Capitolo 9

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Feci un respiro profondo e tirai fuori la mia espressione più tranquilla e calma che avessi.
''Trevor, come va?'' chiesi con un ghigno.
Avevo capito che la cosa migliore da fare con lui era sembrare tranquilla e senza paura. O almeno era l'espressione di Tayler quando gli stava vicino o quando mi aveva vista in quel dannato bar con lui.
''Oh, quanto adoro quando fai la dura con me, ma so che non è così'' disse vicino al mio orecchio per poi affondare di più il coltello.
Sentii ogni minuscolo muscolo del mio corpo irrigidirsi.
''Trevor, Trevor, Trevor'' cantilenai avvicinando la mano alla tasca posteriore dei jeans ''Non mi fai paura''
''Staremo a vedere'' rise in modo maligno.
Mi prese il braccio e me lo strattonò facendomi alzare.
''Ehi, con calma. Okay che sei un figlio di puttana, ma credo che ti abbiano insegnato le buone maniere'' borbottai.
<<Tu vuoi proprio morire. Perché? Perché? Ti sembra il caso di trattare così uno che, per quanto ne sai, potrebbe essere un serial killer? A proposito, nessuno si accorge che c'è un tizio che mi sta puntando un coltello al collo? E chi dovrebbe vederti? Quel gruppo di tossici? Vai convinta e spera che non se ne accorgano prima che si aggiungano alla festa.>>
In quel momento le lacrime iniziarono a riempirmi gli occhi. Avevo paura e Tayler era lontano ore da me.
Ormai avevo perso ogni speranza per Mike, potevo solo sperare che non c'entrasse nulla con loro.
Ma non potevo cedere.
Approffittai di un suo momento di distrazione, tolsi il braccio dalla sua presa e iniziai a correre.
Mi diressi verso il parcheggio del supermercato davanti a quel maledettissimo bar.
Mi nascosi dietro ad una macchina e presi il telefono. Con mani tremanti chiamai Tayler ma sentii dei passi. Misi il telefono nella tasca posteriore dei jeans in vivavoce e sperai che Tayler rispondesse.
Mi alzai ma il metallo freddo e appuntito venne di nuovo a contatto con il mio collo.
''Dove volevi scappare?'' disse al mio orecchio facendomi rabbrividire.
Iniziai a urlare e dimenarmi.
''Lasciami'' urlai.
Avevo paura, terribilmente paura.
''Lasciami'' urlai di nuovo dimenandomi come una disperata.
''Zitta troia'' mi tirò uno schiaffo che mi fece bruciare tutta la guancia.
Per poco non persi l'equilibrio.
''Non mi fai paura, Trevor'' gli urlai in faccia ''Sei solo uno sfigato che crede di far paura con un coltellino''
Un bruciore assurdo mi invase il braccio.
Dal graffio che mi aveva appena fatto usciva una quantità di sangue talmente elevata che mi sentii svenire, ma non potevo cedere. Un dolore lancinante mi prese poi lo stomaco: mi aveva appena tirato una ginocchiata.
Non si fermò mica: mi tirò un pugno contro il mio zigomo.
Sentivo il sangue continuare a colare sul braccio, sentivo lo zigomo bruciare, lo stomaco mi faceva malissimo e a malapena riuscivo a respirare.
Risi. Una risata amara.
''Hai convinto chissà come Mike a portarmi qui. A sapere dove diavolo morirò, almeno'' rabbrividii per la frase che avevo appena detto.
''Ti farò un ultimo regalo prima di morire. Siamo a Venezia'' disse in un ghigno lasciandomi con gli occhi sbarrati.
''Venezia?'' chiesi a bocca aperta.
''Si, e il tuo caro Tayler conosce bene questo posto. Morirai proprio lì'' scoppiò a ridere.
E poi nulla. Vidi solo buio.

Tayler's pov
Tirai un pugno al muro fino a farne cadere un pezzo. Guardai la polvere per terra.
Ero un turbine di emozioni.
Ero orgoglioso di quella ragazza che aveva dimostrato tutto il coraggio del mondo affrontando Trevor per farsi dire il luogo in cui si trovasse e che avesse pensato di chiamarmi in chissà quale modo. Era così intelligente, furba, astuta e coraggiosa. Molto più di me, devo ammetterlo.
Ero preoccupato per la mia piccola. L'avevo sentita urlare con tutto il dolore e la paura che potesse provare. Le aveva fatto del male, l'aveva toccata e non potevo sopportarlo.
Ero incazzato perché non mi aveva dato retta quella mattina, perché si fidava di Mike, ero incazzato con Mike e con Trevor. Ma più di tutti con me stesso per non essere riuscito a proteggere la persona più importante della mia vita.

***

Chiamai Carter che portò la sua macchina da quattro posti e, pochi minuti dopo, stabo guidando alla velocità della luce verso Venezia.
Non volevo immischiare Erik in quella situazione. Avevamo messo nel bagagliaio delle pistole e dei coltelli che mi erano rimasti da quegli anni.
Dio, quella strada, quella città, mi facevano tornare in mente ricordi che volevo cancellare.
Vidi Carter afflitto dai miei stessi ricordi e poi vidi i miei occhi allo specchietto; erano rossi, rossi come non gli avevo mai visti. Rossi dalla rabbia, dalla preoccupazione, dalla delusione verso me stesso, dal terrore di trovare Emily morta.
''Tayler, amico...'' sussurrò Carter appoggiando una mano sulla mia spalla.
''Lo so, Carter, lo so. Ma non posso fare altro, o corro e spero che Emily sia ancora viva o rallento e rinuncio di sentire ancora la sua risata''
''Sai che ti stai uccidendo?'' disse preoccupato.
''Lo so, ma non è paragonabile al dolore che sto sopportando per Emily''

Emily's pov
Il braccio desto mi stava facendo terribilmente male, così anche la testa, lo stomaco, la schiena, e anche le costole.
Ero piena di lividi: alzai la felpa e constatai che il viola e io nero ormai ricoprivano gran parte della mia pancia.

Mi trovavo in un posto buio e che puzzava più delle ascelle dei tizi ciccioni che mangiano sandwich alle partite di calcio.
Ed era grave.
<<Potresti evitare per un minuto l'ironia? Giusto, ma la puzza è comunque nauseante>>
Non ero legata né nulla, ero solo sdraiata su un divano sudicio e scomodo.
I miei pensieri andarono subito verso Tayler e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Una trasgredí e scese silenziosa.
La asciugai e mi alzai: dovevo uscire da quel tugurio.

Sentii un rumore metallico, come se qualcuno stesse aprendo la porta.
Una luce fioca illuminò la stanza.
Trevor teneva in mano il mio telefono con la torcia accesa.
''Cazzo'' pensai tra me e me cercando di opprimere una voglia di tirarmi una sberla in fronte.
''Che, hai chiamato Tayler? Ora che pensi? Che ti stia cercando? Oh, piccola, ingenua, tenera bambina. Il tuo principe non ha risposto e manco ha richiamato'' disse per poi ridere
Mi cadde il mondo addosso.
Quelle piccole speranze che mi erano rimaste andarono ad affievolirsi.
Ero rimasta sola.
Ricacciai le lacrime che minacciarono di uscire e feci un passo in avanti imitando Trevor che aveva fatto lo stesso.
<<Avanti? Seria? Dovresti conoscermi ormai, non scappo a nulla. Tu sei pazza, ma ti stimo per questo.>>
''Ancora che vuoi fare la coraggiosa? Piccola, non hai la bacchetta come Hermione. Non hai nulla'' ghignó a un centimetro dal mio viso per poi tirarmi uno schiaffo.
Il suo alito mi fece nauseare e, senza badare al bruciore, ringhiai: ''Vatti a lavare i denti, mi faresti un favore, almeno morirei in pace''
Mi tirò un pugno sulla mascella che mi fece cadere istantaneamente.
''Puttana'' urlò tirandomi un calcio in pancia e se ne andò.
Sorrisi in modo amaro e sussurrai appena il buio mi circondó: ''Ferito nel profondo''

Iniziai a girare e rigirare per quella stanza tastando ogni angolo di muro, nonostante ogni singolo muscolo mi faceva male per qualunque minimo movimento.
Non volevo arrendermi e non l'avrei fatto fino all'ultimo secondo della mia vita, che fosse stato quel giorno oppure no.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

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