SONO VICINO, MOLTO VICINO.
Vedo la preside sbuffare ancora e la salutiamo con la mano, prima di avviarci verso l’uscita.
“Passa.” Zayn sbuffa e mi da la canna appena rollata. Aspiro e sento il gusto forte inebriarmi il corpo. Lo tengo dentro più che posso, assaporando la sensazione di leggerezza che mi pervade, portando via finalmente il dolore alle tempie. Poi espiro, e il fumo esce in volute sopra la mia testa. Sento i fili d’erba solleticarmi il capo adagiatovi sopra. Le gambe piegate si stagliano contro il cielo azzurro, proiettando una leggera ombra sul mio ventre. Volto la testa di lato e restituisco la canna a Zayn, che se la porta alle labbra, anche lui nella mia stessa posizione. Sarà circa un’ora che siamo qui e circa una decina, le canne già fumate. Per l’una dovrò essere a casa, ma si sta così bene qui sdraiato, immerso nell’intontimento del fumo, che non riesco proprio a trovare la forza di volontà per alzarmi. Piano piano il sonno sopraggiunge, ed io mi lascio cullare dalla sua dolce nenia.
“Ehi…”
Qualcuno mi sta chiamando. Non riconosco la voce, sembra venire da un altro mondo. È inquietante.
“Ehi…” La voce si fa sentire di nuovo.
“Chi sei?” Mi sforzo di chiedere. Dalle mie labbra non esce un suono, eppure la mia voce rimbomba sulle pareti vuote di quest’oscurità senza fine.
“Ti sto venendo a prendere. Non resistermi.”
“Ma tu chi sei? Perché mi stai venendo a prendere?”
“Manca poco. Davvero poco. E sarai mio.”
“Eh? Io non sono di ness…”
“MIO.”
I miei occhi si spalancano di colpo. Il cuore batte a mille, il mio corpo è in una pozza di sudore e il respiro è affannoso.
“Ahh!” Mi stringo la testa tra le mani, digrignando i denti alla fitta improvvisa alla mia testa.
“Eh? Che hai Louis?” Chiede Zayn, voltandosi di colpo verso di me.
“N-niente.” Riesco a esalare quando la fitta si attenua un poco. Sospiro lasciandomi ricadere sdraiato e respiro a fondo. Il venticello che spira da ovest non ha più il potere calmante che ha sempre avuto su di me. È solo un sogno. Solamente un sogno. Eppure è stato così realistico…Afferro il cellulare e do un’occhiata al display. Balzo in piedi non appena noto l’ora. 13,06. Un leggero giramento di testa mi coglie per il movimento improvviso. Quando mi ristabilizzo, guardo Zayn intento a fumarsi l’ennesima canna.
“Ehi amico, devo andare, c’è Meredith che deve mangiare.” Lui mi guarda e annuisce.
“Ci vediamo dopo bro?”
“Vieni a casa mia.” Lui annuisce ed io parto di corsa. Sono già in ritardo. Cerco di scacciare l’annebbiamento che avviluppa la mia mente a causa del sogno, delle dieci canne e delle tuttora presenti fitte alla testa. Corro veloce tra le vie piene di auto che strombazzano. Fortunatamente casa non è lontana e cinque minuti dopo mi trovo davanti alla porta di casa con già le chiavi, estratte durante la corsa, in mano. Vado quasi a sbattere contro la porta, tanta è la velocità. Infilo frettolosamente le chiavi nella toppa ed entro, chiudendomela alle spalle.
“Meddy? Sono a casa.” Dico, avanzando alla ricerca della ragazzina.
“Si, sono qui.” La sua voce proviene dalla cucina. Lei è lì, seduta al tavolo già apparecchiato, intenta a giocare con le posate. Quando mi vede i suoi occhi s’illuminano.
“Lou!” Dice, felice, scendendo dalla sedia e venendo verso di me per lasciarmi un bacio sulla guancia, che ricambio.
“Ehi piccola! Scusa per il ritardo, ma a scuola la prof ha continuato a spiegare anche dopo il suono della campanella.” Mento. Mi fa sempre male mentirle, ma sono obbligato. Non posso raccontarle la vita che faccio. Non posso dirle delle canne fumate, delle lezioni saltate, delle ragazze usate. Lei è il mio piccolo tesoro. Devo proteggerla. Lei annuisce e torna al tavolo.
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