NOI ORDINIAMO, VOI ESEGUITE.
“Sono vicino. Molto vicino.”
No. Ancora no! Cazzo, che dolore! Serro gli occhi e cerco di trattenere le urla di dolore che mi salgono alle labbra. Quando l’ondata passa, respiro affannosamente. Non può continuare così. Non è normale avere voci nella testa. Mi sa che sto iniziando ad abusare delle canne, perché mi fanno brutti effetti. Sospiro ripensando alla conversazione avuta con Zayn. Forse ha ragione. Ha quindici anni, può restare a casa da sola per una sera.
La musica nel locale è forte. Cerco il ciuffo scuro di Zayn tra la folla, ma sembra un’impresa impossibile. Sorseggio il mio drink mentre ripenso a Meddy.
“Ehi Med, va bene se stasera esco un po’?” Lei mi guarda e sorride.
“Oh! Finalmente! Pensavo che non sarebbe mai arrivato questo momento!” Ride. Io la guardo male.
“Cosa intendi?” Lei mi si avvicina.
“Ti voglio bene Lou, però a volte sei troppo…soffocante.” Spiega.
“Soffocante, eh?” Lei annuisce.
“Si, ho quindici anni e non mi hai mai lasciato a casa da sola una volta! Per non parlare delle uscite! Solo le pizzate della scuola!” Sbuffa. Io ci rifletto un attimo. In effetti ha ragione. Io alla sua età uscivo quasi tutte le sere. Però c’era ancora mamma. E non facevo le cose che faccio ora. Lei non deve diventare come me. Deve restare com’è ora. Devo proteggerla.
“Alla fine ti sei deciso a venire!” Mi urla Zayn nell’orecchio, facendomi tornare al presente. Mi volto verso di lui.
“Si, voglio divertirmi oggi.” Zayn ride.
“Andiamo in pista?” Annuisco e ci buttiamo nella calca.
Due ore, tredici drink e dieci scopate dopo, mi ritrovo seduto su uno sgabello a tenermi la testa tra le mani per cercare di non urlare dal dolore. Di nuovo.
Rassegnati. Ormai sei mio.
Cerco di reprimere il dolore e alzo lo sguardo. La vista è sfuocata. Non riesco a vedere bene. Vedo una forma indistinta davanti a me, ma per quanto mi sforzi, non riesco nemmeno a delinearne la sagoma. Un conato mi assale, così mi alzo di scatto dalla sedia e corro al bagno. Raggiungo il lavandino appena in tempo, poi rigetto pure l’anima.
“Louis! Ehi Louis, tutto bene?” La voce preoccupata di quello che mi sembra Zayn, si avvicina. Cerco di annuire, ma non so quanto riesca nell’impresa. Poi una fitta atroce, più forte delle altre, mi assale. Le gambe non mi reggono e cado a terra dal dolore.
Mio. È inutile che scappi.
“ODDIO LOUIS!” Il grido di Zayn mi appare lontanissimo.
“La testa.” Riesco a sussurrare.
“Eh? Ti fa male la testa? Cosa sta succedendo Louis?!”
“Voce, testa…” Esalo, sentendomi debole come non mai.
“Mi sembra che siamo stati qui fin troppo. Il principe non attende.” Una voce sconosciuta m’interrompe.
“Ma che cazz…” La voce di Zayn viene troncata a metà dal buio che avvolge i miei sensi. Salvatemi. Vi prego.
Un rumore sordo mi ronza nelle orecchie. La testa pulsa, ma non è il solito dolore. Puzza. C’è un odore nauseabondo. Dove mi trovo? È buio. Non vedo nulla. Brividi mi risalgono il corpo. Fa freddo. Tanto freddo. Dei rumori. Provengono dalla mia destra.
Una luce improvvisa.
“Io questo, tu quello.” Voci sconosciute. Mi sento sollevare di peso. Una porta sbatte. I miei sensi sono ancora in confusione. E poi il duro impatto con la pietra. Un gemito di dolore viene rilasciato dalle mie labbra. Accanto a me un altro corpo viene gettato al suolo senza nessuna cura. Lo osservo e a fatica lo riconosco. È Zayn.
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