CAPITOLO 24 ※ L'identità ※

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Poco dopo Lucian seguito dai soldati arrivarono per aiutarci, Cristal si addormentò stremata per la fatica così la trasportai prendendola in briccio, di sicuro non avrei permesso a quel vanitoso di portarla. Arrivati al castello chiesi di chiamare immediatamente Ania al mio cospetto, gli raccontai quello che era accaduto e per poco non mi uccise per aver saputo che Cristal era in pericolo. Gli raccontai anche quello che mi era accaduto, spiegando che il sangue dell’angelo marchiato si era attivato aiutandomi molto ed aiutando anche Cristal. Gli chiesi cosa fosse il sangue dell’angelo marchiato ma non mi diede una risposta, al contrario cercò in tutti i modi di cambiare discorso, quando alzai la voce inconsapevolmente la vidi sussultare ed abbassare gli occhi.
«Scusami se ho urlato ma comprendimi non riesco più a sopportare di non poter fare nulla o persino non conoscere quello che io sia.»
«Conoscere quella parte di te… è difficile che un umano possa comprendere, ma non capisco perché ci tieni tanto.»
«Voglio poter aiutare Cristal. Mi sembra e quasi come se lei ed io stessimo correndo ma per qualche ragione lei è sempre avanti a me che si prende beffa della mia lentezza. Conosco la forza è scaturita dalla rabbia e dall’odio. L’ho provata una volta e per poco non si impossessava della mia ragione per questo devi aiutarmi a controllare il mio potere.»
«Io non posso aiutarti, il mio potere è minimo rispetto al tuo. La rabbia è come la follia, se non stai attento essa ti divora, ti distrugge, ti disintegra e ti cancella. Io non posso insegnarti a controllarla, io stessa che ero stata colpita dalla follia. Ma so chi può aiutarti.»
«Chi? Dove si trova, portami da questa persona ti prego Ania.»
«Il guardiano Silente può aiutarti, ma lui è un vecchio brontolone vive in un luogo distaccato da tutti e tre i mondi. Solo Cristal può portarti in questo luogo.»
«Ho capito, vado subito a parlargli.»
«No aspetta. Lascia a me questo compito, c’è una procedura da seguire prima. Indossa abiti comodi ma eleganti ed aspettala sotto tra due ore.»
Ania andò via ed io feci come mi era stato detto, dopo due ore mi recai all’ingresso ed Amanda venendo a sapere di questo mio piccolo viaggio mi venne a salutare portandomi una sacca contenente degli abiti puliti per me e per Cristal. Dopo qualche minuto e dopo aver abbracciato Amanda per salutarla Cristal scese le scale indossando strani abiti che comprendevano degli stivali neri lunghi fino a sopra le ginocchia, un pantalone molto stretto nero con dei buchi a forma di goccia sulle gambe che mostravano la pelle, alla vita era legato un tessuto lungo che le cadeva lungo il fondoschiena fino a sotto le ginocchia, un corpetto rosso che metteva in mostra la parte superiore del seno scoperto da dove partivano due fascette di pelle nera che erano collegate alle maniche rosse ampie e cadenti fermate con dei guanti neri mentre al collo portava un'ampia sciarpa di piume di corvo nero. Rimasi stupito nel vederla indossare quegli abiti che sembrano provenire da un'altro mondo. Lei si avvicinò ed abbracciò Amanda che meravigliata dalla sua bellezza le brillarono gli occhi come una sorellina piccola ammira la sorella maggiore.
«Sei stupenda Cristal!» Esclamò emozionata Amanda.
«Grazie, anche se io credo che gli abiti di cerimonia siano troppo sfarzosi.» Ridette.
«Cerimonia?!» Urlammo stupiti io ed Amanda in coro.
«Si, non volevi che andassimo dal guardiano Silente?»
«Si, ma cioè… bisogna… come dire arrivare a tanto per incontrarlo? Non, non credo di esser pronto… bhe per… sposarmi cioè sposarsi cioè sposarci…»
Lei scoppiò a ridere tanto che le uscirono le lacrime.
«Non è quella cerimonia, il luogo dove lui si trova è un luogo sacro ed io che rappresento un ruolo importante devo indossare un particolare tipo di abiti per la cerimonia del passaggio dei mondi.»
Aprii la bocca stupito, ma cosa mi era venuto in mente?! Per fortuna la comparsa di Ania tolse l’attenzione su di me, salvandomi da quella situazione imbarazzante. Uscimmo fuori nel giardino dove Ania aveva preparato un particolare simbolo sul terreno tracciato con un bastone sulla sabbia. Cristal mi prese la mano e mi portò all' interno di esso, Ania passò il coltello a lei che lo usó per tagliarsi il palmo affinché potessero cadere delle gocce di sangue sul terreno. Il simbolo si illuminó e dopo poco uscì dal terreno una gigantesca botola fatta di massicciò oro. Cristal si chinò su di essa e posando la mano ferita pronunciò una strana frase.
«Selen nanabit we feron kawei, esilay fen we burn mi namawei.»
Il sangue circolò all’interno dei solchi della botola tracciando un simbolo una volta che il sangue tracció tutto, la botola si aprì. Cristal mi tirò dalla mano ed entrambi varcammo l'entrata con un salto facendoci cadere al suo interno e chiudendosi pesantemente dietro di noi. Intono a noi comparvero infinite sfere d'oro che volteggiando nell’aria creavano dei cerchi di luce. Cademmo fino a quando ai nostri piedi si aprì un’altra botola che ci fece atterrare con il sedere su una montagnola di sabbia.
«Stai bene Gabry?»
Mi alzai mettendomi in piedi e feci fatica, sentivo il mio corpo pesante come se l’aria mi volesse spingere contro il suolo.
«Sento il mio corpo come se fosse un macigno.»
«Ti abituerai, in questo luogo l’aria è più pesante rispetto al mondo degli umani.»
Mi guardai intorno vedendo enormi pilastri di pietra decorate con degli strani simboli proprio come quelli che Cristal usava, c’èrano anche delle case che sembravano esser state abbandonate. Sembravano più dei tempi però che delle case, il suolo era ricoperto da sabbia e da enormi massi caduti.
«Dove siamo?» Chiesi.
«Questo è il luogo sacro, creato dalle divinità supreme per collegare i tre mondi agli astri celesti.»
«Non è ben tenuto però.»
«Un tempo questo luogo era sereno e pieno di pace, ma poi quando gli astri celesti hanno abbandonato i tre mondi questo luogo e andato in rovina.»
«Cosa significa ciò che hai detto prima?»
«”Luogo sacro che eterno dura, venero te che esisti da sempre.” Questi simboli rappresentano l’antica lingua che veniva usata per comunicare attraverso i tre mondi e con i due astri celesti.»
Cristal si incamminò attraversando gli immensi pilasti, fino a quando non arrivò d’avanti a delle enormi scale dove una stratua raffigurante un ala sinistra bianca le cui piume erano macchiate di nero spiccava in cima maestosa. Mentre quella destra di colore bianco giaceva a terra in frantumi. Lei si avvicinò a quella bianca e l’accarezzò con una mano mentre si prostrava in segno di rispetto.
«Cosa sono?»
«Molto, molto tempo fa dopo la creazione del circolo dell’universo, l’equilibrio dei tre mondi fu affidato agli astri celesti, ma un giorno sparirono nel nulla abbandonando l’equilibrio e causando il caos più devastante nei tre mondi. Il mondo degli Dei usò quest' occasione per nominarsi i nuovi padroni dell’equilibrio e così decisero che il mondo dei demoni, un tempo in stretto contatto pacifico con il mondo degli umani, non era altro che un ostacolo. Iniziarono così a dare la caccia ai demoni, si trasferirono in parte nel mondo umano ma un demone non può vivere per lungo tempo in un luogo che non è il proprio. Ci volle poco affinché i demoni scoprirono che il sangue umano poteva prolungare quel tempo, così iniziarono ad uccidere gli umani, questo però diede ancora una volta un’occasione d’oro agli Dei che distrussero il mondo dei demoni confinandoli nel buio eterno.»
«Ma Xenor non è il risultato dell’odio dei demoni?»
«In parte, lui è un misto: possiede le ossa demoniache, una struttura umana e la pelle degli Dei. Tutti credono che lui sia nato dall’odio dei demoni ma non è così, lui in realtà non è altro che il riflesso dell’equilibrio. Un misto, un potere al disopra di quelli dei tre mondi, ma i Dei decisero di rinchiuderlo in un luogo fino a quando non venne liberato da mia madre.»
«Perché il guardiano Silente vive qui? Come può aiutarmi o dirmi cosa sia il sangue dell’angelo marchiato?»
Continuammo a camminare, salendo su delle scale che portavano ad una struttura illuminata da delle enormi fiaccole di fuoco.
«Lui è un vecchio brontolone pervertito, ma la sua età è ferma da moltissimi anni. Sembra un vecchietto di ottant’anni ma in realtà ne ha ben quattromila.»
«Quattromila anni?!» Mi fermai di colpo e lei si girò sorridendomi.
«No, quattromila secoli.»
«E li porto anche molto bene devo dire.»
Un anziano perfettamente dritto e con le mani dietro la schiena comparve sull’ultimo gradino della salita. Egli indossava una lunga tunica d’orata, aveva una barba bianca lunga fino all’addome e dei capelli legati che formavano una palla perfettamente circolare sul capo, il suo volto era segnato dall’età ma comunque i suoi chiarissimi occhi azzurri spiccavano nell’ambrata pelle. Arrivammo d’avanti ad egli e Cristal portò le mani ai fianchi.
«Hey vecchio come ti va la vita?»
L’anziano la colpì in testa con un libro che teneva dietro la schiena.
«AHI!»
«Porta rispetto ragazzina e poi devo dire che sei cresciuta tantissimo dall’altra volta soprattutto nelle forme.»
Egli scomparve per ricomparire dietro la schiena di Cristal posandogli le mani sul seno tastando la loro grandezza. Lei nera in volto lo afferrò dalla tunica della schiena e lo lanciò a terra.
«Io ti ammazzo vecchio pervertito!!» Urlò lei coprendosi il petto con le braccia e correndo dietro la mia schiena dandomi una spinta in avanti con il palmo della mano.
«Ecco vecchio lui è Gabriel, in lui scorre il sangue dell’angelo marchiato e vuole imparare a gestirlo.»
Il vecchio si avvicinò a me mentre si accarezzava la barba osservandomi attentamente.
«Oh, un angelo marchiato non ne vedevo da molti, moltissimi anni ormai, circa tre o quattro secoli.»
«Immagino che voi siete il guardiano Silente, vi prego ditemi cos’è il sangue dell’angelo marchiato e come posso imparare ad usarlo.»
Il vecchio entrò dentro il tempio e lo seguimmo fino ad arrivare in una stanza con dei divanetti e tutto l’occorrente per essere una sala relax. Cristal si guardò in torno alla ricerca di qualcosa, guardò verso un cumolo di libri e pergamene, si chinò verso un angolo vicino e ne tirò fuori una palla di pelo nero con due occhi rossi e delle corna sul capo. Il piccolo apparentemente spaventato si calmò all’istante sentendo l’odore e vedendo Cristal, lei lo posó sulle gambe  sedendosi sul divanetto. Lei lo accarezzó dolcemente e lui felice si accomodò lasciandosi accarezzare da lei. Il guardiano tornò da noi con un vasoio che posò sul tavolo mentre per egli aprì la carta di un dolcietto.
«Guardiano Silente vi prego mi dica cosa sono.»
«Tu ragazzo sei l'ultimo collegamento con gli astri celesti.»
«Ma gli astri celesti non erano coloro che si occupavano dell'equilibrio?»
«Già... un tempo il sangue dell'angelo non era marchiato, le loro ali e le loro sembianze erano pure e senza alcun peccato con un potere immenso. Ma quando gli astri celesti hanno abbandonato l'equilibrio il sangue ha iniziato ha diventare sempre più corrotto accogliendo le sofferenze dell'equilibrio stesso. Così il sangue dell'angelo marchiato ha iniziato a corrompersi, le ali divennero nere ed il loro aspetto divenne molto simile a quello dei demoni. Il loro potere è stato influenzato dall'odio tanto che il sangue stesso cerca di far impazzire il possessore.»
«Ma si può controllare?»
«Tutto è possibile ragazzo, ma per fare ciò occorre grande forza di volontà e sacrificio negli allenamenti. Tutti gli angeli marchiati che hanno cercato il mio aiuto hanno fallito perdendo la ragione e morendo. Perché rischi tanto?»
Quelle parole quasi mi fecero tirare in dietro, il suo tono era freddo, il suo sguardo quasi deluso e disprezzante. Sospirai e prima che potessi rispondere Cristal si rivolse al guardiano.
«"Ciò che non si conosce si teme, ma dopo averlo provato quello che faceva paura diventa solo ciò che ci fortifica." Non sono queste le parole che mi hai detto una volta? Lascia che ci provi, non morirà. Ha la pelle dura questo qui.»
Ridette e mi rivolse un sorriso mentre tirò un pugno in faccia al vecchio che con la mano tentó di toccare il suo petto. Il guardiano acconsentì ad allenarmi e ci condusse in una stanza con due letti singoli. Dopo di ché ci disse di seguirlo ed arrivammo ad una cascata, il vecchio la indicò con un dito.
«Questa è la cascata del riflesso.»
«Cascata del riflesso...»
«Cristal ci fai l'onore di darci una dimostrazione?»
«Perché io?!»
Il guardiano colpì nuovamente Cristal con il libro in testa e lei rassegnata andò verso la cascata mormorando infastidita. Lei entrò nel laghetto fino ad arrivare sotto l'acqua della cascato dove infilò una mano. All'istante l'acqua ripecchió l'immagine di lei per poi prendere l'aspetto di Xenor. Lei ritirò la mano e ritornò da noi mentre si strizzava i vestiti per far cadere l'acqua che avevano assorbito.
«Come hai potuto vedere la cascata ha mostrato il riflesso di ciò che le sue acque sono riuscite a vedere dentro di lei. Per controllare il sangue dell'angelo marchiato per prima cosa devi lasciar vedere alla cascata dentro di te. Devi accettare la tua identità qualunque sia.»
«D'accordo.»
Mi avvicinai alla cascata e feci come aveva fatto Cristal ma le sue acque non mostrarono nulla.
«Per prima cosa devi vedere dentro di te ragazzo, siediti sotto di egli e lascia cadere l'acqua su di te. Chiudi gli occhi e cerca nel tuo essere. Se si conosce il proprio io, esso non diventerà mai un nemico.»
Ascoltai ciò che il guardiano mi disse, mi tolsi la maglia e mi sedetti sotto l'acqua.
«Ah! Ma è gelida?! Mi prenderò un malanno!»
«Concentrati!» Mi urlò mentre lanciò un libro contro Cristal che evitó per poco.
«Perché picchi me?! Che ci centro?!»
«Mi piace farmi picchiare da te, oh oh oh.»
Cristal divenne nera in volto mentre inviperita si scrocchiava le mani camminando verso di lui avvolta dalle fiamme.
«Eh? Vuoi proprio morire vecchiaccio...»
Dopo averlo pestato a dovere si rivolse a me.
«Gabry chiudi gli occhi ed ascolta il suono dell'acqua, segui la sua melodia concentrati sul suo movimento sul tuo corpo. Lascia che lei ti porti in un luogo di pace e tranquillità. Io resterò qui e se qualcosa non dovesse andare chiama il mio nome ed io verrò.»
Lei mi sorrise ed io mi concentrai. Chiusi gli occhi e seguii il suono dell'acqua... era quasi diventata una melodia, il freddo non era poi un grande problema al contrario era quasi diventato piacevole. Sentivo il mio corpo leggero come una piuma, sentii un canto. Una ninna nanna... si quel suono così familiare. La voce calda ed amorevole che amavo con tutto me stesso, la dolce melodia cantata da mia madre. Una volta gli chiesi cosa volessero dire le parole di quella canzone e lei mi disse che quando era piccola quella melodia le ricordava il suo destino. Raccontava di una colomba bianca chiusa in una gabbia che sognava di poter volare in un cielo azzurro ma costretta ad ammirare il cielo solo attraverso le sbarre dorate della sua gabbia. Un uomo però aprì la gabbia lasciando volare via la colomba consapevole che il prezzo da pagare era quello di perdere per sempre le proprie piume. Era una storia, un canto triste ma mia madre amava quella storia questo perché lei era felice che la colomba, almeno per una volta, era riuscita a volare in quell'immenso cielo azzurro libera da tutti e da tutto pensando solo e soltando a lei, godendosi quella sensazione tante volte sognata. Ma perché sentivo quella melodia? Il ricordo di mia madre era così forte dentro di me, ricordare quel nome. Seila, mia madre, la regina eppure quando era morta non avevo provato nulla. Non piansi, non versai neanche una lacrima, speravo che la sua morte fosse solo un brutto sogno. Non riuscivo a pensare che lei non ci sarebbe stata più nella mia vita, che non avrei mai più sentito il calore della sua mano sulla mia guancia o non avrei più sentito i suoi rimproveri seguiti da una dolce carezza. Mia madre era per me la mia luce, il mio ricordo più caro. Il mio tesoro più prezioso... sentii un pianto. Ed aprii gli occhi, mi trovavo sospeso in aria mentre vedevo mia madre seduta mentre con le lacrime agli occhi guardava fuori da una finestra. Mi avvicinai e cercai di poggiare le mie mani sulle sue ma non riuscii a prenderle.
«Madre? Perché piangi?»
Nella stanza entrò mio padre che guardandola gli allargò le mani e lei corse tra le sue braccia poggiando il suo viso al petto stringendolo forte a se come se si volesse aggrappare a qualcosa. Un colpo di vento spostò i suoi lunghi capelli mostrando un enorme chiazza nera sulla sua schiena. Quella macchia l'avevo già vista... la follia. Spaventato indietreggiai e colpii qualcosa con la schiena era un enorme muro fatto di crani umani. Mi allontanai di corsa ma venni afferrato da me stesso.
«Cosa?»
«Non puoi scappare da te stesso... o dovrei dire da me?»
Mi liberai dalla presa e sentii un odore di sangue entrarmi nelle narici, dagli occhi dei teschi iniziò a cadere del sangue che ricoprì in un batter d'occhio le mie gambe. Vidi il mio riflesso nel sangue, ero trasformato?! Mi portai le mani in viso quando il me stesso si avvicinò cercando di afferrarmi un occhio per portarmelo via. Iniziai a degrignare i denti dalla paura, il sangue saliva tanto da bloccarmi e quasi a immergermi completamente. Quando salì fino al viso chiamai il nome di Cristal. Il sangue avvolse completamente il viso ed alzai una mano che sentii afferrare e tirare. Quando aprii gli occhi tossi e vidi Cristal seduta d'avanti a me con il volto dipinto di preoccupazione mentre i suoi capelli bagnati lasciavano cadere gocce d'acqua sulle mie mani.
«Gabry stai bene?»
Mi sollevai una mano possandola tra i capelli bagnati.
«Si... grazie.»
«Non ti preoccupare, la prima volta è sempre difficile.»
«Anche tu l'hai fatto?»
«Si, Zira mi portò qui per incontrare Xenor e poter così controllarlo ma non ci sono riuscita. Lui non può esser controllato da nessuno ed io non voglio controllarlo.»
«Perché no?»
«Xenor è sempre stato visto come un'arma, qualcosa da tenere chiuso in gabbia ma lui desidera solo la libertà.»
«Come la colomba bianca...»
«Colomba bianca?»
«Ora so cosa fare... devo accettare quello che io sono, solo quando l'avrò accettato potro esser libero. Cristal dimmi... mia madre era colpita dalla follia?»
«Come fai...»
Sorrisi amaramente e lei abbassò gli occhi facendo un cenno del capo. Mia madre allora non era umana... per questo Amanda possedeva un dono ed io il sangue dell'angelo marchiato. Eppure mio padre l'aveva amata con tutto se stesso accettandola com'era, loro erano la prova vivente che gli Dei si sbagliavano... I mondi potevano entrare in contatto, potevano unirsi e creare dei mezzosangue come me ed Amanda. Appena mi sentii pronto chiusi nuovamente gli occhi e come in precedenza mi ritrovai nella sala dei teschi con la mia copia seduta a terra mentre mi guardava sorridendomi.
«E così sei già tornato... è tutto inutile come non fai a capire? Qui, in questo luogo c'è solo rabbia, la rabbia che ti porta in un mondo in cui la tua pelle, il tuo corpo non è altro che sangue altrui.»
«Sta zitto, le tue parole sono fastidiose.»
«Fastidiose eh? Lascia che mi prenda io cura del tuo corpo, ti farò assaggiare la bramosia, la lussuria, l'eccitazione di far scorrere sangue innocente.»
Ridetti e lui si avvicinò a me mentre sorridendo girò intorno al mio corpo, alzai il braccio destro trasformato in artiglio e lo afferrai dalla gola alzandolo. Il teschi ricominciarono a piangere sangue coprendomi in pochi secondi quasi metà del busto.
«Cosa vuoi fare?! Lasciami!»
«Oh dov'è andata tutta quella sicurezza in se stessi? Tu sei solo il riflesso dell'acqua, la mia immagine ma no la mia mente. Puoi copiare pure il mio aspetto e puoi carpire anche i miei sentimenti, puoi usare anche le mie paure, ma se verrò divorato dalle tenebre tu verrai con me.»
Il sangue salì veloce inghiottendo entrambi nelle sue membra. Il riflesso di me stesso scomparve e mi lasciai cullare nell'oscurità. Il sangue dell'angelo marchiato iniziò a ribollire, a scuotersi come impazzito passando veloce nelle mie vene del mio corpo. Doloroso... era come se il fuoco circolasse nel mio corpo bruciandomi dall'interno, stavo perdendo me stesso la testa era maledettamente pesante, i suoni erano ormai assenti riuscivo a sentire solo il mio stesso respiro accellerato per tenere testa al dolore. Il sangue si modelló portandomi in mezzo ad una folla di persone il cui corpo trasparente con una luce all'interno del petto brillava. La folla si muoveva in una sola direstione incurante di ogni cosa, colpii con una spalla uno di essi e la luce divenne rossa rivelandomi la sua rabbia, il suo odio, la frustrazione, l'impotenza, le indecisioni, l'ansia e la paura. Queste emozioni divennero così forti che poterle contrastare era quasi impossibile, riuscivo a sentire che i loro pensieri negativi stavano mangiando la mia stessa anima. Chinai il viso e vidi la mia luce nel petto di color azzurro venir macchiata di rosso, una macchia che prendeva terreno rapidamente. La follia della rabbia stava prendendo il sopravvento ma poi la sentii... una piccola anima azzurra. Anche se piccola e diversa dalla folla si mostrava con coraggio andando fiera della sua diversità. Una piccola anima coraggiosa, non le importava quello che sarebbe successo. Questo mi fece comprendere che io non potevo arrendermi. Non mi ero mai tirato dietro in una battaglia, non ero mai scappato o nascosto avevo combattuto con tutto me stesso senza dare conto alle ferite, ero sempre andato avanti. Il mio onore era molto più forte della rabbia! Appena realizzai quelle cose, la folla si allontanò da me impaurita dallo splendore della mia luce azzurra. Le pareti andarono in frantumi come vetro mostrando un uscita di luce, mi incamminai verso di ella ed il riflesso di me stesso ricomparve dietro le mie spalle.
«Sei sicuro di voler accettare questo lato di te? Una volta che avrà messo radici nella tua anima non potrai tornare indietro.»
«Non mi importa ritornare indietro, quello che ero non era il me.»
Mi girai verso di egli sorridendo ed alzando la mano in artiglio.
«Questo che vedi sono io, né una copertura, né un falso. Non sono né un angelo marchiato né un semplice umano. Io sono solo me stesso, Gabriel, e continuerò ad esserlo nel bene e nel male.»
Il mio riflesso sorrise ed andò via, dopo aver attraversato la luce mi ritrovai seduto sotto le acque della cascata. Il cielo si era imbrunito mentre Cristal posata alla mia schiena dormiva beata. Mi girai e la sollevai prendendola in braccio in direzione della camera. Il giorno seguente quanto il guardiano Silente mi disse di toccale l'acqua della cascata le sue acque riflettero entrambe le mie immaggini, sia nella forma umana che nella forma di angelo marchiato. Silente fu molto soddisfatto del risultato e subito mi portò al prossimo ostacolo d'affrontate. Mi legò la mano sinistra dietro la schiena e mi bendó:
«Che diavolo?»
«Ora che sai cosa sei, devi metterlo in atto. Devi saper richiamare il tuo potere nel braccio destro e devi riuscire a percepire ciò che non puoi vedere. L'energia non ha corpo, ne produce suono è immateriale ma tu puoi percepirla.»
«Si, ne percepisco tre esclusa la mia. Ma una di questi mi sembra irrequieta, vibrante.»
«Quella è l'energia di un demone, in questo caso l'energia di Xenor. Cristal procedi...»
«D'accordo.»
«Oh aspetta! Che avete in mente?! Non vedo nulla con questa benda!!»
Sentii qualcosa venire verso di me come una palla calda... eh! Alzai la mano destra richiamando l'artiglio ma fuii lento e venni colpito in viso. Mi tolsi la benda e vidi Cristal che lanciava in aria un pomodoro. Mi toccai la guancia era un pomodoro.
«Hai creduto che fosse una palla di fuoco, ma in realtà era solo un pomodoro la cui natura era stata mutata. Devi capire cosa fa parte di ogni mondo, precepisci la loro energia.» Disse il guardiano.
Mi concentrai attentamente, dopo qualche ora io ero ricoperto completamente da succo e polpa di pomodoro. Mi lasciai cadere stremato a terra togliendo la benda dagli occhi e vidi Cristal avvicinarsi.
«Se non ce la fai riposati. Non c'è bisogno che corri.»
Mi misi in piedi e le rivolsi uno sguardo deciso. Mi tolsi la maglia richiamando l'artiglio e mi coprii gli occhi con la benda. Percepii una strana energia vibrante venire contro quella di Cristal, mi mossi veloce spingendola via e bloccando una sfera con il braccio. Sentii l'energia circondandomi, era quella di Silente ne ero sicuro. Egli si mosse cercando di colpirmi, mi mossi veloce evitandolo e lo colpii con l'artiglio. Lui applaudí ed io mi tolsi la benda.
«Ben fatto ragazzo, sei riuscito a percepire ed a fermare la mia energia anche se l'avevo camuffata.»
«Giocate sporco Silente.»
«Andate a dormire, domani ci sarà l'ultimo insegnamento il più pericoloso. Nessuno è mai riuscito a superarlo, chissà se tu ci riuscirai.»
«Ci riuscirà.» Disse Cristal sorridendo.
Quella sera dopo essermi lavato, andai nella stanza trovandola già sotto le coperte quasi del tutto addormentata.
«Riesci proprio a prendere sonno velocemente. Come mai la tua energia non è cambiata?»
«La mia energia è sempre attiva anche quando dormo, non posso rilassarmi... mai...»
«Hey! Non dormire, sveglia!»
La dondolai da una spalla ma ricevetti solo uno schiaffo involontario anche se molto forte. Non solo la sua energia, neanche la sua forza scemava anzi si amplificava quando dormiva. Mi sdraiai nel mio letto alzando la mano destra ed osservandola.
«Domani sarà l'ultimo, quello decisivo.»
Il giorno seguente dopo aver fatto colazione ed aver sentito quei due litigare, Silente ci portò d'avanti ad un enorme porta d'oro di un santuario.
«Bene ragazzo, entrerai qui dentro e se tutto andrà per il meglio ne uscirai integro. Ma prima Cristal libera la sua anima, ormai non devi più fermare il sangue dell'angelo marchiato.»
Cristal si avvicinò a me e mi posò una mano sulla cicatrice al braccio sinistro portandosi l'altra mano al suo collo. Dopo aver pronunciato delle frasi il simbolo sul suo collo brilló e camminando sul suo corpo arrivò fino alla mia cicatrice entrando dentro di me. Sentii qualcosa pungermi sotto la pelle ed il mio braccio divenne completamente nero segnato da una decorazione circolare al mio pettorale sinistro fino a lungo il fianco.
«Cosa?»
«Il sigillo è tolto.»
Il nero scomparve, il volto di Cristal era pallido. Era preoccupata per me, gli sorrisi e gli scompigliai i capelli facendogli un occhiolino.
«Non preoccuparti, ce la farò e quando tornerò mi darai una ricompensa.»
Misi un dito sulle mie labbra sorridendogli e lei divenne rossa in viso.
«Non ci penso proprio! Scordatelo...»
Il guardiano Silente si avvicinò a lei con un sorriso perverso mentre chissà cosa immaginava sbavando in quel modo. Cristal inviperita gli urlò di andare al diavolo e lo colpì lanciandolo lontano con un pugno sotto il mento. Ridetti di gusto e mi avvicinai alla pesante e possente porta d'oro che si aprì non appena mi avvicinai. Entrai all'interno del santuario e la porta si chiuse alle mie spalle. Le torce appese al muro si accesero illuminando la strada dritta che porta d'avanti ad un altare. Mi incamminai guardandomi in torno: non c'era altro che un altare, delle panche e delle tende svolazzanti.Toccai l'altare e sentii delle campane suonare molto forte, dove avevo posato la mano si illuminó da una luce che spaccó la pietra dell'altare in due. Mi allontanai e vidi qualcosa appeso al muro che in picchiata cadde a terra. Uno strano demone con sei braccia ed un enorme capo con tre occhi si avvicinò mentre muoveva la testa di scatto producendo uno scroccio di ossa al collo. L'energia del demone era molto vibrante ma anche molto, molto forte. Egli si lanciò all'attacco e parai il colpo con il braccio destro trasformato, dalle sue mani erano uscite delle ossa affilate come lame. Lo spinsi via lanciandolo contro un muro che colpì creando un enorme crepa, egli però si arrampicó al soffitto scomparendo tra le enormi travi di legno. Egli mi lanciò contro delle ossa ricoperte da un strano liquido che appena colpì il terreno lo liquefatte. Era un potente acido... Schivai un altro lancio di quelle cose quando sentii la voce di Cristal. Mi girai pregando che mi fossi sbagliato, ma la vidi in piedi vicino la porta. Corsi verso di lei e l'afferrai dalle spalle.
«Gabry.»
«Che diavolo ci fai qui?!»
Sentii un dolore al fianco, guardai in quella direzione e vidi un osso uscito dalla sua mano infilato nella mia carne. Mi distaccai e quella che era Cristal si trasformò nel demone a sei braccia, mossi la mano e lo allontanai. Il liquido mi ustionó la pelle provocandomi molto dolore, oltre ad essere un'acido quel liquido era anche un veleno. Ecco perché nessuno era riuscito a batterlo ed uscirne. Tutti avevano perso la loro lucidità per la rabbia, ma non io. Mi sarei controllato, avrei stretto i denti lottando con tutte le mie forze. Avrei dovuto colpire alla svelta, batterlo in velocità ed in forza ma prima avrei dovuto scovarlo. Farlo uscire dal suo nascondiglio e quale tecnica più efficace c'era se non andare lì dove si trovava il suo nascondiglio? Mi avvicinai ad una trave, saltai, l'afferrai e ci salii di sopra. Per fortuna le travi erano di massiccio legno larghi e robusti avrebbere retto perfettamente il mio peso e non solo il mio. Dopo aver camminato in avanti arrivando al centro del santuario più o meno, percepii una presenza al mio lato destro mi girai svelto e lo afferrai in tempo per evitare che un altro dei suoi ossi ricoperti di liquido mi colpisse. Mi lasciai cadere da quella spaventosa altezza usando il suo corpo per parare il mio. Non appena colpì il terreno intorno a noi si creò un enorme cratere. Alzai la mano ad artiglio pronto a colpire ma il suo aspetto cambiò prendendo le sembianze di Amamda.
«Fratellone...»
Sapevo che non era lei, ma il mio corpo reagì alla vista e la mia mano si fermò all'istante guardando il viso di Amanda ricoperto di lacrime spaventata. Il mio corpo si irrigidí tradito dai miei sensi, dall'addome del demone uscinono innumerevoli ossa ricoperte di liquido che entrarono nel mio corpo. Sentii un dolore allucinante e mi distaccai da egli urlando e portandomi le mani in volto mentre mi chinavo a terra strazziato dal dolore. In un secondo il veleno entrò nel corpo iniziando a circolare, non potevo reaiatere ancora per molto dentro di me c'era una quantità di veleno troppo altá per riuscire a rimanere cosciente. Per qualche secondo svenni ma mi risvegliai di colpo lottando per non perdere i sensi nuovamente, il mio braccio sinistro divenne nero dovevo far scorrere via quel liquido dal mio corpo. Così mi alzai aiutandomi con una panca e mi misi in piedi, usando la mano ad artiglio mi tagliai il braccio sinistro da cui uscì buona parte del liquido mischiato al sangue. Sentii un calore provenire dal mio petto, la rabbia stava vincendo sul dolore. Sentivo che il mio aspetto cambiò, sentii i capelli toccarmi la schiena nuda, il braccio destro che si univa perfettamente all'artiglio nero sentivo la forza crescere in me scorrere lungo le gambe e le braccia. Il demone si lanciò all'attacco e lo afferrai con la mano sinistra la cui pelle nera era avvolta da un velo di fumo che chiudeva la ferita provocata dopo aver fatto uscire tutto il veleno dal mio corpo. Pensai a mia madre e il demone prese le sembianze di lei usando la sua voce per chiamare il mio nome, ma questa volta la mia mano destra non si fermò e gli attraversò il petto da parte a parte.
«Anche se hai preso le sembianze di mia madre, il mio corpo sa perfettamente che lei è morta da molto tempo.»
Il corpo del demone si incenerí subito dopo e le porte si aprirono. Mi incamminai verso di ella intravedendo il mio aspetto nel riflesso dorato della porta. Era quello l'angelo marchiato... sentivo la forza di quel potente sangue dentro di me nella fase della trasformazione, dopo esser uscito le porte si richiusero. Silente rimase a bocca aperta e Cristal sorridendo contenta mi venne contro saltandomi praticamente addosso.
«Hey, hey datti una calmata.»
«Lo sapevo! Ne ero certa.»
Mi stinse le braccia al collo, mi sentii stremato improvvisamente e ritornando normale persi coscienza.

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