Capitolo 6

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"Li distruggerò tutti! Uscirò di qui e glie la farò pagare a questi stronzi!" Pensò Edgar mentre cadeva.
Atterrò dolcemente al centro della stanza, ritornata nelle dimensioni delle prime.
<<Ben fatto Edgar, ora ti converrà riprendere un po' di fiato: per la prossima prova ti servirà>> disse Cassandra.
<<Devo premere qualche pulsante quando sarò sott'acqua?>> beffeggiò Edgar.
<<Mmh... non proprio così. Questa prossima prova consiste nel dover sopravvivere a una scarica di fuoco, passare alla prossima stanza senza bruciarsi>> disse Cassandra.
<<Ormai queste prove hanno preso tutte la stessa piega, sto iniziando ad annoiarmi, cara Cassandra>> disse Edgar ironico.
D'un tratto, la stanza in cui si trovò riprese la forma di quella precedente, ma questa volta non c'erano ostacoli da superare, solo un lungo corridoio da percorrere, sicuramente correndo.
In fondo vide un piccolo puntino nero, il pulsante che sarebbe servito a passare alla prova successiva...
Eppure Edgar sentiva qualcosa di strano, percepiva un che di diverso...
Alle sue spalle, dal pavimento spuntò un lungo è sottilissimo ago d'argento che si fermò più o meno all'altezza della pancia di Edgar.
Una piccolissima fiammella spuntò dalla punta, mentre dalla parete alle spalle del ragazzo uscì un lungo tubo nero, dal diametro di un pugno.
Bastò un secondo e quella piccola fiammella divenne un alito di fuoco, che arrivava a pochi centimetri da Edgar.
Il ragazzo fece un balzo indietro per evitare che il fuoco gli bruciasse il braccio destro, e iniziò a indietreggiare mentre quell'alito di fuoco iniziava man mano ad aumentare, spingendosi sempre più verso di lui.
Edgar iniziò a correre, mentre sentiva il fuoco caldo avvicinarsi a lui espandendosi sempre di più nella stanza: ormai c'era fumo ovunque.
Non osò girarsi indietro per guardare, non voleva ustionarsi il volto, tanto vicino che era il fuoco.
D'un tratto fu come stare in piena nebbia: Fu molto difficoltoso respirare con tutto quel fumo, il caldo opprimente rendeva la fronte di Edgar bagnata di Sudore, e una tosse dolorosa si abbatté sul giovane ragazzo.
Portò la manica della sua maglia nera fino alla bocca per far filtrare l'aria, mentre correva sempre più velocemente.
Fortunatamente l'adrenalina fece passare il dolore ai muscoli, messi sotto sforzo dalle varie prove.
Cercando di respirare regolarmente, scattò ancora di più verso il pulsante mentre la nebbia di fumo iniziò a scemare, e il calore del fuoco si allontanava di qualche metro.
Si precipitò sul pulsante nero lucido, e quasi urlò quando vide esso precipitare dal piedistallo, rimbalzando a terra come una palla da tennis.
Edgar vide un muro di fuoco avvicinarsi a lui, e si accovacciò sul pulsante, premendolo con forza sperando che di lì a poco il pavimento potesse cedere, portandolo alla nuova prova.
Ma ciò non accadde.
Edgar si alzò e con forza lanciò il pulsante contro la parete, urlando di rabbia.
<<Cazzo! Siete dei luridi stronzi! Io vi ammazzo!>> urlò mentre con rabbia riempiva la stessa parere di pugni.
Non ricordava di essere forte, tanto forte da riuscire ad ammaccare la parete.
Solo allora Edgar si rese conto che le pareti della stanza erano composte da pannelli, e lui ne aveva quasi distrutto uno.
Il fuoco si stava avvicinando imperterrito, e mentre la nube di fumo lo invase nuovamente, poggiò le dita sui bordi del pannello ammaccato e lo tirò via creandogli un passaggio per un lungo corridoio oscuro.
Passò attraverso il buco che aveva appena creato, e aria fredda e pulita invase i suoi polmoni...
Tossì mentre dal passaggio iniziò ad entrare altro fumo e il fuoco lo avrebbe ancora raggiunto.
Si ritrovava in un corridoio poco illuminato, alla sua sinistra grossi tubi proseguivano nell'oscurità.
Edgar sentì in lui la speranza di un evasione, sarebbe uscito da lì e avrebbe denunciato tutto. Quell'orrore sarebbe finito, a breve...
Proseguì a passo svelto lungo il corridoio, e seguì i tubi fino a che non si ritrovò dinanzi una discesa. Con cautela percorse la discesa: ormai il fumo e il fuoco dovevano essere lontani, era fuori dall'esperimento.
Arrivato alla fine, Edgar proseguì per qualche altro metro, fino a che non riuscì a vedere dei bagliori di luce.
Corse verso di essi, e capì di ritrovarsi dietro dei pannelli di un'altra stanza.
Si sedette e con potenti calci cercò di sfondare la parete.
Un pannello cadde e strisciò attraverso il nuovo passaggio, ritrovandosi in una nuova stanza completamente bianca, identica a quelle in cui era passato poco prima.
Ma non era solo.

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