Capitolo 56

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"Andiamo ad allenarci e Samantha va a fare la spesa, vieni con noi?" urlò dall'altra parte della porta Sara.
"Ma ti hanno delegata come urlatrice di notizie alle sette di mattina?" sbraitai "E no, la risposta è sempre quella"
"0referisci davvero morire di solitudine e di fame in questa casa che a uscire con noi?" urlò.
"Esatto" sbottai "E ora evapora"

Tirai fuori dal reggiseno il foglietto e guardai i disegni sbilenchi che avevo fatto alle chiavi.
Se quella della sala non andava in cucina, voleva dire che ce n'era un'altra. Ma dov'era?
La sera prima, dato che Morfeo aveva ufficialmente deciso di abbandonarmi, mi ero messa a controllare centimetro per centimetro la mia camera, ovviamente non avevo trovato nulla. Non erano così stupidi.

Scesi in cucina e trovai Samantha intenta a mettere i piatti nella lavastoviglie.
"Oggi vado a fare la spesa e poi vado a mangiare fuori con delle mie amiche, sarai sola tutto il giorno. Non curiosare troppo e non fare danni, Evans" ringhiò.
"Lei non mi deve parlare in questo modo, non è nessuno" ringhiai a mia volta puntandole il dito contro.
Era molto più alta di me ma se credeva di potermi parlare in quel modo, si sbagliava di grosso, nonostante le dessi ancora del lei.
"Mocciosa" sussurrò cercando di non farsi sentire.
"Puttana" dissi tranquillamente alzando il volume.

Poco dopo uscì e io mi misi al lavoro come sempre: prima dovevo finire col bagno del primo piano. Ero stata bloccata sul più bello, come dimenticarsi quella serata? Credo di essere morta tre volte di fila.
Tirai di nuovo tutti i profumi di miss Mondo alla ricerca di qualunque cosa potesse servirmi, anche un misero foglietto.

Ma nulla, in bagno non avevo trovato nulla. Solo trucchi, profumi, creme, trucchi e ancora trucchi.

"Tocca a te, fratellino" ghignai finendo di rimettere a posto le ultime creme.
Ci credete che avevo trovato una crema apposita per le ascelle? Nel senso che c'era scritto "per ascelle". Da brividi, davvero, quella donna era assolutamente fissata.

Entrai nella stanza di Trevord e rimasi sconvolta. Era di un ordine agghiacciante. Tutto era minuziosamente in ordine, al proprio posto, pure il letto era fatto perfettamente.
O quel ragazzo era un maniaco dell'ordine oppure era un perfettino del cazzo.
Sarebbe stato più difficile di quello che pensavo, dato che si sarebbe accorto di qualunque diversità, quindi decisi di andare prima nella camera della coppietta dei miei stivali.

Indovinate? Altre creme. Quella donna era fissata. Mi metteva una certa inquietudine.
Dietro le tende, sotto i vestiti, nelle scarpe, tra le cravatte, nel vaso, sotto il maerasso del letto... avevo cercato ovunque.
Fino a quando, in un momento di ira, avevo messo da parte l'imbarazzo e avevo curiosato nell'intimo della puttana.
E bingo, un foglietto con dei numeri, probabilmente un codice. Che cosa aprisse? Beh, diciamo che a quello non ci avevo ancora pensato.
<<Sei un caso perso.>>
Ma avevo una strana sensazione, come se in quella stanza ci fosse qualcos'altro.
Non potei continuare dato che sentii la porta di casa aprirsi.
Uscii sulle punte dei piedi e scesi la scale.
"Emily" salutò.
Feci un cenno con la testa.
"Perché mi odi?" chiese.
"Perché Brandon ha sempre tradito mia madre con lei. E solo il fatto che lei stia con quel mostro, per me è già motivo di grandissimo odio" sbottai "Non pranzo oggi" dissi cercando di regolarizzare il respiro per la sfuriata "Può andarsene anche ora, non ho bisogno nè di lei nè di nessun altro" ringhiai.
"E Tayler?" ghignò.
"Non osare mai più a nominarlo o ti giuro che ti strappo quei capelli finti che hai. Uno ad uno" scandii bene le parole.
"Almeno ora mia dai del tu. Metti a posto la spesa, visto che ci sei" ghignò e uscì sculettando.
La odiavo.

Rimisi la spesa a posto e, arrivata alla credenza vidi di nuovo il piccolo cassetto o qualunque cosa fosse.

Ritornai in camera e ripresi il bigliettino di carta. Poi presi dal reggiseno il mio foglio e ci scrissi il codice.
Oltre a due chiavi avevo pure un codice.
Cosa nascondeva quella famiglia? Speravo in una stanza che conteneva tutto quello che cercavo, ma quella storia stava diventando troppo contorta.
Mi dedicai di nuovo a quella stanza. Oltre a quell'odore di sesso, e non scherzo, c'era quell'odore che diceva "nascondo ancora tanto".

Ma nulla, era come cercare un ago in un pagliaio e stavo totalmente impazzendo.
Diamine solo a me sembrava paranormale quella situazione?

E poi c'era Tayler. Chissà come stava, se mi stava cercando. Erik, Crystal, Carter, Sharon, Chloe, Sidney, Hanna, Andrew, Cameron, Drake, Manuel e mia mamma. Come stavano? Erano preoccupati per me? O si erano già dimenticati della caotica Emily?
A quel pensiero mi si strinse il cuore. E se Tayler si era dimenticato di me? Se si era arreso e aveva trovato di meglio? Se i miei sogni erano solo frutto della mia speranza?
Mi vennero le lacrime agli occhi a quei pensieri.
"Non piangere, Emily, non piangere" dissi ad alta voce alzando gli occhi al cielo cercando di bloccare quelle lacrime che mi ero ripromessa di non versare.
Ma che potevo fare in quel momento? Quando mi sentivo sola e abbandonata da tutti? Avevo combattuto fino a quel momento, ma mi stavo già arrendendo ed era solo il quarto giorno.
Chiusi gli occhi.
Ero rimasta davvero sola?

Tayler's pov

"Dopodomani c'è una corsa qui a Milano" dissi ai ragazzi.
"E hai intenzione di andarci?" chiese Erik.
"Si, magari c'è Brandon" risposi sicuro.
"Non ci andrai solo" continuò Carter.
"Ne abbiamo già parlato" borbottai roteando gli occhi.
"Tayler" cantilenò Andrew.
"Fatti aiutare" continuò Drake.
"No" urlai sbattendo il pugno sul tavolo e facendo sussultare anche le ragazze sedute sul divano.
Mi alzai e uscii furioso.

Ormai era così. Mi partivano gli scatti di ira e mandavo tutti a fanculo.
Mi mancava, okay!?
Mi mancava terribilmente tanto.
Non sapevo dove si trovasse, con chi, perché e soprattutto come si sentisse. Forse si sentiva sola, abbandonata. Forse credeva che avessimo rinunciato, che avessimo smesso di cercarla.
Invece no. La cercavo giorno e notte. Tornavo a casa solo per un'ora, tanto per mangiare, ricaricare il telefono e tirare su di morale tutti.
Mi mancava. Tanto. Terribilmente tanto.
Non riuscivo a respirare senza avere una fitta al cuore subito dopo, non riuscivo a sorridere e nemmeno a dormire.
Mi sentivo un vegetale.

Emily's pov

Stavo di merda. Di merda. Una merda grandissima.
Era passato un giorno. Non avevo mangiato, avevo bevuto in tutta la giornata un bicchiere d'acqua e non avevo dormito praticamente per nulla.
Stavo di merda, tanto per cambiare.

Come se non bastasse Sara iniziò ad urlare come sua abitudine di primo mattino. Avevo la testa che mi stava scoppiando e non era assolutamente giornata.
"Sara, evapora, oggi è ancora peggio di ieri, ti avviso" urlai massaggiandomi con le dita le tempie per cercare di alleviare il dolore lacinante.
"Emily, non mi interessa un cazzo del tuo umore, sta sera abbiamo una corsa a Milano e partecipererai" sbottò.
"Dì a Brandon che non ho intenzione di uscire da sta stanza" sbraitai facendo aumentare solamente il mal di testa dato che Miss "so solo rompere le palle di prima mattina" non si mosse.
"Sai che è meglio non contraddirlo. Poi fai tu. All'una e mezza a pranzo, poi ci cambiamo e per le quattro dobbiamo essere in macchina. Non tardare o papà si incazzerà" impose e se ne andò.
"Cazzo" sbraitai prendendo il cuscino da sotto la mia testa per lanciarlo contro il muro "Vaffanculo" urlai.
Dovevo sfogarmi. Ne avevo bisogno, oppure mi sarebbe venuta una crisi di nervi, o peggio.

Spero che vi piaccia.
All the love, -M

Un errore bellissimo 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora