Capitolo 67

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Ed eccolo lì, accerchiato da quattro macchine. Lo vedevo a malapena dato che era chiuso nella Lamborghini nera lucida.
Che cosa potevo fare?
O attiravo l'attenzione su di me e ricominciavo a correre, oppure iniziavo a sparare come una pazza.
Siccome io e le decisioni non andiamo d'accordo, feci entrambe le cose.
Iniziai a sparare puntando le gomme delle loro auto.
Presi le prime due auto, quelle più vicine a me e quando sentii i motori partire, accesi quello della mia macchina e iniziai a correre, stranamente.
Almeno avevo fatto fuori due delle quattro macchine.
Ben presto le due rimaste mi raggiunsero mentre un'altra mi si era affiancata.
Guardai bene il conducente: Tayler.
Gli sorrisi e lui ricambiò facendomi un occhioino.

Li seminammo ben presto e Tayler scese dalla macchina alla velocità della luce, mi aprì la portiera, mi prese il polso per avvicinarmi al suo corpo e mi baciò con una passione che mi fece tremare le gambe.
"Stai bene?" gli chiesi infilando le dita tra quei capelli morbidi.
"Si, tu?" chiese dandomi un bacio sul collo.
"Bene" sorrisi.
"Come hai fatto a trovarmi? Avevo spento il telefono" chiese.
"Ti ho rintracciato con l'aiuto di Carter e Drake" feci spallucce e lui mi guardò a bocca spalancata.
"Andiamo a casa e ti racconto tutto che sta diventando buio" sorrisi e gli lasciai un dolce bacio sulla mascella.

***

"Sono in salvo, non devi più preoccuparti per loro" disse per la millesima volta.
Gli avevo raccontato tutto, anche quando mi ero inginocchiata.
"Dici?" chiesi corrucciando la fronte.
"Si, devi parlare con loro" disse.
"Mi odiano" scossi la testa.
"Ehi, no, non ti odiano. Ci stanno provando per dimenticarti, ma non ci riescono" mi prese il viso tra le mani.
Abbassai la testa facendo in modo che i capelli mi coprissero il viso distrutto.
Ma, ovviamente, il telefono suonò.
Risposi sbuffando.
"Che c'è, mamma?" sbottai.
"Domani ti aspetto davanti a Zara in centro. Ti voglio lì puntuale alle tre" disse secca.
"Ehi, frena, perché dovrei venire?" chiesi.
"Perché abbiamo un matrimonio e dobbiamo far vedere chi sono le Evans"
"Mamma, che sta succedendo?" chiesi seriamente preoccupata.
"Robert si sposa con la puttana con cui si è divertito a tradirmi. E ci ha invitate entrambe" sentii la sua voce rompersi.
"Mamma, dammi quindici minuti e sono lì" dissi dolcemente.
"No, tranquilla, sto bene" sussurrò.
"Stai per piangere, non stai bene, sto arrivando" chiusi la telefonata.
Guardai Tayler con una faccia da cucciolo bastonato.
"Okay, ho capito, prendo le chiavi e partiamo" roteò gli occhi e gli saltai al collo baciandolo.
"Scrollati koala, abbiamo una Miriam Evans depressa da consolare" ridacchiò stringendomi di più a sè.
"Sei contradditorio"
"E tu sei insopportabile" sbottò.
"Ma mi ami comunque" feci un sorrisetto orgoglioso.
"E invece no" scoppiò a ridere e uscì dalla nostra stanza.
"Aspetta che Miriam si riprenda e te la farò pagare" urlai seguendolo
"Sisi" mi liquidò
Sconvolta. Ero totalmente sconvolta. Chi si credeva di essere? Mi sarei vendicata. Una vendetta lenta e dolorosa.

Poco dopo avevamo di fronte Miriam Evans in tutta la sua depressione.
"Oh mio dio. Ma tu non eri mica in fase 'è uno stronzo, lo odio e non mi interessa niente di lui'?" quasi urlai quando la vidi in pigiama.
In pigiama, ragazzi!
"Sono ancora in quella fase" piagnucolò.
"Oh no, mamma, sei scesa alla fase iniziale. Sei peggio di me a Clash Royale" borbottai.
"A cosa?" squittì.
"Nulla, mamma" ridacchiai.

Mi sedetti sul divano e le presi le mani tra le mie.
"Allora? Cos'è sta storia? Con te è stato anni e non ha voluto sposarti e ora si sposa con quella puttana? Davvero?" già mi stavo innervosendo.
"Emily, credevo di averlo superato, ero nella fase che tu avevi definito "positiva", perché ora sto così?" piagnucolò.
"Mamma, non è così facile. Hai superato la fase della disperazione totale, dell'apatia, della disperazione un po' meno totale, del senso di solitudine e abbandono. Sei arrivata alla fase "posso essere felice" e finalmente hai raggiunto quella dell'odio. Di solito arriva l'indifferenza, solo che tu sei scesa di colpo. È un po' come il gioco dell'oca. Hai presente quando arriva la casella del "torna al via"? Ecco è uguale" sorrisi.
"Come fai a sapere queste cose?" chiese.
"Perché le ho passate anche io" sorrisi comprensiva.
"E come hai fatto totalmente sola?" vedevo nei suoi occhi la delusione. La delusione verso sè stessa.
"Mamma, ora sei importante tu, cerchiamo di dimenticarci di quell'idota e domani andiamo a prendere un vestito che gli farà capire chi cazzo ha perso" le feci l'occhiolino e lei scoppiò a ridere.

Un errore bellissimo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora