twentieth

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Melanie e Peter tirarono fuori dal garage Steve con fatica. Si era trasformato in un bambino e non voleva lasciare i ricordi,si era aggrappato a loro con disperazione e ci voleva rimanere. Alla fine si era lasciato tirare e aveva mollato quella roba. Aveva bisogno di dormire e i ragazzi lo mandarono subito a letto. Nei momenti di sconforto loro si prendevano cura di Steve,ma sapevano che non sarebbe durata molto. Il loro piano era quello di farli incontrare il giorno dopo,ma non avevano idea di come fare. Avrebbero dovuto solo cercare James per tutta la città e trascinarlo dal biondo. Impossibile. Assolutamente impossibile. In un giorno non potevano fare nulla,l'unica possibilità era quella di fare ricerche su di lui,ma ci avrebbero messo tempo. Ci voleva un'idea veloce e loro non l'avevano. Maledetto tempo.
-Senti Mel,l'unica cosa rimasta è trovare il telefono di papà,vedere se ha ancora il suo numero e tentare la fortuna- sospirò Peter.
-Che facciamo se non risponde? Diamine Peter questa famiglia deve riunirsi a tutti i costi- iniziò a cercare il telefono di Steve ovunque.
-Melanie,calma,ci riusciremo- il ragazzo si avvicinò a lei e le porse il telefono del biondo in mano -Basta restare calmi,non è un grande problema- sorrise.
-Scusa,è che io Bucky l'ho vissuto e mi manca- disse lei ricambiando il sorriso.
-Allora mandiamo questo messaggio e vediamo che succede-. Strinse il telefono tra le mani e iniziò a scorrere nella rubrica,trovò un nome,con su scritto "Buck" e decisero di scrivere finalmente il messaggio.

'Ho bisogno di spiegazioni Bucky. Sai bene dove viviamo. Ci vediamo alle 20'

L'ansia assalì i due e adesso non rimaneva altro che aspettare. Nell'attesa si divertirono un sacco. I due erano sempre stati uniti e si volevano bene sin dall'inizio. Il tempo era passato tra lotte,sfide alla console,foto cretine e le solite battute che si fanno tra fratello e sorella. Steve tornò a casa alle 19.00 e li trovò sul divano a chiacchierare,stesi uno sull'altro in modo strano.
-Buonasera ragazzi- si tolse la giacca e la poggiò sulla sedia.
-Ciao papà- sorrisero.
-Vado a lavarmi ragazzi,poi preparo la cena- passò davanti a loro e andò in bagno. Quell'ultima ora prima della verità stava mettendo pressione sui ragazzi. Iniziavano a chiedersi se mai sarebbe arrivato Bucky e se si,cosa sarebbe successo?
Alle 20 e qualcosa già non ci speravano più. Non sarebbe arrivato nessuno,avevano fatto un buco nell'acqua. Però,quando decisero di andare a buttarsi sul letto a vedere un film,bussò qualcuno alla porta.
-Apro io!- urlò Melanie. Aprì la porta sussurrando "fa che sia lui" a ripetizione. Ed eccolo lì,in piedi con lo sguardo dritto su di lei.
-Ciao...Steve mi ha chiesto di vederci...Posso?- chiese.
-Certo,lo chiamo subito,tu entra pure- lo fece entrare e chiuse la porta. Andò ad avvisare Steve,senza dire chi fosse e lui andò convinto in cucina. Quando trovò Bucky in piedi non ci credeva.
-Che ci fai qui?- chiese duro.
-Ho ricevuto il messaggio,me lo hai chiesto tu- disse.
-Io? Oggi il telefono l'ho lasciato qui per tutto il giorno,non ti ho mandato proprio niente- fece.
-In ogni caso,abbiamo bisogno di parlare,io ne ho bisogno Steve- iniziò.
-Oh ma per favore,che vorresti dire? Che dopo sedici anni di ricerche,trovano una cura,hai la possibilità di ritornare da me e tu invece scappi? Hai aggiunto tre mesi alla mia pena. Non ti è bastato farti congelare e lasciarmi due bambini da crescere?- gli andò incontro.
-Steve tu sei andato avanti con la vita e io non sapevo se potevo tornare qui,non sapevo che fare-.
-Tornare,ecco che dovevi fare-.
-Ora sono qui però...- si avvicinò a lui.
-Sei...Un'idiota,ecco che sei. In sedici anni ho sempre sentito il bisogno di aspettarti,non perchè era un dovere ma perchè ti amo. Bucky io non farò
gli stessi errori che hai fatto tu. Non permetterò a me stesso di dare al mio cuore altro dolore facendo un'altra scelta sbagliata. Non mi spezzerò
come hai fatto tu, ti sei fatto fin troppo male. In questi anni ho imparato che la strada più dura non necessariamente deve essere percorsa troppo lontano. Sai cosa?A causa tua non ho più l'emozione di rischiare,ho imparato a giocare nella parte sicura per non farmi male.A causa tua
trovo difficile credere non solo in me stesso ma anche in chi ho attorno. A causa tua io sono spaventato. Spaventato dal futuro,spaventato dalla solitudine,spaventato dalle persone che iniziano ad avvicinarsi. Ho perso la mia strada,Bucky. Dopo poco tempo tu me lo hai fatto notare.
Non posso piangere,è da un pò che non ci riesco più a dire il vero e so che c'è debolezza nei tuoi occhi adesso,ti conosco bene. Sono stato forzato a fingere un sorriso, una risata,ogni giorno della mia vita mentre ero distrutto e non facevo altro che guardare inerme il soffitto. Niente emozioni. Il mio cuore non si potrà rompere finché non sarà abbastanza pieno e sinceramente non voglio che si riempia di nuovo. Ti ho guardato morire,ti ho sentito piangere ogni notte mentre dormivi ed eravamo così giovani.Avresti dovuto sapere meglio quale peso mi stavi addossando quando hai preso la tua decisione e sopratutto quale conseguenza avrebbe portato su di te. Non hai mai pensato a nessun altro se non a te stesso. Hai sempre visto soltanto il tuo dolore ed io ora piangerò a notte fonda perchè intanto,anche solo vedendoti il cuore mi si è riempito e il tuo viso è così stanco che mi rimanda ancora al dolore di quel giorno scuro.
Non so come potrei far entrare qualcun’altro nella mia vita,fino ad ora non ci sono riuscito. Perchè so che ti amo da morire,ancora. A causa tua un pò mi vergogno della mia vita perché è diventata vuota e lo sarebbe stata di più se non avessi avuto Melanie e Peter. Sono spaventato Bucky,perchè non so cosa accadrà da oggi in poi,sapendo che tu sei qui e sapendo che forse,un giorno potrei tornare da te- parlò ad un fiato.
Tutti rimasero in silenzio. Nessuno parlò. Toccava a Bucky adesso parlare e chissà cosa avrebbe detto.

'Till the end of the lineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora