CAPITOLO 26 ※ Pentimento.※

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Appena entrai tutti mi rivolsero uno sguardo pieno di ira funesta contro la mia personale persona, alzai le mani in segno di resa.
«Vi prego, lasciatemi spiegare non è come sembra.»
Mi sedetti ad una sedia e sospirando raccontai ogni cosa, della lettera e della voce di quella donna in cui mi spiegava le regole di quello che lei chiamava gioco. Dopo aver raccontato tutto i loro sguardi si addolcirono soprattutto quello di Ania, mi alzai dalla sedia e posai una mia mano sulla sua spalla.
«Scopriamo dove si trova ed andiamo a prenderla.»
«Non sarà così semplice... è difficile cercarla non so dove quella donna si trovi può essere in questo mondo o in un altro o persino in un'altra dimensione del tutto staccata dai tre mondi in cui i miei poteri si annullano.»
«Ma ci deve essere un modo per cercarla, che ne dici di Amanda? Tu non puoi fare nulla sorellina?»
«Mi dispiace fratellone non posso fare nulla.»
«Quella donna non vuole Cristal, vuole Xenor ma immagina che noi la vogliamo portare via...»
«Aspetta umano, ricorda che è stata Cristal a seguirla. Lei non vorrà tornare in dietro, adesso sta combattendo contro se stessa.»
Tutto ad un tratto mi arrivò un libro in testa con una grande forza provocandomi un dolore immenso. Mi girai e vidi il guardiano Silente.
«Ragazzo mio tu sei proprio un deficiente.»
«Lo so me lo dicono in molti nelle ultime ore.»
Silente si avvicinò a noi accarezzandosi la barba mentre Ania si prostrava ai suoi pieni in un formalissimo inchino.
«Guardiano Silente! Mi perdoni non sono stata in grado...»
«Non è colpa tua, ma di questo qui. Alzati non c'è bisogno di tale gesto.»
«Guardiano come facciamo a trovarla?» Gli chiesi.
«Questa sarà una lunga ricerca ed un lungo viaggio. Questa storia è durata fin troppo ed è ora di mettere fine a tutto ciò. In questo preciso istante Cristal non vuole esser trovata, le sue emozioni sono in disordine e lei non riesce a controllarli al pieno. Se lei perdesse anche quel piccolo briciolo di controllo su se stessa Xenor uscirebbe ed a quel punto sarebbe la fine per tutti e tutto.»
«Ma Cristal potrebbe riprendere del tutto il controllo, l'ha già fatto una volta potrebbe rifarlo.» Disse Amanda avvicinandosi.
«Si potrebbe, ma al momento è spinta dall'odio. Quella donna vuole ritornare al pieno delle sue forze e per farlo gli occorrono anime. Anime che Cristal le fornirà.»
«Anime umane e per raccogliere anime umane allora deve esser per forza in questo mondo.» Disse Ania.
«Esatto, le occorrono anime umane per prolungare il suo tempo su questo mondo.»
«Questo vuol dire che quella donna non è umana, è un demone?!»
«Sbagliato, lei non è ne umana ne un demone. Lei è un astro celeste o per lo meno era.»
«Era?»
«Tu hai visto la statua di pietra raffigurante le due ali giusto Gabriel?»
«Si, una era nera e l'altra bianca ma in frantumi.»
«Al tempo esistevano due astri celesti che tenevano sotto controllo l'equilibrio. Entrambi gli astri erano legati da un unico cuore ed un'unica fonte vitale. Poi un astro celeste decise di rinnegare il proprio essere, abbandonando il compito di sorvegliare l'equilibrio. Con la separazione di uno dei due astri, l'energia si è divisa e con questo anche il loro legame. L'altro astro però ha abbracciato una nuova fonte vitale quella oscura, perdendo pian piano sempre la propria ragione.»
«Perché? Non capisco se gli astri erano così forti non potevano creare una fonte di energia nuova?»
«Gli astri non posseggono energia vitale, il loro tempo non scorre la vecchiaia non li incide. Questa donna vuole Xenor per distruggere tutto e ricreare un mondo in cui lei possa vivere.»
«Ma se uccide tutti non perderà la sua energia vitale?»
«No perché userà quella di Xenor, pura energia negativa. Quella donna non riuscirà mai a contenere dentro di se Xenor e questo provocherà una catastrofe.»
«Aspettate un secondo!» Urlò Josuè per poi continuare:
«Se lei dice che un astro celeste è molto forte, ma non riesce a contenere Xenor, come fa Cristal allora? Quanto è forte quella ragazza?!»
«Cristal ha qualcosa che nessuno avrà mai, la fiducia. Riesce a contenere Xenor perché lei crede in Xenor e lui crede in Cristal. Lei in qualche modo riesce a tenerlo a bada, riesce a dargli conforto e amore.»
«Lei ci conversa... è questo rende Xenor più calmo.» Lo interruppi guardandolo negli occhi.
«Esatto ragazzo, lei non controlla affatto Xenor è Xenor che permette lei di tenerlo a bada.»
«Perché? Perché Xenor essendo un ammasso di odio permette ciò?! Non capisco affatto!» Disse ancora Josuè.
«Cristal e Xenor sono molto simili, entrambi hanno la mancanza di qualcosa...»
«La libertà.» Disse Amanda decisa.
«Xenor desidera essere libero e Cristal desidera essere normale. Due aspetti che li unisce, che li fa comprendere l'una a l'altro. Xenor non ha mai voluto fare del male a Cristal, ogni volta che lei perde il controllo a causa delle sue emozioni egli si manifesta no per ucciderla o liberarsi ma per proteggerla. Sa che se lei perde il controllo delle emozioni umane il suo corpo diventa vulnerabile, la possessione e l'ira di lui lo spingono ad uccidere tutti coloro che possono in qualche modo nuocere a lei o eliminare quello che lui ritiene pericoloso per Cristal.»
«In effetti... ogni volta che Xenor si è presentato non ha cercato mai di ucciderla al contrario ha cercato sempre di proteggerla e si è fermato sempre quanto lei gli diceva di fermarsi...» Dissi pensando al passato.
Era tutto vero, la prima volta che lei aveva perso la ragione Xenor aveva attaccato gli esterni e no lei, oppure quella volta in cui da piccola aveva visto il padre uccidere la madre Xenor l'aveva protetta dalla furia della gente del popolo o ancora quella volta in cui lei era morta. Xenor la voleva vendicare colpendo Ania ma quando lei lo pregò di andare via lui obbedì ed andò via. In qualsiasi caso lui non aveva mai cercato di ucciderla, anche quella volta in cui ero dentro la sua mente lui stava reagendo in modo negativo sentendo la mia presenza ma si era calmato subito sentendo le dolci parole di sicurezza che Cristal gli aveva sussurrato. Ma quello che più mi turbava era la motivazione che spingeva quella donna a possedere Xenor dentro di se. Si, poteva usarlo per il suo scopo, ma se il suo corpo non avrebbe retto perché fare tutto quello? Perché mai voleva distruggere tutto per poi morire lei stessa... spinta dall'energia negativa forse, ma anche l'energia negativa aveva un limite, non poteva aver perso completamente la ragione. Eppure per qualche motivo gli Dei non si erano mossi a tale proposito, non erano mai andati contro di lei ma sempre contro di Cristal. Pensavano che eliminare lei potesse fermare la vecchia? Oppure anche la vecchia era nel loro mirino? Forse per gli Dei era un ostacolo ed eliminata Cristal anche la vecchia si sarebbe lasciata morire. Ma quello che più mi turbava era perché quella donna tenesse tanto a creare un nuovo mondo, essendo un astro celeste non sarebbe morta a causa del tempo allora perché eliminare i mondi. Non poteva semplicemente lasciar correre e continuare ad essere come era stata per tutti quegli anni? Mentre ero riflesso a pensare Amanda chiamò il mio nome più volte e dopo che mi scosse mi resi conto di essermi perso nel mio stesso pensiero.
«Stai bene fratellone?»
«Si scusa stavo pensando. Quindi come facciamo a trovare Cristal? Ania non può fare nulla ed io di certo non posso mandare umani contro di lei.»
«A questo proposito ci penso io, manderò queste.»
Il guardiano Silente tirò fuori da un buco nero una bellissima farfalla le cui ali azzurre e verde acqua brillavano di una luce meravigliosa. La farfalla si posò sul suo dito e poi guardò Amanda.
«Toccala così avrai un collegamento con lei.»
Amanda si avvicinò ed alzò la mano verso la farfalla che salì sul suo dito. Sorridente chiuse gli occhi e poi esclamò entusiasta.
«Fatastico! Riesco a vedere quello che la farfalla vede!»
«Queste farfalle sono spiriti guida. Tu puoi utilizzare il tuo dono per vedere dove si trova Cristal, lei e le sue compagne voleranno ovunque per cercarla e tu dovrai collegarti con la mente di ognuna di loro. Te la senti?»
«SI!» Urlò Amanda con tutta se stessa mettendosi dritta, fiera e decisa a fare tutto ciò che sarebbe servito per dare una mano.
«Bene.» Disse il guardiano Silente dopo aver fatto uscire tutte le farfalle che iniziarono a volare in diverse direzioni. Amanda si sedette sulla poltrona e chiudendo gli occhi rimase in silenzio. Ania mi prese per un braccio e mi portò fuori dalla stanza lasciando Amanda sola con Josuè. Dopo cinque lunghissime ore a camminare avanti e dietro per lo studio finalmente ricevemmo un indizio, anche se insignificante. Una di quelle farfalle aveva scovato una briciola di energia di Cristal, ora eravamo certi che lei si trovasse nel mondo degli umani. Amanda dopo aver preso una pausa venne da me e posò una mano sulla mia.
«Non temere fratellone la riporteremo a casa.»
«E se così non fosse Amanda? Se lei non tornasse più? È tutta colpa mia...»
«Vedrai andrà tutto bene.»
«Sai Amanda ho incontrato la mamma nei miei sogni.»
«Oh e cosa ti ha detto?»
«Mi ha fatto comprendere quanto io ami Cristal.»
«Papà non parlava mai della mamma e tu evitavi sempre l'argomento.»
«La mamma era proprio uguale a te, sono sicuro che lei sia molto fiera di te.»
«Ma anche di te fratellone, ne sono sicura.»
«Si lo credo anche io, ora finalmente riposa in pace insieme al suo più grande amore.»
Gli sorrisi e lei dandomi un bacio sulla guancia ritornò nella stanza. Dopo poco sentimmo dei pesanti passi di corsa provenire dal corridoio, Josué entrò di scatto nello studio sorridente. Corsi subito da Amanda che pallida sedeva sulla sedia, lei posò la sua mano sulla mia mostrandomi prima un campanile e poi Cristal sdraiata su una distesa di piume bianche che restava immobile sul fianco con gli occhi rossi e le righe di sangue sulle proprie guance. Il suo viso era spento, i suoi occhi fissi sul nulla era come un freddo cadavere. Non appena si accorse della farfalla l'afferró con una mano e la strinse tra di essa interrompendo la visione.
«Cristal non vuole esser trovata...» Disse Amanda mentre una lacrima scese dalla sua guancia. Alzai la mano e gli asciugai gli occhi con la manica della giacca.
«È solo disorientata.»
«Lotta in silenzio cercando di non perdere la ragione, sai dove si trova quel campanile?» Mi chiese Silente.
«Si, è un piccolo villaggio dove vivono si e no una ventina di persone. Dista due giorni a cavallo.»
«Venti persone saranno più che sufficenti per farla ritornare in piene forze.»
«Bene. Ania andiamo.»
«Aspetta fratellone! Voglio venire anche io.»
Amanda si alzò di scatto, ma perse l'equilibrio per le poche forze e le gambe le cedettero. L'afferrai e l'aiutai a mettersi seduta a terra.
«No Amanda, tu devi riposare mi occupo io di tutto il resto.»
«Il re ha ragione Amanda non sei in forze, andrò io con lui.»
«No Josué, voglio che tu resti qui a proteggerla.»
«Ma...»
«Niente ma.»
«Che baccano che fate non si riesce neanche a riposare in pace.»
Mi girai verso il letto e vidi Ron scostare la tendina.
«Ron...»
«Non si riesce neanche a riposare come si deve.»
Sbadiglió e si alzò stiracchiandosi mentre mi superava andando verso la porta, poi si girò verso di me guardandomi con un misto di confusione.
«Allora che aspetti? Due giorni di cavallo sono tanti non perdere tempo.»
Mi rivolsi ad Amanda.
«Sto andando, riporteró Cristal tu intanto riposa quando torneremo voglio vederti in grado di correre incontro a noi.»
Gli sorridetti ed uscii varcando deciso la distanza che separava il castello alle stalle. Aprii il cancelletto di Black e mi avvicinai accarezzandogli il muso mentre mi guardava deluso.
«Scusami vecchio mio non sono Cristal. Ma ora dobbiamo andarla a riprendere e per fare ciò ho bisogno che tu corra più veloce che puoi.»
Feci un altra carezza avvicinando e posando la mia fronte alla sua. Salii in groppa dopo averlo sellato e come se lui avesse sentito e capito quello che gli avessi detto iniziò a correre come il vento. Dopo un intero giorno di viaggio alla sera degli uomini, banditi delle montagne, ci fermarono lungo la strada. Gli uomini armati ci costrinsero a scendere dai cavalli e gettate le armi a terra. Quei poveri non conoscevano chi eravamo, io possessore del sangue dell'angelo marchiato non avevo bisogno di un arma per difendermi tanto meno Ron dato che egli non utilizzava affatto armi dal principio. Quel piccolo intoppo però stava andando a nostro svantaggio, gli uomini ci circondarono e con le lame sguainate ci costrinsero a mettere ben i mostra le nostre mani. Prima che io potessi fare il primo attacco una freccia di balestra mi passò d'avanti agli occhi per poi finire con la punta e quasi metà dell'asticella nel terreno. Dal bosco che si estendeva a vasta distanza dal lato destro della strada principale un gruppo di tre uomini incappucciati con lunghi mantelli neri, armati di balestra e cavalli fecero la loro comparsa. L'uomo situato al centro alzò una mano ed i due al suo fianco alzarono le balestre caricate puntando agli uomini d'avanti a noi. Uno dei banditi fece ruotare la spada tra le mani e si avvicinò a noi nel tentativo di poterci ferire. Una freccia fu schioccata e questa volta però non finì nel terreno ma ben si nel braccio dell'uomo, egli però non si arrese ed alzò comunque la sua lama per colpirmi ma la fermai afferrandola con la mia mano destra trasformata in artiglio. Gli strappai la spada dalla mano e l'uomo cadde a terra impaurito nel vedermi piegare la lama come si piega una stoffa o un pezzo di carta. I banditi corsero via spaventati mentre i tre a cavallo ci raggiunsero.
«Vi sono grato per il vostro aiuto, saprò come ricompensarvi a dovere ma ora perdonatemi sono molto di fretta.»
Ripresi la spada dal terreno e la legai alla vita salendo nuovamente sul dorso di Black tenendo saldamente le redini. L'uomo in mezzo ai sue si avvicinò con il proprio cavallo levando il cappuccio nero dal capo, non era affatto un uomo ma era Violet!
«Non occorre che mi ripagate re Gabriel, avete fatto molto di più per me.»
«Vi sono grato regina Violet, perdonatemi ma posso chiedere cosa ci fate da queste parti a quest'ora della notte?»
«Non temete di chiedere, sono stata invitata da re Lucian III per una visita pre matrimoniale.»
«Voi due?»
«Esatto, credo sia un ottimo affare per entrambi i regni.»
«Cosa mi dite dell'amore? Voi lo amate?»
«Lucian ha molti difetti ma anche pregi, credo che l'amore verrà poi con il tempo ovviamente dovrò tenerlo a bada per non farlo correre dietro le sottane delle altre donne.»
«Addomesticare il cane selvaggio, un po' complesso.» Ridetti.
«E voi invece? Dove correte così con tanta fretta?»
«Cristal... qualcuno l'ha portata via da me ed io sto andando a riprendermela.»
«Bene allora che aspettate. Correte.»
«Grazie.»
Ci scambiammo un inchino con il capo e ripartimmo per il nostro viaggio. Dopo molte ore di galoppo alle prime ore del giorno arrivammo quasi al vilaggio in cui Cristal si trovava, ma lo spettacolo non era dei migliori. Dal villaggio si alzavano fumi di cenere, la campana suonava allarmata mentre le case bruciavano. Diedi l'ultima spinta ai fianchi di Black ed arrivammo in pochi minuti d'avanti l'entrata del cancello del villaggio. Le gambe di Black tremavano, le sue pupille erano dilatate, il fiato affannoso... era stremato. Scesi e gli feci una carezza sulle la spalla ancora indurita dai muscoli tesi, gli diedi due colpetti affettuosi e lo legai ad un albero lasciandolo riposare. Sfoderai la spada e guardai Ron per dare conferma che saremmo entrati nel villaggio. Le fiamme ardevano ancora mentre la cenere spinta dal vento volava danzante in quel luogo fin troppo silenzioso. Poco distante dalla piazza vidi dei segni sul terreno, percorsi ancora qualche metro e vidi Cristal che immobile era circondata da cadaveri la cui pelle era diventata secca putrefatta quasi da poter vedere la forma delle ossa. Il suo volto era coperto dai lunghi capelli neri, le sue mani erano ricoperte di sangue. La chiamai ma lei non rispose al contrario una luce si accese sotto i nostri piedi e anche sui suoi creando un cerchio luminoso. Delle mani nere iniziarono a sbucare dal terreno proprio dove lei si trovava, le mani l'afferrarono alle gambe ed io corsi per cercare di raggiungerla ma le mani mi fermarono. Urlai nuovamente il suo nome e lei sussultó. Trasformai la mia mano in artiglio e mi liberai correndogli contro e gridando il suo nome. Lei finalmente alzò il capo mostrando il suo volto ricoperto da lacrime mentre guardava fisso in una direzione. Mi voltai per vedere ciò che attirava la sua attenzione e vidi tre cadaveri: quello di una bambina abbracciata da una donna che a loro volta erano abbracciate da un uomo. Riuscii a raggiungerla e l'afferrai tra le braccia alzandogli il viso per farmi notare. Lei schiuse le labbra mentre mi vide confusa, poi sorrise.
«Adesso ho anche le allucinazioni...» Sorrise amaramente distogliendo lo sguardo.
«No, sono io in carne ed ossa.»
Le alzai il viso posandogli una mano sulla guancia e mi avvicinai posando le mie labbra sulle sue. Volevo che quel bacio gli arrivasse nel profondo dell'anima, volevo che lei comprendesse tutte le mie scuse in quel dolce e delicato contatto. Quando mi allontanai lei mi sorrise e posò la sua mano sulla mia piegando la testa da un lato. Poi aprì gli occhi di scatto e scuotendo la testa a destra e a sinistra posò le mani sul mio petto e mi spinse via lontano da lei. Le mani l'afferrarono dalla vita.
«Cristal!»
«Oramai è troppo tardi per me...»
Ania ed il signor gatto comparvero dal terreno collaborando per annientare le mani e liberarla dalla presa ma era tutto inutile, le mani la stavano portando via nel buio del terreno. Mi lanciai afferrando il suo braccio e straformandomi, affinché avessi più forza, cercai di tirarla fuori da lì.
«Resisti!»
«È inutile Gabry! Lei mi sta tirando a se!»
«Dannazione! Dannazione io non ti lascio! Se lei ti vorrà allora verrò anche io!»
L'afferrai dalla vita e mi lasciai portare all'interno del terreno insieme a Cristal. Non l'avrei lasciata mai più, sarei stato al suo fianco. Sarei stato la sua roccia.

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