Il principe ti vuole.

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IL PRINCIPE TI VUOLE.

Non il contrario.

Louis Pov.

I pensieri vengono sommessi mentre la mia vita cerca di trovare un filo logico da seguire per emergere dall’oblio opprimente.

È un’impresa impossibile eppure lo faccio.

Forse per tenere la mente occupata.

Forse per dimenticare.

Dimenticare…chi voglio prendere in giro? Non c’è nulla che si possa dimenticare. Ormai quel che è successo è impresso a tratti marcati nel mio cuore distrutto.

È segnato a strappi profondi nella mia anima lacerata. Nulla. Ormai non posso più dimenticare nulla.

Quanto tempo è passato?

Quanto tempo da quando la luce del sole ha scaldato la mia pelle?

Quanto tempo da quando la dolcezza dell’aria ha lenito il dolore dei ricordi?

Quanto? Troppo.

E forse per distrarmi di nuovo, oppure per illudermi ancora una volta di poter dimenticare, inizio a contare.

Cerco di scavare, di togliere lo strato fresco di ricordi dolorosi e sfogliare quelli ormai sedimentati.

Era sabato quando sono arrivato. Era l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Dunque…il ventidue? Si esatto, il ventidue!

Quindi, quanto tempo è che sono qui? Cerco di portare di nuovo alla memoria tutto ciò che ho passato, per quanto doloroso. Due giorni. Sono qua sicuramente da due giorni. Perché non ho fame però? Bah…

Ventidue. Ventitré. Ventiquattro.

Perché mi suona così familiare?

Ventiquattro…Ventiquattro…la vigilia di Natale! No, non è quello. Non sarebbe così importante. Invece quel che mi ricorda è qualcosa che lascia il segno. Non so se in negativo o in positivo, non riesco a capirlo.

Ventiquattro…Ventiquattro…La porta si spalanca di colpo. Io non reagisco. Neanche il suono improvviso riesce a smuovermi dalla mia posizione. Continuo a fissare il soffitto scrostato e macchiato d’umidità.

“Muoviti. Il principe ti vuole.” Ordina una voce al limite della mia visuale.

Principe? Ah, Harry…

Lasciandomi sfuggire un gemito di dolore mi alzo. Lo sguardo vuoto e il cuore pesante. Pesante di quell’oblio da cui non riesco a riemergere. Pesante di sensi di colpa. Pesante di dolore. Pesante di disgusto. Per me. Per lui.

Davvero, vorrei provare altro. Qualcosa di più vivo. Rabbia, rancore…anche terrore. Vorrei lottare, dimenarmi, protestare. Ma quelle parole mi rimbombano nella testa, impedendomelo.

Non devo. Non posso. Non voglio.

E sinceramente, non ne ho neanche la forza. E così mi abbandono al destino, che ormai mi ha vinto da tanto, troppo tempo.

Lo seguo senza fiatare. Sentendo il freddo penetrarmi sotto la pelle, dentro le ossa. I piedi nudi si appoggiano sul pavimento lenti e leggeri. L’umidità mi gela il torace scoperto. Le spalle affossate come a proteggersi da ogni cosa esterna, quando in realtà servono solo a proteggermi dal dolore interno. Peccato che non si può sfuggire a ciò che nasce da dentro. Attraverso corridoi ormai familiari, seguendo quell’uomo che non ho mai visto e che non ho nemmeno la forza di analizzare. Perché ormai è questo che mi manca. La forza di vivere. E così mi lascio trascinare dagli eventi. Senza oppormi semplicemente perché non c’è più nulla contro cui opporsi. Perché è inutile combattere una battaglia persa già in partenza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 02, 2014 ⏰

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