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"Hey, D, appena hai tempo richiamami ti devo parlare" lascio l'ennesimo messaggio in segreteria a Daisy, credo sia il settimo o l'ottavo, forse il decimo. Oggi a scuola non mi ha rivolto la parola, ho provato a iniziare un discorso ma non ne voleva sapere, semplicemente mi ignorava.
Le sue parole mi tormentano da tutto il giorno, continuo a domandarmi per quale motivo mi abbia detto "credevo non fossi come quelle bastarde" e soprattutto di chi stesse parlando.
Metto subito via il cellulare, cercando di sfuggire allo sguardo vigile di Chris che si aggira tra le scrivanie.
In questo posto mi sento costantemente agitata, come quando sei nel traffico e continuano a suonare i clacson, solo che qui suonano i telefoni, il loro fastidioso squillo mi rimane impresso nella mente e si ripete come su un giradischi, mi provoca un mal di testa poco piacevole.
"Tieni la tua paga" dice Chris dandomi 22 dollari, io li prendo guardo prima le banconote strette nella mia mano e poi lui "Sono due dollari l'ora, questi sono quelli di ieri e di oggi, il turno è finito" spiega disinteressato e se ne torna nel suo ufficio.
Quindi io sono stata undici ore a schiacciare tasti su un fottuto telefono per prendere 22 dollari? La bicicletta la comprerò tra 12 mesi. Adesso capisco perché quando dico che lavoro in un call center tutti mi guardano come se fossi pazza, comincio a credere di esserlo per davvero. Ritorno in me e mi ripeto che lo sto facendo perché ne ho bisogno.

Esco dall'edificio, prendo un taxi e chiedo al conducente di portarmi in centro, google dice che da quelle parti c'è un negozio di bici e moto, voglio controllare in media quanto devo spendere per una bicicletta mediocre. Durante il viaggio invio un messaggio a zia Kate, l'ho sentita ieri e mi ha detto che ha ricevuto un incarico importante qui a Chicago, spero solo che riesca a fare un salto dalle mie parti.
Compongo il numero.
"Hey jen!" la saluto, devo aver leggermente alzato la voce perché il tassista ha avuto un sussulto.
"Hey" dice con tono triste.
"Immagino il tuo broncio da qui, cosa c'è, una settimana che non ti sento e già non vivi più senza di me?" sdrammatizzo.
"Lasciamo perdere ho un influenza assurda e per lo più sono tre giorni di fila che dico a mio padre di passare in farmacia e puntualmente si dimentica, in questi giorni si sta dedicando particolarmente al caso di tuo padre" spiega.
"Cosa? Ci sono novità? Sai qualcosa?" chiedo a raffica. Il tassista mi guarda male attraverso lo specchietto.
"Io...No, niente" dice insicura.
"Parla" le ordino.
"Eya non è niente di sicuro ho soltanto sentito mio padre parlare, lui non mi ha detto niente, ho origliato, non voglio dirti cose false" confessa.
"Dimmi cosa sai, per favore" la supplico mentre scendo dal taxi e mi metto alla ricerca del negozio.
"Papà e i medici sospettano un possibile avvelenamento" dice tutto d'un fiato. COSA? Mio padre potrebbe essere stato vittima di un omicidio, chi potrebbe aver fatto una cosa del genere?
"Oh cazzo, forse lo ha avvelenato qualcuno al lavoro, prima che tornasse a casa o forse qualcuno per strada" comincio a dire.
"Eya non avanzare ipotesi, potrebbero essersi sbagliati, non è niente di sicuro, potrebbe anche aver mangiato semplicemente qualcosa di tossico" mi riprende. Ha ragione devo stare calma ed essere paziente.
"Va bene, ma ti prego se sai qualcosa dimmelo, per favore Jen" dico seria.
"Certo tesoro, io sono dalla tua parte ricordalo sempre" mi rassicura.
Sorrido. Non so come farei senza di lei.
Anche se non è niente di sicuro, le parole di Jen mi continuano a martellare nella testa, un avvelenamento, mio padre era un pezzo di pane, nessuno lo odiava, o almeno credo e poi come avrebbe potuto entrare in contatto con qualcosa di tossico?.

L'insegna luminosa del negozio attira la mia attenzione, entro e mi ritrovo davanti decine di bici ordinate in file da 4, poi dall'altro lato della sala file di moto, tutto all'apparenza sembra molto costoso, non so se riuscirò a permettermi qualcosa.

"Hey dolcezza" sento dire, per un attimo mi viene il dubbio che si stia riferendo a me, ma poi ricordo di essere in un negozio e che non sono l'unica cliente.
"Parlo con te" biascica la voce, subito dopo una sonora pacca raggiunge il mio sedere.
Rimango immobile per un attimo e poi più furiosa che mai mi giro e do uno schiaffo alla persona che adesso ho davanti o meglio le persone. Ma come si permettono?
Hanno tanto l'aspetto da ubriaconi, pancia accentuata a causa dell'alcool, che fuoriesce dalla maglietta bucata, cappellino da baseball al contrario in testa e barba poco curata. Tutto questo non mi piace per niente. 4 uomini mi circondano, c'è un odore nauseante di vodka e il loro alito cattivo forma una nuvola che ricopre la mia testa, credo di stare per svenire. Uno si avvicina, lo stesso a cui deve essere arrivato in pieno volto il mio schiaffo.
"Sei una cattiva bambina, ti insegno io le buone maniere" mugugna afferrandomi un polso e attirandomi a se. Queste parole mi irritano particolarmente e con forza mi divincolo e riesco a liberarmi, abbasso la testa e facendo finta di nulla tento di farmi spazio tra gli altri, ma mi bloccano.
"Dove vai cosi presto"
"Resta con noi" dicono sputacchiando qua e là.
Comincio a innervosirmi.
"Fatemi passare"ordino.
"Senno?" dicono in coro ridacchiando.
Non voglio far uscire l'Aleya volgare e poco educata, ma mi stanno stuzzicando.
"Altrimenti vi faccio prendere a testate a vicenda" cerco di essere delicata.
Mi ridono in faccia.
Io tento di passare di nuovo, ma uno mi blocca tra le sue braccia e mi impedisce di muovermi, un brivido di paura mi percorre la schiena, odio sentirmi impotente.
Mi tiene da dietro, da cosi vicino l'odore di alcool e sudore è amplificato. Faccio una smorfia di disgusto. Devo liberarmi.
Ricordo di aver fatto un corso di autodifesa, il maestro diceva sempre che se ti bloccavano la vita da dietro bisognava alzare in alto le braccia e scivolare giù con il corpo. Ebbene, con me non funziona.
Loro ridono e sghignazzano e incominciano a trascinarmi fuori dal negozio.
È no, questo no.
Appena il tizio che mi tiene si ferma, studio la sua posizione e  una mia testata lo prende in pieno, la mia nuca colpisce violentemente il suo naso, le risate diventano urla, appena molla la presa io corro fuori dal negozio.
Non sto guardando dove metto i piedi e appena varco la soglia vado a sbattere addosso a qualcuno, quest'ultimo però mi tiene per le spalle. No, di nuovo un ubriaco no.
Alzo lo sguardo annoiata, noto dei jeans neri e un giubbotto di pelle poi lo guardo in faccia. Jaden.
Tiro un sospiro di sollievo.
Lui sorride, stranamente.
"Devo ammettere che sei stata tosta con quei tizi" afferma.
Lo guardo sbalordita.
"Hai visto la scena e non sei intervenuto, chissà cosa avrebbero potuto farmi, erano ubriachi marci" gli urlo contro. Lui mi guarda dall'alto verso il basso.
"Stavo per farlo ma poi ho sentito la tua minaccia e mi sono fermato, sai ho avuto paura anche io" mi prende in giro. Io cambio direzione, faccio dietrofront e inizio a camminare, senza calcolarlo.
Lo sento avvicinarsi, mi afferra un polso.
"Saresti potuto intervenire, ho avuto paura!" dico alzando la voce.
Non risponde, il suo sguardo è serio, sembra quasi dispiaciuto per quello che mi ha detto, ma non lo è di sicuro.
"Scusami ok? Non sono intervenuto perché ho visto che avevi le palle e il coraggio di cavartela da sola, è stato un modo come un altro per testare il tuo controllo" spiega, cercando di giustificare la sua indifferenza, le sue sfere blu mi fissano.
"Perché mi hai seguito? Come hai visto so cavarmela da sola" dico alzando gli occhi al cielo acida, riprendo a camminare sul marciapiede, seguita da lui.
"Hey, il mondo non gira mica intorno a te" dice ridendo. Io mi volto e continuo a camminare.
Mi prende per il polso di nuovo e mi fa girare verso di lui.
"Scusa, non conosco spesso nuove persone e con te sono stato poco simpatico" dice serio stavolta. Lo ammetto anche io non ho dato il meglio di me. Annuisco.

"Veramente, non ti ho seguita, ho comprato una moto, dovevo effettuare il pagamento, tu come mai eri in quel negozio?" chiede grattandosi il mento.
"Una bici" dico stringendomi nelle spalle.
"Aleya non frequentare questo quartiere, è pieno di ubriaconi , inoltre qui c'è la casa branco di Karen" mi suggerisce.
"Karen è?" chiedo alzando un sopracciglio, non ricordando il suo ruolo in tutto questo, cioè come potrei, non so nemmeno il mio.
"L'alfa dell'altro branco" risponde serio, muovendo la testa di lato.
"Ah grazie per avermi avvertita" lo ringrazio ironica.
"Non ringraziare, è mio dovere proteggerti" dice serio. Queste parole mi fanno sorridere, anche se sono ancora in parte arrabbiata con lui.
"Perché ridi?" chiede sorpreso.
"Non so, è strano ma allo stesso tempo bello che una persona pensa a proteggerti, ancor prima di conoscerti" rispondo gesticolando.
"Sei buffa" sorride.
"Perché mai sarei buffa?" faccio una smorfia.
"Perché è buffo sentir dire questo, quando sono ormai troppi anni che  sento parlare solo di branco e protezione, nelle mie giornate non c'è più niente di umano e queste parole beh... sono molto da umano" gesticola facendo strane smorfie, io scoppio a ridere.
"Che c'è adesso?" alza gli occhi al cielo.
"La tua faccia"
"Che cos'ha la mia faccia?" chiede indicandola.
"Niente" scuoto la testa tornando a ridere.
"Io devo andare si sta facendo tardi" dico.
"Ti accompagno, andiamo" dice.
"No tranquillo so arrivarci a casa sana e salva" lo informo.
"E come credi di arrivarci?" chiede.
"Con l'autobus magari" dico ovviamente.
"Oggi c'è lo sciopero" dice con tono canzonatorio.
"Beh prenderò un taxi" dico convinta. Non voglio passare altro tempo con lui, so che finiremo per litigare e interrompere la tregua.
Chiamo un taxi, mentre Jaden è ancora li, appoggiato ad un palo a fumare una sigaretta, non ho ben capito il motivo per il quale sta aspettando che me ne vada, ma non faccio domande, è un tipo strano, lui.
Passano 20 minuti e tutti i tassisti di cui cerco di attirare l'attenzione mi ignorano spudoratamente. Comincia a farsi notte, le luci si accendono e la città sembra prendere vita.
"Hai vinto tu, andiamo, dov'è la macchina?" chiedo scocciata.
Alza lo sguardo, stava fissando un punto indefinito del marciapiede.
"Quale macchina?" chiede.
"Con cosa torniamo a casa, non vorrai mica trasformarti qui adesso?" Chiedo ridacchiando nervosamente, sperando di non ricevere un "si" come risposta.
"No, tranquilla" dice e io tiro un sospiro di sollievo.
"Andiamo con lei" indica una moto sull'altro ciglio della strada.
Sgrano gli occhi.
"Nonononono io non ci salgo su quella cosa" faccio una smorfia di disgusto.
"Ritieniti fortunata sei la prima ragazza a salire sulla nuova moto di Jaden O'Wyseef, sai quante vorrebbero essere al tuo posto?" dice retorico.
"Ma sta zitto play boy" rispondo con una smorfia di disgusto ma allo stesso tempo divertita.
"Io comunque lì non ci salgo" dico incrociando le braccia e piantandomi sul marciapiede.
"Andiamo" mi ignora.
Lo seguo controvoglia alzando gli occhi al cielo.
"Tieni il casco".
Faccio come mi dice e lo posiziono sulla mia testa.
Lui sale sulla moto, si volta verso di me.
"Sali" mi ordina.
Eseguo i suoi ordini, pur odiando il suo tono autoritario. Mi posiziono dietro di lui.
Una volta salita sulla moto però, tento di mettermi comoda e il mio bracciale struscia contro il telaio, provocando un rumore acuto e graffiante.
Lui si gira lentamente e i suoi occhi blu, anche se poco visibili a causa del buio imminente, mi trafiggono, la sua occhiataccia mi attraversa l'anima.
"Non lo fare mai più" scandisce bene ogni parola.
"Oh, tranquillo non metterò mai più piede su questa moto" sdrammatizzo, dicendo però la verità.
Dopo un ultima e gelida occhiataccia, accende il motore e parte.
Presa alla sprovvista sto per cadere all'indietro a causa del violento impatto con il vento.
Jaden si accorge della situazione alle sue spalle, mi afferra una mano con la sua gelida, provocandomi un brivido di freddo e se la porta sul petto. Porto avanti anche l'altra e mi tengo stretta ai suoi addominali al tatto ben scolpiti, pur di non cadere, la situazione è abbastanza imbarazzante, ma mi sento al sicuro, nonostante abbia la costante paura di cadere.

The Recall (Il Richiamo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora