Capitolo 68

6.1K 308 31
                                    

"Emily" sentii una voce urlare.
"Che succede?" borbottò Tayler.
"Emily" urlò ancora la stessa voce.
"Ma chi è?" chiese ancora.
"A saperlo" mugugnai.
Ci eravamo appena svegliati e non avevamo ancora collegato il cervello.
"Emily Evans" urlò ancora e sentii la porta sbattere.
I capelli arruffai, il pigiamone sporco di chissà quale schifezza, il trucco sbavato e il viso incazzato.
Miriam Evans in tutta la sua... bellezza mattutina.
"Mamma" urlai "Cazzo urli alle otto del mattino, ti è dato di volta il cervello?"
"A me? A te piuttosto" mi indicò con quell'unghia smaltata.
"A me? E perché mai?" sbottai alzandomi seduta.
"Si, che cosa è successo nella mia sala? E perché state dormendo insieme qui? E perché diavolo non mi ricordo nulla dalle sei di ieri pomeriggio?" chiese.
"Mamma, davvero non tu ricordi nulla?" chiesi sconcertata.
"No" scosse la testa.
Era troppo bello per essere vero. Miriam simpatica era solo la prima e ultima volta.
"Siediti, ti raccontetemo cose che potrebbero farti svenire" ridacchiai e si sedette sul letto lasciandomi un'occhiataccia.

***

"Cosa?" squittì "Non ci credo, che vergogna" divenne tutta rossa.
Miriam imbarazzata era un caso più unico che raro, più che Miriam simpatica.
Cosa stava succedendo al mondo? Ormai vedere un unicorno volare in casa, non mi avrebbe stupita.
"Si, mamma, ora usciamo?" chiesi roteando gli occhi.
La verità è che stavo trattenendo le risate.
Tayler ormai stava ridendo da un'ora, dal "mamma ieri ti sei ubriacata".
Forse per l'apatia con cui le avevo raccontato tutto o forse per la faccia di mia madre: stava già pensando al suicidio.
"Ascoltatemi bene" ci puntò il dito contro "Miriam Evans non si ubriaca, non piange per amore e non mangia due vaschette di gelato al cioccolato. Chiaro?" quasi urlò.
Tayler alzò le mani al cielo mentre io roteai gli occhi.
"E ora andiamo" sospirò.
Diedi un bacio veloce a Tayler sotto lo sguardo indagatore di mia madre.
Aprì la porta e fece per uscire.
"Miriam" cantilenai roteando gli occhi.
"Non chiamarmi col mio nome per intero" sibilò.
"Sisi" la liquidai con una mano "Le chiavi"
"Quali chiavi?" chiese stralunata.
"Oddio mamma, tu stai seriamente male. Le chiavi della macchina" urlai.
"Ah già, grazie" borbottò corrucciando le sopracciglia.
Che le prendeva? Stava davvero così male?
Lei non si dimenticava le cose e io, di certo, non gliele ricordavo. Io ero quella che si dimenticava lo zaino a casa alle elementari e lei era quella che si ricordava a memoria i miei compiti da fare per il weekend. Capite la differenza?

Tempo di entrare in macchina il telefono iniziò a vibrare.

Tayler: Ho una domanda.
Me: Cosa? AHAHA
Tayler: Che cazzo faccio io qui dentro?
Me: Ma che ne so io? Va che puoi uscire.
Tayler: Si, ma volevo assicurarmi che tua madre tornasse viva e senza graffi. E poi ha una promessa da mantenere.
Rimasi un po' su a pensarci. Quando finalmente collegai sbarrai gli occhi.
Stava alludendo al "ti scoperei sul pavimento".
Me: Questa è la volta giusta che ti lascio.
Tayler: Ma tu mi ami...
Me: Vuoi scoparti mia madre!
Tayler: Ma cosa hai capito? Io intendevo quando mi ha promesso di farmi una torta.
Me: Non mi prendere in giro eh, ti conosco fin troppo bene.
Tayler: Sono innocente io. Comunque, va bene, uscirò, ma promettimi di fare la brava. Seriamente, quella donna mi fa più paura ora che prima.
Me: Non è messa così male su...
Tayler: Male? Quella si taglia le vene davanti a noi.
Me: Tayler!
Tayler: Scherzo piccola. Ma sono seriamente preoccupato. Sei tu quella che si dimentica tutto, non lei.
Che vi avevo detto?
Me: Lo so, Tayler. Ma puoi capire che per me non è facile consolare mia madre. Dov'era lei quando stavo male io?
Sentii gli occhi pizzicarmi. Parlare del passato di rendeva troppo debole.
Tayler: Lo so, piccola. Ma tu sei una persona migliore di lei. E stai facendo anche troppo. Solo il fatto che tu sia in quella macchina è tanto. Ti chiedo solo di stare tranquilla e non esplodere ad ogni cosa.
Me: Sai che è snervante quella donna.
Tayler: Quella donna ha bisogno di te. E so che lei non c'è mai stata per te, ma tu non sei lei.
Me: Posso obbligarla a mettere un vestito corto e attillato? Ti prego. Basta che le dica che farebbe impazzire Robert e lo metterebbe senza nemmeno indugiare.
Tayler: Non riusciarai mai a fare la seria vero? AHAHA
Me: No AHAHHA
Tayler?
Tayler: Si piccola?
Me: Ti amo.
Tayler: Ti amo anche io, bambina.
Sorrisi.
Me: Perché "bambina"?
Tayler: Perché "piccola" lo avevo già usato.
Me: Sei un idota.
Tayler: Rompipalle.
Me: Cafone.
Tayler: Bisbetica.
Me: Stronzo.
Tayler: Nevrotica.
Me: Nevrotica? Sei serio? E tu sei rincoglionito.
Tayler: AHAHAH non rompere e scendi dalla macchina che siete arrivati
Alzai lo sguardo e sbarrai gli occhi quando mi ritrovai davanti Zara.
Me: Come hai fatto?
Tayler: Ho ancora la tua localizzazione.
Me: Sei inquietante. Levala.
Tayler: No, se ti succede qualcosa almeno riesco a trovarti.
Me: Uffa, mi sembri uno stalker.
Tayler: Divertiti, piccola.
Me: Spero che ti rubino gli alieni.
Sbuffai e aprii la porta.
"Come avete fatto a passare da dirvi "ti amo" a insultarvi?" chiese mia madre.
"Hai letto tutta la conversazione?" quasi urlai.
Ero estremamente infastidita: odiavo quando leggevano le mie conversazioni.
"Solo dal "ti amo", tranquilla" fece spallucce.
"Solo? Mamma è tutta la fottuta conversazione" sbraitai.
<<Almeno non ha letto la parte prima. Ma tu trovi sempre un modo per difenderla? Se serve per farti impazzire, si.>>
"Emily il linguaggio" disse mettendosi una mano sul cuore come se l'avessi pugnalata.
"Davvero mamma? Tu che volevi scoparti il mio ragazzo sul pavimento?" alzai le sopracciglia.
"Non riuscirò mai a farti dimenticare ieri sera, vero?" abbassò la testa.
"No e nemmeno a farmi moderare il linguaggio, come dici tu e tutti i prof" alzai le spalle.
Roteò gli occhi ed entrò nel negozio.
<<Che il divertimento abbia inizio. Divertimento? Inferno vorrai dire. Per te, per me sarà uno spasso.>>
"Secondo te che cosa dovrei mettermi?" mi chiese interrompendo la conversazione tra me e la mia fastidiosa coscienza.
"Tu che chiedi consigli a me? Non ero quella che si vestiva da maschiaccio?" alzai le sopracciglia sfidandola.
"Emily" cantilenò.
"Okay, okay" alzai le mani al cielo roteando gli occhi "Non lo so, mamma, io ho sei vestiti in croce. Tra cui quello nero, il primo che ho preso in vita mia. Quello bianco che mi ha regalato Tayler al mio sedicesimo compleanno. Quello rosso che ho usato per la sua festa dei diciotto e che praticamente ha scelto Erik. Quello rosa e argento che ha scelto Chloe e che ho usato a capodanno. Quello argentato che ho usato al compleanno di Allyson la puttana. E infine quello nero che hanno scelto le ragazze e non ho usato."
Sentii una leggera fitta al nominare il compleanno di Allyson, le ragazze e anche Erik.
"Perché mi stai dicendo questo?" chiese corrucciando la fronte.
"Vuoi dire perché sto parlando con te come se fossi un'amica? Non lo so, mamma, non lo so" dissi secca.
Abbassò la testa.
"Andiamo" fece un sorriso tirato e la seguii verso il reparto dei vestiti.
"Secondo me dovresti mettere qualcosa che gli faccia capire che cosa ha perso. Qualcosa di provocante ma sempre da Miriam Evans" alzai le spalle cercando di smorzare quella tensione.
"Non credo di aver capito" sussurrò.
"Facciamo così. Ci dividiamo, okay? Tu cerchi dei vestiti che ti piacciono. Io cerco dei vestiti che potrebbero piacerti ma che sono come li penso io. Va bene?" sorrisi.
"Va bene, grazie" sorrise a sua volta.
"Niente, mamma" le feci l'occhiolino e mi girai.
Tanto avrei scartato a prescindere qualsiasi suo vestito.

***

Fu una lunga scelta, lunghissima. Ma avevo trovato il vestito.
Avevo intravisto mia madre con tantissimi vestiti tra le braccia, mentre io ne avevo due, ma perfetti.
Vi stuperete ma uno era mio.
Era blu, sulla vita c'era una cintura in argento e, da lì, la stoffa cadeva morbida fino a sopra le ginocchia.
Quello per mia madre era un vestito elegante, lungo fino ai piedi di un colore porpora bellissimo e una profonda scollatura a V tra i seni lo rendeva provocante.
Era a dir poco perfetto.

"Allora? Fa vedere su, nel frattempo provati questo" le diedi il vestito color porpora.
Lo prese dubbiosa ed entrò nel camerino.
"Troppo elegante" borbottai prendendo il primo vestito e buttandolo sull'altra poltroncina.
"Elegantissimo, da vecchia, orribile, colore di merda" continuai a borbottare buttandoli via uno ad uno.
"Mamma, ma hai intenzione di respirare a quel matrimonio?" sbottai.
"Si perché?" urlò.
"Perché questo tubino è talmente stretto che manco una modella di Victoria Secret ci entrerebbe" borbottai guardandolo schifata.
"Meglio quello che questa scollatura" sbottò e uscì dal camerino.
Sbarrai gli occhi.
"Wow" dissi solamente in un soffio "Mamma, sei" deglutii "Fottutamente bella"
Era davvero così, era da rimanerci stecchiti. Il vestito, nonostante cadesse morbido, le risaltava quelle curve perfette. Poteva far uscire di testa qualunque uomo.
"Davvero?" abbassò la testa arrossendo.
"Davvero mamma, devi prenderlo" le presi la mano.
"Ma Emily, è un vestito da ragazza giovane, non da me" scosse la testa.
"Mamma, hai solo quarantadue anni" roteai gli occhi.
"E guarda questa scollatura" indicò la profonda V tra i seni.
"Non è volgare, è solo provocante"
"Non dico che è volgare, è solo troppo per me" borbottò.
"Mamma, basta" le tappai la bocca con la mano libera "Lo comprerai, che tu lo voglia o no"
"Okay" borbottò contro la mia mano che tolsi subito dalla sua bocca.
"E quello?" sorrise guardando il vestito blu.
"Per me" abbassai la testa.
"Provalo" sorrise.
"Credo di aver cambiato idea, metterò uno di quelli che ho a casa" scossi la testa.
"Provalo, ho detto" disse seria.
"Okay, okay, basta che non mi uccidi" alzai in aria le mani e presi il vestito.

Poco dopo uscii dal camerino e mia mamma sbarrò gli occhi.
"Sei bellissima" sussurrò.
Si era cambiata e si era sbarazzata dei vestiti che aveva inutilmente trovato.
Vidi i suoi occhi inumidirsi.
"Ehi mamma, che succede?" le presi entrambe le mani.
"È che mi odio" scosse la testa.
"Che stai dicendo?" corrucciai la fronte guardando quegli occhi riempirsi di lacrime.
"Sono stata una pessima madre" disse scoppiando a piangere.
"Lo sei stata" dissi annuendo con la testa.
"Non ti sono mai stata accanto" continuò.
"È vero"
"Non ti ho consolato nei momenti peggiori"
"Non l'hai mai fatto"
Sembrava non badare alle mie parole mentre le lacrime le scendevano sulle guancie.
"Non ti ho mai riservato una bella parola o una carezza"
"O un bacio" continuai.
"Non sono mai venuta a fare shopping con te"
"Già"
"Abbiamo perso diciasette anni solo per colpa mia"
"È vero, mamma, è tutto vero" tolsi una mano tra le sue per asciugarle una lacrima.
Mi guardò sconfortata.
"Ma ti voglio bene e questo non cambierà mai"
Scoppiò di nuovo a piangere e mi abbracciò.
"Ti voglio bene, bambina mia" sussurrò e io scoppiai a piangere con lei.

Aiuto, ora mi commuovo seriamente.
Comunque, spero che vi piaccia e, preparatevi, nel prossimo capitolo ci sarà il fatidico matrimonio.
All the love, -M

Un errore bellissimo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora