6. Shane

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Alice


Quando la mattina del ventisette agosto suona la sveglia ho già gli occhi aperti da un po'. Oggi inizio il primo anno di università, mentre mia sorella Trixie l'ultimo.
Mentre più tardi mi sto preparando, sento la voce di Marcie chiedermi:
«Sei pronta, Alice?»
«Quasi.» rispondo, voltandomi verso di lei che è sulla soglia della porta insieme alle altre mie sorelle.
Le guardo con nostalgia, come se ancora prima di partire già sentissi la loro mancanza.
«Ci mancherai tantissimo.» salta su Marcie.
Marcie si avvicina a me e mi abbraccia. Un attimo dopo anche Laurie, Valerie e Annie mi abbracciano.
«Avanti, ragazze, sto andando solo al college, a dieci minuti da qui. Potrete venirmi a trovare quando volete.» dico, ma effettivamente anch'io sentirò molto la loro mancanza.
«Ma non vivrai più con noi, non potrai più darci consigli. Avrai tanto da studiare e conoscerai delle persone nuove, e magari avrai anche un ragazzo.» esclama Marcie.
«Dai, Marcie, non è la fine del mondo. Anche tu il prossimo anno sarai nella mia stessa situazione. Tutte lo sarete più avanti.» affermo, mentre sciogliamo l'abbraccio.
«Già.» dice Laurie.
«E speriamo di rimanere tutte in zona, perché non potrei sopportare di avervi a tanti chilometri da casa.» salta su Valerie.
«Neanch'io.» dice Annie, con sguardo triste.
«D'ora in avanti sarà Marcie la vostra sorella maggiore. Lei potrà darvi tantissimi consigli, perché so che ne è capace. Certo, finché anche lei non andrà al college.» affermo.
Marcie mi sorride e mi abbraccia di nuovo, ma più forte.
«Prometti che ci sentiremo su Whatsapp, per messaggio, su Skype...» dice Laurie.
«Ve lo prometto, ragazze. Vi voglio un mondo di bene.» esclamo, guardandole una ad una.
«Anch'io.» dicono le mie sorelle all'unisono.
Mentre raggiungo la Pepperdine University insieme ai miei genitori, penso alle mie sorelle che stanno andando a scuola.
Arrivati all'università mi guardo intorno. Il panorama è qualcosa di meraviglioso. Il campus è sulle colline e si affaccia sull'Oceano Pacifico. C'è del verde ovunque, e gli edifici sono bianchi con i tetti con le tegole rosse. C'è una piscina, un campo da baseball, un campo per praticare calcio e la corsa, nove campi da tennis, un anfiteatro all'aperto, una cappella, una biblioteca, l'Alumni Park, con tanto di due laghetti, e altri dieci campi da tennis, e molto altro ancora.
È un sogno per qualsiasi studente universitario poter studiare alla Pepperdine.
Mentre giriamo per il campus, non smetto di guardarmi intorno, e vedo moltissime matricole come me, insieme ai genitori. Cerco di sorridere a tutti, sia ragazzi che ragazze, e incontro i loro sguardi impauriti e speranzosi d'iniziare l'università nel modo migliore possibile.
Mi sento uguale. Impaurita, ma felice, impaurita, ma felice.
Dopo aver preso la chiave per la stanza, insieme ai miei genitori ci rechiamo nell'edificio dove si trova la mia camera, la Conner House, che condividerò con un'altra matricola. Quando arriviamo davanti alla stanza, la porta è già aperta e dentro ci sono delle persone. Un'altra matricola insieme ai suoi genitori.
Una ragazza alta, mora con i capelli lunghi e gli occhi marroni sta sistemando i suoi vestiti nell'armadio mentre parla con un signore e una signora.
Sulla soglia della porta guardo per un attimo la stanza, controllando prima che il numero sopra la porta sia giusto, poi entro e saluto.
La ragazza si volta subito e mi sorride, così io le porgo la mano e mi presento.
«Terry.» dice, stringendomela.
Mentre i miei genitori salutano, si presentano e parlano con i genitori di Terry, lei mi domanda:
«Sei agitata?»
«Sì, un po' sì. Tu?»
«Assolutamente sì.»
Un'oretta dopo tutti gli studenti del primo anno sono nell'anfiteatro insieme ai genitori. Il preside della Pepperdine si presenta alle matricole e ai loro genitori e ci spiega alcune cose.
Dopo il pranzo, nel primo pomeriggio, alcuni studenti dell'ultimo anno fanno da guida per il campus alle matricole e ai loro genitori.
Quando i miei genitori e quelli di Terry se ne vanno, io e lei torniamo nella nostra camera.
«E ora cosa facciamo?» domanda Terry.
«Potremmo... esplorare. Potremmo andare nella sala comune a chiacchierare un po', magari conosciamo anche qualcuno.»
«Tipo dei ragazzi.» dice Terry.
«Esatto.» affermo, sorridendo.
Nel raggiungere la sala comune del dormitorio al primo piano incrociamo parecchie persone, sia ragazzi che ragazze.
Mentre mi guardo intorno, con la mente assente mi scontro con qualcuno. È un ragazzo alto, magro, biondo con i capelli corti e con gli occhi marroni.
Il ragazzo, scocciato, dopo avermi squadrata dalla testa ai piedi, esclama:
«Guarda dove metti i piedi!»
«Scusami.» dico, intimorita.
Prima di andarsene il ragazzo mi guarda un'altra volta, e dopo aver guardato anche Terry, se ne va.
«Com'è stato maleducato.» salta su Terry.
«Già.»
«Però ti ha squadrato per bene, ci hai fatto caso?»
«Sì.»
«Può essere considerato un ragazzo carino?»
«Beh... sì, perché no.»

Dalle nove di sera in poi nei dormitori dove alloggiano le matricole, tra cui quello dove alloggio anch'io, le porte saranno aperte per una festa.
«Pronta per aprire la porta?» chiedo alla mia compagna di stanza.
«Sì. Vai.» risponde Terry.
Apro la porta e c'è già un sacco di gente nei corridoi. Passano due ragazzi carini che mi sorridono e io sorrido loro.
Poco dopo qualcuno inizia a entrare nella stanza e io e Terry ci scambiamo un sorriso d'intesa.
Mi affaccio in corridoio e vedo passare lo stesso ragazzo con cui mi ero scontrata nel pomeriggio. Lo vedo percorre una parte di corridoio e poi si ferma a parlare con due ragazze.
«Chi c'è?» mi chiede Terry, accanto a me.
«Lo stesso ragazzo di oggi pomeriggio.»
Terry guarda nella stessa direzione in cui sto guardando io e dice:
«Sì, è lui.»
«Dici che dovrei andarci a parlare?» le domando.
«Dipende.»
«Da cosa?»
«Dipende se ci vuoi parlare o no, dipende se lo vuoi conoscere o no.»
«A dire la verità non lo so neanch'io.»
«Io ci andrei a parlare.» mi consiglia.
Non faccio neanche in tempo ad andare da quel ragazzo che lui ci passa davanti, guardandoci.
«È appena...» afferma Terry.
«L'ho visto.»
Lo guardo allontanarsi e un attimo dopo esclamo:
«Basta! Vado da lui e ci parlo.»
«Brava.»
Esco in corridoio e raggiungo il ragazzo.
«Ehi!» attacco bottone.
Lo saluto di nuovo e gli tocco un braccio, così lui si volta subito.
«Ciao.» dice, squadrandomi dalla testa ai piedi.
«Piacere, Alice.» dico, porgendogli la mano.
«Shane.» dice lui, stringendomela e squadrandomi ancora.
«Sei anche tu una matricola quindi?» gli chiedo.
«Già. Sono in questo dormitorio.»
«Anch'io. Ti ricordi di me? Ci siamo scontrati oggi pomeriggio.»
«Sì sì, mi ricordo di te. Eccome se mi ricordo.»
Gli sorrido e lui mi propone di spostarci in una delle stanze.
«In che liceo hai studiato?» mi chiede.
«Malibu High. Tu?»
«Pali High.»
«Ah, sei di Pacific Palisades.»
«Sì.»
Nessuno dei due dice una parola e ci guardiamo intorno, poi salto su e gli chiedo:
«Che facoltà hai scelto?»
«Comunicazioni. Tu?»
«Lingue.»
«Ah, wow. E che lingue studierai?»
«Francese, tedesco e spagnolo.»
«Wow. Io non andavo benissimo in francese, ma con lo spagnolo me la cavavo molto. È una bellissima lingua.»
«È vero, piace molto anche a me.»
Shane mi sorride e mi osserva i capelli, le labbra e gli occhi.
«Io personalmente non vedevo l'ora di venire qui, non so te. Questo è il periodo della vita tanto atteso. Sai quando senti tanto parlare di una cosa e non vedi l'ora di farla? Oppure tutte quelle volte che hai sentito parlare dell'università, ed eccoti qui finalmente?» domando.
«Capisco, anch'io non vedevo l'ora. Mio fratello si è laureato qui lo scorso giugno e sono venuto alla sua laurea con i miei. È stato... fantastico. Mi parlava sempre così bene di quest'università che ho deciso di venirci anch'io e... eccomi qui.» mi fa sapere.
«Mia sorella si laurea il prossimo giugno invece. Anche lei ne parla sempre così bene. Hai solo un fratello?»
«Sì, di quattro anni più grande. Tu?»
«Ho cinque sorelle. La maggiore, Trixie, di quasi ventun anni, io, Marcie di quasi diciassette anni, Laurie di quindici, Valerie di quattordici e Annie di dodici.» rispondo.
«Wow, siete in tantissime. Di sicuro non vi annoiate in famiglia.»
«No, infatti. È bellissimo avere così tante sorelle.»
«Posso immaginarlo.»
Io e Shane continuiamo a parlare per la maggior parte della festa, poi lui se ne va e io ritorno da Terry, raccontandole ovviamente tutto.

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