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"Mi mancherai papà, mi mancherai come l'aria" dissi quasi sotto voce. " Anche tu piccolina, tieni d'occhio la mamma, quella fa la forte ma non appena partirò farà diventare la nostra casa una piscina di lacrime" gli sorrisi sperando non fosse l'ultimo. Mi allontanai dai miei genitori, forse per ammirarli meglio. Si guardarono per un tempo illimitato. Non si dissero nemmeno una volta "ti amo" o "ti aspetto a casa", solo un bellissimo gioco di sguardi che andava oltre ad ogni parola che in quel momento poteva apparire superflua. Un tenero bacio ed un abbraccio, poi tutto il suo plotone salì su quell'aereo. Destinazione? Afghanistan.

* * * * *

Mi chiamo Julia Davinson e ho 18 anni, vivo a Toronto con la mia famiglia. Ci siamo trasferiti qui dal Ohio per problemi lavorativi di mio padre, fa il militare. Non lo vedo molto spesso, credo che in un anno io lo riesca a vedere circa per un mesetto scarso. E' dura, soprattutto per me e per mia mamma. Ho un fratellino più piccolo, Mark, al quale non so più cosa raccontare, ha 5 anni, ma non è stupido. Molte cose le inizia a capire, e questo non ci facilita il lavoro. Semplice ragazza, proveniente da una semplice famiglia. Voti discreti a scuola e qualche passatempo che mi riempie le giornate ogni tanto. Ho avuto un passato un po' difficile, all'età di 4 anni mi hanno diagnosticato un brutto male e beh..  mi hanno imbottito di qualsiasi cosa potesse sembrare un farmaco, non si davano per vinti fino a quando non avessero trovato una cura per lo meno da far stabilizzare la mia malattia, e in qulche modo ce l'hanno fatta. Ma se da un lato la malattia piano piano sta regredendo, dall'altro la terapia mi ha fatto guadagnare un bel po' di chili che ora rappresentano il mio ostacolo più grande.

* * * * *

"Julia allora come procedono i preparativi per il ballo d'inverno" mi chiese la preside.

" Bene, ma non benissimo, oggi sono da sola, Tom aveva da fare e beh.. il lavoro sta andando a rilento" dissi con tono dispiaciuto. 

"Devo ancora accordarmi con il DJ , trovare le decorazioni giuste e manca poco meno di un mese, non credo di farcela da sola" aggiunsi affranta.

"Julia poco meno di un mese è abbastanza per creare qualcosa di decente e non lasciare i tuoi compagni a bocca asciutta, avrò ricevuto migliaia di mail da parte dei miei studenti dove chiedevano conferma per il ballo. Non vorrai disdire tutto!" affermò la preside preoccupata.

"No affatto, il ballo si farà, e non sarà decente, ma indimenticabile. Non voglio essere allo stesso livello della Columbus" feci una faccia disgustata "quelli non riuscirebbero ad organizzare un ballo decente neanche con tutto il tempo del mondo a disposizione" dissi con tanto di risatina. 

"Ti serve una mano quindi?" chiese la donna. 

Ma nooo non mi dire, sai anche ragionare Preside Collins, non lo avrei mai detto. 

"Credo mi farebbe comodo un aiuto, quattro mani sono meglio di due" dichiarai. 

"Ok farò il possibile, ti comunicherò il tuo nuovo assistente, con Tom ci parlo io. Ti lascia da sola troppe volte ultimamente" affermò. 

"Ora se non le dispiace cerco di sistemare tutto nel magazzino della palestra prima che inizino gli allenamenti di basket". 

La vidi, anzi la sentii andare via, grazie ai suoi stra maledetti tacchi. Fanno un suono assordante. Grazie ai miei pensieri, andai a sbattere contro qualcosa, in quel momento pensai al numero esatto di pezzettini in cui la mia palla da discoteca si potesse rompere. Successe tutto in un secondo, mi tappai gli occhi, ma non sentii nulla solo un "Dai Shawn lascia stare la palla di lardo". Aprii gli occhi e dopo aver ringraziato quel ragazzo che non ebbe il coraggio di controbattere, me ne andai trattenendo le lacrime.

"Mamma sono a casaaaa" urlai.

"Juli siamo in cucina, vieni a vedere Mark ha preparato i biscotti, sta diventando grande il nostro ometto" affermò fiera mia mamma.

Corsi su per le scale a prendere la mia macchina fotografica, me la regalò mio padre due anni fa al mio compleanno con la richiesta di cercare di immortalare tutti i bei momenti che lui si sarebbe perso e di inviarglieli tramite Skype così si sarebbe sentito più a casa. Aprì la porta della cucina e un Mark tutto pieno di farina e marmellata mi si presentò davanti.

"Guarda Julia, secondo te papà questa sera torna a casa per assaggiare i miei biscotti?" dopo questa affermazione guardai mia madre e gli risposi " Vedrai tornerà come fa Babbo Natale, non lo senti ma lui arriva. Domani mattina scendiamo insieme a vedere se sono stati mangiati questi biscotti. Mettine tre, papà sarà affamato dopo aver combattuto contro tutti quei cattivi, e anche un bicchiere di latte.. papà adora il latte" gli baciai la fronte e gli presi la manina per portarlo in bagno.

"Julia dimmi la verità, papà tornerà a casa presto?" disse Mark. 

"Certo peste, papà tornerà presto, solo starà via un po' di giorni, non preoccuparti.. " affermai. 

"Starà via 50 giorni?? 50 giorni sono tantissimi, la mia maestra dice che 50 è un numero gigantimissimissimo" gesticolò con il suo carro armato dentro la vasca 

"Si Mark, starà via 50 giorni poi papà torna.." gli dissi. Vedevo la luce nei suoi occhi e non potevo dirgli che quei 50 giorni non erano nemmeno la metà. Magari.





Io e beh.. ShawnyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora