Si sentiva sporco. Ne aveva ovunque: sul viso, sulle braccia, sulle mani.
Aveva bisogno di ossigeno, ne aveva bisogno di tanto, respirava affannosamente cercandone sempre di più.
Passò le mani sul viso cercando di grattare via la sporcizia invisibile.
<<Per oggi può bastare così, in questa stanza avrai un pasto caldo e dell'acqua. Puoi dormire sulla panca e rinfrescarti con l'acqua del lavandino>> annunciò Cassandra, ma Edgar non sentì nemmeno una parola.
Mentre la luminosità della stanza iniziava ad affievolirsi, rendendo il bianco più sporco e spento, nella mente di Edgar ronzavano sempre le stesse parole: "Faccio schifo, faccio schifo, non sono nulla, faccio schifo...".
Era rannicchiato su se stesso e il suo corpo era in preda a forti convulsioni.
Continuò così per un ora o due, fino a quando non si ritrovò steso a pancia in su sul pavimento, fissando il soffitto a quadretti con sguardo spento.
Involontariamente decise di alzarsi e di avvicinarsi al grande lavabo. La testa gli girava in grossa maniera.
Quando alzò lo sguardo, vide qualcuno di fronte a se che lo stava fissando: aveva i capelli di un rosso scuro, quasi violetto, gli occhi spenti e castani, e un viso pallido come la neve.
Edgar si fissò allo specchio, non ricordava quando fosse stata l'ultima volta in cui si era riflesso.
Si sciacquò il viso con acqua gelida, e prese uno degli asciugamani che si trovavano accanto al lavabo.
<<Non... N-non c'è una doccia, q-qui?>> chiese con un filo di voce.
<<Nell'angolo a destra della stanza, ti forniremo dei vestiti puliti>> disse Cassandra col solito tono sicuro.
D'un tratto, dalla parete spuntò una doccia ad angolo.
Edgar si guardò intorno prima, e mentre si stava spogliando, Cassandra disse:
<<Hai tutta la privacy necessaria, puoi stare tranquillo>>.
"Non importerà molto la mia privacy quando mi ammazzerete" pensò Edgar.
Entrato in doccia trovò shampoo e bagnoschiuma.
A casa doveva sempre far presto quando doveva lavarsi: faceva parte di una famiglia numerosa, e ora che aveva la doccia tutta per se, decise di rimanere sotto il getto di acqua calda per tutto il tempo che gli pareva, in modo da lavar via lo sporco invisibile che si sentiva ancora addosso.
Quando uscì dalla doccia e si rivestì, decise di mettere qualcosa nello stomaco.
Ma appena vide il pasto caldo che quelli del governo gli avevano servito, si allontanò impaurito dall'altra parte della stanza.
Era un semplicissimo primo piatto italiano, seguito da sugose ali di pollo, e come dessert finale un cornetto ripieno di Crema.
"Come hanno saputo che sono i miei piatti preferiti?" Pensò, inquietato.
<<Cassandra, non mi sembra di aver risposto a nessuna domanda personale, come fate a sapere...>>
<<Dovresti mangiare Edgar, quello che ti aspetterà sarà abbastanza faticoso, mettiti in forze>> lo troncò subito Cassandra.
Edgar prese il vassoio con le varie pietanze e masticò con cura ogni morso.
Dalla parete di fronte a lui uscì un piccolo cassetto.
Edgar si avvicinò per controllare e poggiò lì il vassoio vuoto, dopodiché si stese sulla panca fredda e chiuse gli occhi.
Ma poi disse:
<<Se sopravvivo a tutte le prove, cosa succederà dopo?>>.
<<Ti ho già informato del fatto che la tua famiglia riceverà una somma di denaro>> rispose con tono pacato Cassandra.
<<Si, ma poi?>> continuò a chiedere.
Per qualche secondo non ci fu nessuna risposta, ma poi Cassandra disse, incerta:
<<Sarai libero di tornare a casa. Ora ti consiglio di dormire, entro qualche ora ti sveglieremo per la prossima prova>>.
Edgar sospirò pesantemente e provò a chiudere gli occhi, cercando di non pensare a tutto ciò che poco prima aveva affrontato.
"Era solo un bambino... cosa ho fatto..." pensò, mentre gli occhi iniziarono a lacrimare...<<In piedi Edgar, svegliati>> disse Cassandra.
La luce abbagliante irritò gli occhi gonfi di Edgar.
Il ragazzo si alzò dalla panca, e si diresse al lavabo. Bagnò il suo viso con molta acqua fredda, così che potesse svegliarsi completamente.
Asciugò il viso e girò su se stesso: sobbalzò quando vide che la panca su cui aveva dormito era sparita, e con essa anche la parete su cui era attaccata.
La stanza sembrava essersi allungata di parecchi metri, in lontananza vide su un piedistallo un lucente pulsante nero.
<<Questa nuova prova consiste di arrivare fino al pulsante nero, premerlo per poi cadere nella prossima stanza>> spiegò Cassandra.
"Ma... sembra semplicissimo..." pensò Edgar.
Pochi metri davanti a lui una sezione del pavimento si abbassò notevolmente, mentre ancora più avanti, dal soffitto si calarono dei pali a cui erano attaccate delle lame roteanti.
Delle strisce sottili e nere uscirono dalle pareti laterali.
<<Beh, penso tu abbia capito cosa devi fare per arrivare alla salvezza. Sul fondo dei burroni troverai degli spuntoni affilati, se cadrai porrai fine all'esperimento. Buona fortuna, Edgar>> spiegò Cassandra.
Non era mai stato bravo negli sport, la vita sedentaria lo aveva sempre salvato da strappi muscolari e fratture varie.
<<Ah Edgar, la parete alle tue spalle sarà munita di spuntoni, hai 5 minuti di vantaggio, dopodiché ti inseguirà fino a che non ne sarai trafitto, o finché non premerei il pulsante.>> spiegò Cassandra.
Il ragazzo ormai sembrava essersi abituato alla continua ansia depositata nel suo petto.
<<Hai 5 minuti, da adesso>> disse Cassandra.
Edgar iniziò a correre velocemente, respirando regolarmente.
Dopo decine di passi, sentì il pavimento cedere da sotto i piedi, e a grandi balzi avanzò lungo la stanza.
Non si accorse che poco più avanti c'era un burrone profondo. Non avendo modo di prendere la rincorsa, notò un paio di strisce nere sulla parete alla sua sinistra: si avvicinò quanto più poté e con un piccolo balzo tentò di appendersi ad essa.
Sentì i muscoli delle braccia indurirsi e bruciare nel reggere il peso del suo stesso corpo, e sentiva la pelle stendersi sulle costole.
Poggiò i piedi sul muro e si mosse di lato, passando ad un'altra striscia nera, che, una volta percorsa lentamente, lo portò dall'altra parte del burrone.
<<Mancano 2 minuti Edgar>> avvertì come al solito Cassandra.
Il ragazzo corse velocemente, saltando piccole porzioni di pavimento cadute che portavano solo ad altri spuntoni affilati. Il pulsante sembrava vicino, davvero tanto vicino.
A passo svelto camminò fino ad arrivare ai pali con le lame rotanti, e fu lieto di notare che per almeno 2 metri il pavimento non sembrava avere nulla di pericoloso.
<<Un minuto>> annunciò Cassandra.
Edgar indietreggiò di qualche metro e si fermò ad osservare le lame rotanti: un paio di esse erano ammaccate, ruotavano male rispetto alle altre.
Ogni lama aveva almeno 30 centimetri di spazio l'una dall'altra, e se fosse riuscito a scivolare sotto quelle due in basso ammaccate, sarebbe stato in salvo.
<<Tempo scaduto>>.
Dal punto in cui Edgar era partito, un muro completamente rivestito di spuntoni si avvicinava velocemente a lui. Non aveva tempo di pensare.
Entro alcuni secondi il muro si ritrovò a pochi metri da Edgar, che prese a correre all'impazzata, scivolando in mezzo alle due lame ammaccate.
Sentì le lame superiori sfiorargli la testa, ma appena superate le due pale scattò verso il pulsante nero, e lo premette con forza. Il pavimento scomparve da sotto i suoi piedi, e cadde urlando trionfante.
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The Fall
Mystery / ThrillerEdgar si ritrova in una stanza misteriosa. Scopre da subito di essere una cavia per un esperimento del governo americano. L'esperimento consiste nel affrontare varie prove, che metteranno Edgar in condizione di compiere scelte brutali, estreme ed eg...