Capitolo 52

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"Tayler, smettila di urlargli contro in quel modo" sbraitai esausta.
"Emily, non ti intromettere, okay?" urlò a sua volta rivolgendomi uno sguardo di fuoco.
"Si che mi intrometto. I tuoi sono arrivati a casa da un'ora solo e già stai urlando contro a tuo fratello. Basta, ha capito" dissi abbassando un poco il volume.
Manuel mi guardava con espressione desolata seduto sul letto. Tayler invece era in piedi intendo a urlargli contro mentre io guardavo la scena da un angolo della stanza.
"No, Emily, lo sai anche tu. Non doveva entrare in questo casino. Ho cercato di proteggerlo in tutti i modi e lui manda tutto a puttane" urlò avvicinandosi a me e indicandolo con una mano.
Mi misi diritta.
"Non sapeva chi fossero. Non sapeva contro chi andava incontro. Non poteva saperlo" urlai indicandolo.
"Doveva stare zitto. Se un gruppo di persone armate ti chiede se conosci Tayler Walker devi stare zitto. Non è difficile"
"Lo so, ma uno non può pensare lucidamente in quella situazione" abbassai il tono rendendolo più dolce.
"E cazzo, i miei? Lo lasciano uscire di casa alle quattro di mattina. Ma ti sembra normale?" disse tirandosi indietro i capelli.
"Tu sei l'ultimo che deve parlare di questo" ringhiai puntandogli un dito contro.
"Sai cosa cazzo succederà ora?" chiese in un sussurro.
I suoi occhi divennero lucidi: chiaro segno che stava per piangere.
"Lo so" gli accarezzi la guancia.
"No, non lo sai" urlò staccandosi dal mio tocco "Rischio tutti i giorni di perdere te, Sharon e tutti gli altri, non mi serviva pure lui" manco diceva il suo nome "A voi posso peoteggervi, ma come diavolo faccio con lui? E con i miei? Dimmelo"
Si mise le mani fra i capelli tirandoseli con una furia disumana. Feci per avvicinarmi a lui ma fece un passo indietro.
"Perché mi respingi?" sussurrai sentendo gli occhi bruciare.
"Esci, Emily. Esci da questa stanza" disse apatico guardandomi negli occhi.
Aprii la bocca per dire qualcosa ma la richiusi. Cosa potevo dire? Mi lanciò un'occhiataccia fin troppo chiara: mi voleva fuori di lì.
Uscii a testa bassa.

Andai in salotto dove c'era Mary, la mamma di Tayler, in lacrime, mentre Patrick, il padre, era nero dalla rabbia. Sharon invece teneva la mano alla madre con gli occhi lucidi.
"Mary, ascolta, Tayler risolverà tutto. È forte sai? Hai fatto nascere un combattente,un eroe. Vi proteggerà. A te, a Patrick e a Manu" le dissi mettendomi in ginocchio di fronte a lei prendendole l'altra mano.
"Non ho bisogno di lui, è solo colpa sua" ringhiò il padre.
"Patrick, no" mi alzai mettendomi di fronte a lui.
Mi intimoriva. La sua altezza e quell'espressione dura, ti mettevano a disagio. Lo guardai dritto negli occhi.
"Ah no? Se non fosse stato per lui, a quest'ora non saremmo qui. Mio figlio in mano a dei delinquenti" sbraitò.
"La smetta" urlai.
A differenza di Mary, a lui davo del lei.
"È colpa sua" lo vidi irrigidirsi.
Con la coda dell'occhio vidi Sharon e Mary sbarrare gli occhi.
Poteva essere potente quanto voleva, poteva anche rovinarmi con una sola parola, ma non poteva parlare così di Tayler.
"È lei che l'ha spedito a Venezia, solo, nel periodo iniziale dell'adolescenza. È stato lei l'irresponsabile, non lui. Lui era solo un ragazzino che è finito nelle mani sbagliate dato che il padre se ne fregava altamente. Lei ha preferito la sua popolarità che suo figlio. Ha preferito cacciare suo figlio piuttosto di farsi definire "il padre del ragazzo sospeso da scuola perché si è scopato nei bagni una ragazza". O non è vero?" ringhiai.
Deglutii e non rispose.
Sorrisi soddisfatta. Colpito e affondato.
Mary e Sharon manco mi guardavano.
Perché lì dentro erano tutti condizionati da Patrick Walker? Tayler era l'unico che si era ribellato a quella sua mania di comandare tutti e tutto.
Presi la giacca di pelle e uscii sbattendo la porta.

Un messaggio mi fece bloccare davanti alla porta di casa.
Trevor: Vuoi salvare Manuel? Vuoi non portare alla rovina la felice famiglia Walker? Al Night, ora.
Me: Chi mi dice che non farai come le altre volte?
Trevor: Tu, sorellina, non hai ancora capito bene. Noi vogliamo te e Tayler. Gli altri non ci interessano.
Me: Sono quasi arrivata.
Trevor: Brava micetta.
Me: Chiamami ancora così e giuro che ti graffio quel bel faccino.
Trevor: Mi dispiace ma non posso scopare mia sorella, anche se mi ecciti in un modo incredibile.
Me: Mi fai schifo, come tuo padre.
Trevor: Ti vedo, bambola, sei sexy.
Respirai profondamente mettendo il telefono in tasca.
Conoscevo il Night: era il bar in cui Tayler mi aveva salvato il culo due volte.
"Sorellina" ghignò.
"Zitto" ringhiai "Che cazzo vuoi?" sbottai.
"Una birra?"
Alzai le spalle e gliela strappai dalle mani.
Ero esausta, non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi e, per affrontarlo, dovevo bere.

"Devi lasciare Manul in pace" ringhiai.
Avevo finito tutta la birra.
"Si, bambola, tra pochissimo sarà salvo" ghignò guardando il telefono.
Lo guardai confusa ma i miei occhi si chiusero immediatamente: una fitta allo stomaco mi aveva fatta piegare letteralmente in due.
"Cazzo" ringhiai tra i denti.
"Tre" ghignò.
La testa iniziò a girare.
"Due"
La vista si appannò.
"Uno"
Buio.

***

Tayler's pov

"Dove cazzo è?" sbraitai.
Iniziai a tirare pugni al muro ma venni fermato da Erik che mi accolse in un abbraccio.

Erano tutti lì: la mia famiglia al completo, i nostri amici ma, più importante di tutti, lei. Miriam Evans. In lacrime.
Erano passate cinque ore da quando era uscita di casa ed erano le otto di sera. Si stava facendo buio e lei non tornava.
Eravamo distrutti. Tutti.
"Basta, vado a a cercarla" sbottai prendendo la giacca di pelle.
"No. Da dove vorresti iniziare?" sbottò prendendomi per le spalle e bloccandomi al muro.
"E soprattutto non solo" disse Carter affiancandolo.
"No, non la lascerò da sola nelle mani di quegli stronzi" urlai spintonando Erik " E non metterò nessun altro nei guai" dissi guardando Carter.
Feci un respiro profondo.
"Siete tutti fuori. Voi non sapete nulla di questa storia di merda. Capito?" sbaritai.
Mi guardarono tutti a bocca spalancata.
"Capito?" urlai ancora.
Ricevetti da tutti un "si" con la testa.

Feci per uscire ma una mano si posò sulla mia spalla.
Mi girai furioso ma quando vidi gli occhi marroni come quelli di Emily mi bloccai.
Senza che me ne rendessi conto la trovai tra le mie braccia.
"Trovala, ti prego" singhiozzò contro la mia spalla.
Le accarezzai i capelli.
"La troverò" promisi.

Uscii e sbattei la porta.
Salii sulla Lamborghini e mi fermai a fissare il nulla.
Le immagini mi passarono velocemente davanti agli occhi. I suoi occhi che mi scrutavano, il suo sorriso,la sua risata contagiosa, le sue mani, le sue labbra dolci, i suoi capelli morbidi.
Le lacrime iniziarono a scendermi lentamente.
"Cazzo" urlai prendendo a sberle il volante "Bambina, aiutami a trovarla, te l'ho detto tante sere che non vivo senza di lei. Ti ricordi? Quando prima di entrare in casa mi fermavo a chiacchierare con te. Sembro uno psicopatico, lo so, ma sei la mia compagna di avventure. E ora la troveremo, me lo prometti?" dissi ad alta voce.
Accessi il motore e partii.

"Arrivo, piccola"

Ve l'ho detto che la tranquillità sarebbe durata per poco. Che succederà?
Non sarà facile sta volta, per niente.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora