CAPITOLO 1 ※ L'inizio della fine ※

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Sono passati quindici anni ormai da quel giorno e mia sorella Amanda non fu mai accusata della morte di nostra madre, ma di conseguenza mio padre si ammaló accausa della perdita. Amanda divenne una bellissima ragazzina raggiante, con pelle rosea, capelli color oro ed occhi color nocciola proprio come quelli di nostro padre. Lei rispecchiava perfettamente l'aspetto agraziato e posato di nostra madre. Al contrario io presi più da mio padre; Alto, capelli neri, pelle leggermente abbronzata, una struttura muscolare bel allenata ed occhi azzurri come il cielo proprio come quelli di mia madre. Diventammo grandi vivendo solo con la guida del re, passando molto tempo in sua compagnia, ma per qualche assurdo motivo però lui ogni giorno dopo la scomparsa di mia madre, si recava da solo sulla costa rivolgendo lo sguardo all'isola maledetta. Sapevo che era un grande avventuriero ma non disse mai il motivo di quell'abitudine. Un giorno mentre cavalcavo sulle coste tirai le briglie del cavallo per fermarlo e rivolgere il mio sguardo verso quell'isola lontana e tanto misteriosa. Ripresi la cavalcata verso il castello e non appena arrivai mia sorella mi corse contro con gli occhi rossi e ricoperti da lacrime. La strinsi tra le mie braccia per calmarla da quel pianto straziante e con calma gli chiesi cosa stesse succedendo. Lei tremante alzò il viso e mi disse tra i vari singhiozzi:
«F-fratellone...n-nostro padre.... il re sta mo-morendo!»
Appena udii quella notizia corsi verso la stanza da letto di mio padre, aprii violentemente la pesante porta senza alcuna fatica e lo vidi disteso immobile sul suo immenso letto. Mi avvicinai e mi inginocchiai a terra vicino al bordo del letto afferrandogli la mano e tenendola stretta tra le mie.
«Padre...» Mormorai lieve.
«Figliolo...» disse aprendo gli occhi e guardandomi in viso.
«Sono qui padre...»
«Ascoltami figliolo... io ho commesso tanti peccati nella mia vita... fin da quando ero un giovane re commisi tanti errori, ma tua madre mi ha salvato, mi ha amato. Ma quando lei morì feci una cosa orribile in preda alla rabbia.»
Rimasi senza parole guandando il suo viso, il viso di un re ormai vecchio con la barba e i segni degli anni vissuti, ma quello che mi fece più stupore furono le sue lacrime. Le mie parole si spezzano in gola vedendolo in quello stato, ma rimasi lì accanto al suo letto ad ascoltare le sue parole.
«Figliolo, mio amato figlio... perdona questo vecchio, che ormai sono, per aver commesso ciò che sto per raccontarti.»
Mi afferrò le mani e le strinse forte guardandomi dritto negli occhi.
«Quando tua sorella nacque e tua madre si ammaló un'anziana signora portò con sé una bambina da straordinarie abilità. La donna disse che quella bambina poteva salvare tua madre, dal dolore accettai che lei si avvicinasse. Ordinai a chiunque di non entrare in quella stanza, l'anziana signora però aveva un secondo fine. Voleva il trono, il potere... io stupidamente mi misi a ridere ma ella mi colpì con un malificio.»
«Malificio?» Chiesi;
«Si una maledizione. Mi disse che quando sarei morto, il regno sarebbe stato divorato dalle tenebre. Il mondo dei morti sarebbe comparso sulla terra e si sarebbe cibato delle anime degli umani.»
«Cosa state dicendo padre... state farneticando...»
Lui si avvicinò ancora di più a me.
«No ragazzo mio! È tutto vero... in questo mondo ci sono molti segreti che a noi poveri umani non è concesso di sapere. Ma quando sentii quelle parole feci rinchiudere l'anziana in una cella... dopo qualche ora lei scomparve. Nella cella non rimasero altro che le sue vesti. Quando la bambina uscì dalla stanza e il medico mi riferì che tua madre era morta pensai stupidamente che lei insieme alla donna avesse ucciso il mio più grande amore. Così il giorno stesso esiliai quella piccola creatura sull'isola maledetta...»
«Cosa?!»
«Lei cercò di ribellarsi urlando, ma non mi fermai ed io stesso l'accompagnai verso la sua morte. Ogni notte, ogni giorno non faccio altro che ricordare il suo volto in lacrime...»
«Padre...»
«Era solo una piccola creatura ed io l'accusai della morte di tua madre... ora figliolo io sto morendo e la maledizione colpirà il nostro... no... il tuo regno.»
«Cosa vuoi che faccia? Dimmelo padre!»
«Anche se mi duole il cuore figlio mio... va all'isola maledetta cerca quella persona. Solo lei può salvare il regno... Torna a casa con lei sano e salvo. Io e tua madre veglieremo su di te, su tua sorella e su quella ragazza sperando che sia ancora viva. Perdonami di averti fatto carico di tutto ciò... fi...gli...o...»
«Padre! Padre!!!!» Urlai! Ma la sua mano era ormai solo un peso.
Quel giorno il re Oscar morì. Dopo aver lasciato la stanza di mio padre mi rinchiusi nel mio studio calcolando cosa potesse essere vero e quello che non poteva esserlo.
- Una maledizione... che cosa ridicola!- pensai;
Infuriato e confuso iniziai a pensare se quella bambina fosse ancora viva... se tutta quella storia fosse vera... cosa avrei dovuto fare?! Non potevo di certo cercarla sull'isola maledetta! Nessuno era mai tornato da quel luogo. Mi alzai furioso dalla sedia versandomi del liquore in un bicchiere di cristallo. Mi sedetti sulla poltrona portando il bordo del bicchiere alle labbra e bevvi tutto in una volta sola il liquido ambrato che donava calore al mio corpo. Dopo un bel po' di bicchieri finalmente riuscii ad addormentarmi, senza alcun pensiero, con la mente leggera chiusi felice gli occhi. Quella notte sognai mia madre mentre mi stringeva tra le sue braccia seduta sul prato all'ombra di un albero cantandomi la canzone che mi piacenva così tanto proprio come faceva quando era ancora in vita. Ero felice in quel luogo ma un forte suono mi fece tornare alla realtà. Mi svegliai di scatto mettendomi in piedi, barcollai lievemente e la porta si aprì all'istante. Nella stanza entrò Amanda di corsa seguita da due guardie.
«Fratellone!»
«Cosa diavolo succede?!» Urlai forte.
Lei mi prese da una mano e mi portò vicino ad una finestra aprendo di scatto la tenda, socchiusi gli occhi per non esser acceccato dalla luce del sole, ma non avvenne niente di tutto ciò. Il sole era ricoperto da una nube nera da cui ne uscirono violenti fasci di luce che colpirono il terreno facendolo tremare.
«Cosa succede fratellone!»
Mi girai verso Amanda che mi guardava terrorizzata. Gli misi le mani sulle spalle e la guardai negli occhi.
«Non preoccuparti Amanda va tutto bene, risolveró tutto! Tu rimani qui non uscire dal castello per nessuna ragione al mondo, le guardie ti proteggeranno.»
«Fratellone! Dimmi cosa succede!»
«Rimani qui Amanda, non chiedermi altro e fidati di me.»
L'abbracciai ed uscii dalla stanza veloce. Dovevo muovermi al più presto, quelli non erano semplici lampi o nube di un temporale, quello era il segnale dell'inizio della fine! Non poteva esser altrimenti, dovevo trovare quella ragazza sull'isola maledetta e sperare che fosse ancora viva!
Preparai una borsa di cibo che la misi a tracollo e mi incamminai veloce verso il porto. Cavalcai come mai avessi fatto prima. Arrivato al porto iniziai a chiedere in giro una barca che mi portasse sull'isola, ma nessuno mi prese in considerazione con la paura e lo shock provocato da quelle nubi. Alla fine trovai un uomo che decise di vendermi la sua vecchia barca, accettai all'istante e iniziai a remare verso l'isola maledetta. Quando arrivai notai subito la vasta vegetazione che copriva l'intera superfice, notai anche che la sabbia lì era completamente diversa sembrava quasi grigia e la sua consistenza era molto più fine. Fermai la banca sulla spiaggia ed estraendo la spada iniziai ad entrare nella vegetazione. Dopo un po' notai che la vegetazione diventasse sempre più povera e morente, gli alberi iniziavano a diventare sempre più secchi e senza foglie, l'erba verde scomparve dando posto ad un erba grigiastra o persino inesistente. Mi chinai toccando la terra... era arida. Sentii un rumore e mi girai di scatto ma non comparve nulla. Camminai ancora su quella terra arida crepata dalla siccitá e la mia attenzione fu attirata da alcune lastre di pietre messe in fila, le aggirai per analizzarle da più vicono e mi paralizzai. Sulle pietre erano state incise delle parole che lessi ad alta voce:
«Ciò che è eterno, eterno sarà.»
Ad un tratto sentii un'altro rumore e mi girai alzando la mia lama. Un corvo... Ero uno stupido dovevo calmarmi e così feci... rifoderai la spada. Dopottutto era solo un'isola... Mi incamminai ancora fino ad arrivare ad un enorme albero di quelli secolari con radici gigantesche che si incurvano uscendo dal terreno. Sentii un'altro rumore ma questa volta non mi girai.
«Sarà un'altro di quei corvacci...» dissi sospirando, ma mi sbagliai e di grosso! Sentii un enorme presenza alle mie spalle, un alito fetido e caldo mi accarezzó la schiena, mi girai velocemente e rimasi paralizzato nel vedere un emorme cane con due teste. I suoi enormi artigli erano conficcati nel terreno, con aguzzi denti di fuori ricoperti di saliva che colava. Mossi la mano per afferrare la spada ma fui lento! Il cane cercò di addentarmi e saltai di lato cadendo in una discesa. Rotolai a terra per tutta la discesa fino ad arrivare al suolo dritto, mi rialzai veloce e cercai la mia spada. Imprecai quando la vidi incastrata tra le radici di un albero della discesa. L'enorme bestiaccia non tardó a fare il suo ingresso con un salto, iniziai a correre senza una meta. In quel momento capii il motivo per cui nessuno ritornò! Mangiato o disperso per la fuga da quel coso di certo non appartenente al mondo umano! Per mia sfortuna arrivai ad un vicolo cieco, afferrai un bastone e lo alzai controla bestia cercando di usarlo come arma. La bestiaccia cercò nuovamente di mordermi con entrambe le teste ma le evitai colpendone una con il bastone. Il "cagnolino" non apprezzó minimanete così con una zampa mi colpì. Finii per colpire violentemente con la schiena una roccia e caddi a terra con il respiro corto. Mi misi seduto poggiandomi alla roccia e sentii una fitta provenire dal braccio destro, lo guardai e non fui per nulla felice di vedere un enorme sfregio sanguinante. Guardai quella bestiaccia, sembrava quasi contento... aprì le zanne con entrambe le teste pronto a farmi a brandelli quando un corvo di fumo lo colpì negli occhi facendolo indietreggiare. Poi sentii un fischio ed alzai la testa rimanendo basito. Sulla roccia dove ero appoggiato, poco distante dalla mia testa, sedeva una ragazza con addosso pochi abiti che la fasciavano nei punti giusti per celare la sua nudità ed un cappuccio di color rosso. La bestiaccia si fece avanti con qualche passo ma dal terreno apparrirono due enormi mani di fumo verdastro che  afferrarono il collo ad entrambe le teste iniziando a stringere la presa in modo tale da bloccarlo sul posto ed impedirgli di scappare. La ragazza con un salto scese dalla roccia atterrando senza alcuna fatica d'avanti a me, si incamminó verso la creatura ed alzando una mano ricoperta di fiamme verdi toccò uno dei musi della bestiaccia che si tramutò in pietra per poi frantumarsi e diventare polvere. Tutto tornò alla normalità, la ragazza stava ferma senza girarsi minimamente. Poi iniziò a camminare, io mi alzai veloce seguendola.
«Aspetta! Aspetta! Ti prego!»
Ma lei non si fermava tanto meno mi parlava.
«Io so chi sei! Fermati ti prego! Ho bisogno che tu venga con me!»
Lei camminava superando gli ostacoli con tanta grazia e senza problemi, mentre io facevo fatica persino a starci in piedi. Il suo corpo, i suoi lineamenti erano perfetti, la sua pelle chiara si abbinava perfettamente ai colori del luogo risaltando. Arrivammo su un'altura di una rupe, alta più o meno dieci metri che donava la vista ad una cascata le cui acque finivano in un lago sottostante. Ad un tratto mentre gli urlai di aspettare mi mancarono le forze ed inizió a girarmi la testa inciampando nei mie stessi piedi. Lei mi afferrò ed il cappuccio scese dal suo capo scoprendogli il volto. Era perfetto, le sue morbide labbra carnose, le guance tonde ben lineate, il colore verde degli occhi così brillanti che davano vita al volto circondato da capelli neri come il carbone tanto scuri da brillare anche con una fievole luce. Lei mi guardò con un espressione fredda poi finalmente parlò.
«Vattene via... questo non è un luogo per te.»
«Non intendo farlo, sono venuto qui per cercarti.»
«Cercarmi?»
«Il mio regno è stato colpito da una maledizione, solo tu puoi fermarlo.»
Lei mi lasciò ed indietreggió curvandosi per ridere.
«Ahahahah! Regno! Lo stesso regno che mi ha gettata in questo inferno!»
«Il re Oscar è morto... lui era pentito per ciò che ti ha fatto.»
«Morto? Ma che bella notizia! Pentito?! Mi ha gettata all'inferno senza neanche ascoltarmi! Ora che è morto quasi quasi mi verrebbe voglia di farlo tornare e lasciarlo vivere in questo maledetto posto!»
«Ti prego aiutami, il regno verá presto invaso dalle tenebre... molti moriranno!»
Sentendo quelle parole si fece seria e mi guardò.
«Che muoiano allora.... proprio come loro hanno ucciso me.»
Si girò ma l'afferrai da un polso prima che potesse andarsene via lontana da me. Lei però perse l'equilibrio scivolando sul muschio, l'afferrai portandola al mio petto ed usai le mie forti braccia per proteggergli il capo dai massi della rupe. Rotolammo fino a cadera dall'altura e finire nell'acqua. La tenni stretta a me, ma appena sentii l'impatto con l'acqua la mia bocca si aprì per urlare il dolore ricevuto. Ingoiai molta acqua perdendo le forze, iniziai ad andare sempre più in profondità. Cercai di lottare per rimanere sveglio, non potevo lasciare Amanda da sola, non potevo lasciare il regno da solo. Ma dopottutto chi mi credevo di essere? Non potevo far altro che stare a guardare la fine. Mio padre si era sbagliato; Riuscivo a stento a salvare me stesso, come sarei riuscito a salvare tutti gli altri?! Dovevo solo lasciarmi morire e quel peso non sarebbe stato più su di me. Non ero altro che un uomo vile e crudele.
Un uomo patetico...

Angolo autrice:
Eh eh eh XD ebbene sì vi lascio con il fiato sospeso. Non vi preoccupate pubblicherò presto il prossimo capitolo, ciaooo ;)

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