone non è mia cognata. Due: la uccido. Tre: ho già detto di volerla uccidere?" dice su tutte le furie.
"Si, ben due volte zia" la avviso.
"Sei sicura che non si può fare proprio niente Eya?" chiede con una nota di speranza nella voce.
"No zia, ho parlato con Mark e non posso proprio rimanere" mi acciglio.
"Troveremo una soluzione" dice sicura di sé, ma non è facile come sembra.
"Non si può, sono sotto la sua tutela e finché non sarò maggiorenne sono incastrata con lei" dico.
"Beh, guarda il lato positivo, Chicago è più vicino a New York e potremmo vederci più spesso, anzi appena ti sarai trasferita ti verrò a trovare" mi consola.
"Giusto, a questo non ci avevo pensato, l'unica cosa positiva di questo trasferimento, mi hai tirato un po su di morale, come sempre" la ringrazio.
Ha ragione, non ci avevo pensato, vedere più spesso zia Mol mi aiuterà a sopportare Amanda e i suoi continui sbalzi d'umore.
"Magari con questo trasferimento ti farai nuovi amici, nuove esperienze..." dice.
"Si, il problema però non è questo, mi farà sicuramente bene conoscere nuove persone, lo sai, ho sempre amato viaggiare, ciò che mi preoccupa è che a Chicago sarò da sola con Amanda, lascerò tutto qui la scuola, Jenny, papà" spiego.
"Lo so tesoro, cerca di pensare positivo, ti sono successe tante cose, hai perso subito tua madre e adesso anche tuo padre, e come se non bastasse adesso sei sola con una pazza, ma hai sempre creduto in te stessa e riuscirai ad andare avanti anche questa volta, come hai sempre fatto" mi rassicura.
"Ci proverò".
Davvero, ci avrei provato, però in questo momento sembra tutto così difficile, tutto così sbagliato. Non riesco a capire come sia potuto accadere tutto così in fretta, nel giro di una settimana la mia vita è cambiata drasticamente, mi ritrovo qui, improvvisamente sola.
"So che è difficile, anche io ho perso mio fratello, solo che non voglio vederti soffrire, lui non vorrebbe, è mio dovere prendermi cura di te" dice con tono triste.
"Ti è arrivato il pacco? Il sito dice:"consegnato il 25/08/16 alle 10:37"" chiede dopo qualche secondo di pausa cambiando discorso di punto in bianco.
Un ragazzo, si avvicina e lascia la mia ordinazione sul tavolo: Un cheeseburger, delle crocchette di pollo, delle patatine fritte e una lattina di sprite.
"Ehm, no, non credo, stamattina ho fatto colazione e sono andata subito da Jenny" biascico prendendo il portafoglio dallo zaino e pagando il conto.
"Controlla appena arrivi a casa, ci sono dei bei ricordi lí"spiega.
"Porca miseria, Eya devo andare mi è appena arrivata una email, devo correre in ufficio e forse domani partirò per Bristol, devo vendere alcuni cosmetici, ciao piccolina" mi saluta e la sento salire le scale di corsa.
"Ciao zia Mol" rispondo sorridendo mentre la immagino correre per tutta la casa.
Infilo il telefono in borsa e inizio a mangiare. Inizio dalle patatine, non so perché ma ho sempre iniziato a mangiare dal contorno per poi finire con primi, sono strana lo so, papá diceva che lo faceva anche la mamma. Ha sempre detto che io le somiglio molto, non solo esteriormente ma anche per le mie abitudini e il mio modo di pensare. Avrei voluto conoscerla meglio, ho pochissimi ricordi con lei, ma sono i più belli. Mi sarebbe piaciuto tornare a casa da scuola e chiederle che cosa avesse cucinato, oppure come fosse andata la giornata al lavoro, confessarle che mi piaceva
qualcuno e chiederle consiglio, le cose semplici, un semplice rapporto tra mamma e figlia, che con Amanda non ho mai avuto. Lei non si è mai sforzata di comportarsi da madre, ha sempre e soltanto fatto il minimo indispensabile. Eppure mio padre le voleva bene, e gli credo, con lui era un'altra persona, era una cara donna che frequentava con lui e la mamma il corso di ballo e dopo sua morte le è stata vicina e lo ha aiutato a riprendersi, non riesco a capire perché con me invece si comporti in tutt'altro modo.
Finisco di mangiare dando un ultimo morso al cheeseburger e un sorso alla sprite, dopodiché prendo la via di casa.
Una volta arrivata lascio la bicicletta davanti i gradini, li salgo ed entro.
Controllo se c'è il pacco che ha mandato zia Mol ma non vedo niente.
"Amanda, è per caso arrivato qualche pacco?" urlo dal salone non vedendola qui intorno. Mi avvicino al tavolo vedo il biglietto aereo di dopodomani per Chicago, lo prendo e comincio a rigirarlo tra le dita.
"Si, è in camera tua, cerca di non farti arrivare altri pacchi che tutte quelle cianfrusaglie non servono in giro,  occupano solo spazio, a Chicago vivremo lo stesso in una casa indipendente, ma molto più piccola, quindi datti una regolata" dice uscendo dal corridoio con il solito tono di superiorità.
"Perché hai aperto il pacco? Era indirizzato a me e quelle sono le cose di papà, non cianfrusaglie" dico stringendo i denti e il biglietto tra le mani, parlando il più tranquillamente possibile.
"Niente è di tua proprietà finchè sta sotto il mio tetto e devi capire che tuo padre non esiste più, sono inutili quelle cose" dice parlandomi come se avessi seri problemi di apprendimento e questo mi fa alterare. Più vado avanti più mi convinco che questa donna non ha mai amato mio padre, non è più un dubbio, sta diventando una certezza.
"Non toccare ciò che è mio e soprattutto non parlare in questo modo" dico trattenendo l'incazzatura e correndo in camera prima che possa lanciarle una sedia contro.
Entro in camera sbatto la porta e mi appoggio ad essa chiudendo gli occhi e lasciando l'aria uscire dai polmoni, che sembro aver trattenuto per un'eternità.
Vedo la scatola già aperta sul letto con alcune cose buttate alla rinfusa sul letto.
Mi avvicino, lascio il biglietto stropicciato sul comodino, mi tolgo le scarpe le lancio in un punto indefinito della stanza e mi siedo sul letto con le gambe incrociate.
Prendo tra le mani una fotografia, che mostra il giorno del matrimonio dei miei, erano stretti l'uno all'altra.La mamma indossava un abito bianco semplice, decorato con alcuni lustrini sullo scollo a cuore, stretto sui fianchi e largo in basso, le stava a pennello, era bellissima, i capelli scuri come i miei leggermente odulati alle punte le scendevano sulle spalle con grazia e mettevano in evidenza i suoi occhi azzurri. Papà indossava un completo nero con una camicia bianca e una cravatta bordeaux,  gli occhiali da sole in testa che tenevano gli indomabili capelli ricci al loro posto, erano entrambi molto giovani e felici, la mia famiglia.Mi scende una lacrima, poso la foto e prendo un guantone da baseball autografato da non so chi, non  riesco a capire cosa ci sia scritto, doveva essere molto importante per papà, adorava il baseball, era il suo sport preferito, da ragazzo giocava nel team della scuola. Dentro la scatola ci sono anche un paio di libri, ricoperti di polvere, credo siano quelli che gli regalava la mamma, lei amava leggere, mentre papà lo odiava e così ad ogni occasione lei cercava di avvicinarlo al mondo dei libri, ma non credo ci sia mai riuscita, papà mi ha raccontato di tutte le volte che si presentava a casa di nonna con cataste di libri, per spingerlo a leggerne almeno uno. C'è anche una collana d'argento con il ciondolo di un lupo, al posto degli occhi ha due piccole pietre azzurre, decido di metterla al collo, non so da dove venga ma è bellissima. Rimetto tutto nella scatola e la lascio in un angolo della stanza.Dopodichè prendo la mia valigia dall'armadio e comincio a prendere dei vestiti e a buttarli alla rinfusa nella valigia. Non posso crederci tra due giorni la mia vita non sarà più qui.

The Recall (Il Richiamo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora