«Piccola scusami.» lo sentii ancora supplicarmi. Ci ero rimasta di merda. Se mi voleva solo per avere la soddisfazione che un giorno gliela avrei data, si sbagliava.
«Ma piccola un cazzo! Sono stanca di tutto questo. Sai cos'è? Io ti amo, cazzo se ti amo ma tu no, non ricambi. Come cazzo ho fatto a crederti? Pensavo seriamente di aver trovato "l'uomo della mia vita".», dissi infuriata. Lessi nel suo volto un velo di dispiacere. Si avvicinò sempre di più a me. Volevo indietreggiare ma non riuscivo a muovermi, era come se qualcuno mi tenesse ferma. In meno di due secondi sentii le sue labbra sfiorare le mie.
«Perdonami.» mi chiese tenendo le sue labbra a pochissima distanza dalle mie. Avrei dovuto perdonarlo? A lui non resistevo proprio, cadevo ai suoi piedi ogni fottuta volta. Lo baciai. Si, lo baciai. Per questo mi presi tutti i peggiori insulti dal mio subconscio ma non importava. Io lo amavo anche se probabilmente la cosa non era ricambiata.
«Ti amo.» disse lui staccando il bacio.
«Ne sei sicuro?» non lo guardai neanche negli occhi, per non vedere il suo sguardo puntato sul mio. «Ehi.» mi alzò il mento ed io lo guardai confusa «certo che ti amo.» continuò. Sorrisi come una deficiente e riprese a baciarmi. Quanto adoravo le sue labbra, morbide e carnose. Morivo dalla voglia di baciarlo ogni volta che lo guardavo. Poi mi guarda come non avesse guardato mai nessun'altra ed era super geloso, iperprotettivo. Mi staccai dal bacio e gli dissi che dovevo tornare in casa.
«No, vieni da me?» mi chiese facendo il labbruccio. Aveva le mani sul mio fondoschiena e a volte faceva dei movimenti circolari con il palmo della mano per poi palparlo. Quando entrai in casa vidi mio fratello giocare alla PlayStation, così ne approfittai per dirgli che cosa volevo fare.
«Lorè, io esco con Valerio. Non aspettarmi a casa, sta notte non torno.» dissi tutto senza degnarlo di uno sguardo, filai in camera e lui mi segui. «Dove vuoi andare?» chiese lui ridendo. Stavo preparando le cose che mi sarebbero potute servire quindi pigiama, intimo, calzini insomma tutte quelle cose. «Da Valerio e se non ti va bene sono cazzi tuoi.» lo spiazzai, lo vidi dalla sua faccia. Uscii salutandolo e lui, non ricambio. Entrai in macchina e mi misi la cintura. Per tutto il viaggio restammo in silenzio, io a guardare fuori dal finestrino ripensando a quello che avevo detto a Lorenzo e lui che stava guidando con la mano sinistra che accarezzava dolcemente la mia coscia. Amavo quel gesto, seppur ad alcuni potrà sembrare sporco, era un segno d'affetto. Arrivammo a casa sua e quando entrai notai anche gli altri ragazzi che mi guardarono confusi. Sopratutto J, Giorgio. Che prima guardarono me dispiaciuti e poi Valerio con aria di disprezzo. Probabilmente tutti sapevano tutto. Si erano fatte già le 4:00 del mattino quando arrivammo quindi chiesi a Valerio se potevo dormire, per via della stanchezza e del pianto. Mi addormentai e verso le 7.00 sentii una fitta al cuore, mi alzai di scatto ma non vidi nulla, era ancora molto buio. Non volevo succedesse di nuovo, come a scuola. Faceva davvero molto male. Mantieni la calma Mel, passerà. Dopo 10 minuti a sperare che il dolore passasse aumentò di più, lo sentivo battere fortissimo. Poco dopo mio fratello mi chiamò al telefono. Risposi subito.
<Pronto lorè! Mi fa male il cuore.> gli spiegai a bassa voce, per evitare che gli altri mi sentissero.
<Ancora? Stai lì, ti vengo a prendere anche perché ti devo dare una brutta notizia.>
Attaccai il telefono e sentii due braccia prendermi per i fianchi. Mi girai ed era Valerio.
«Buongiorno piccola.» mi disse per poi stamparmi un casto bacio sulle labbra.
«Buongiorno amore.» risposi cercando di non far notare il dolore. «Mio fratello sta arrivando, ha detto che deve darmi una brutta notizia, ti dispiace?» continuo.
«Tranquilla amo.» mi sorrise e poco dopo mi arrivò un messaggio da mio fratello:
Lorè:
"Sono qua."
Presi tutta la mia roba, salutai con un bacio Valerio e gli chiesi se poteva salutare anche gli altri da parte mia. Uscii ed entrai nella macchina di mio fratello.
«Ciao tesoro, come è andata?» mi chiese facendo partire con un rombo la macchina.
«Bene, ma che hai?» gli chiesi. In effetti non stava molto bene, sembrava avesse pianto.
«Mamma e papà.» si mise a piangere di nuovo.
«Mamma e papà, cosa?» gli chiesi non smettendo di fissarlo.
«H-hanno avuto un brutto incidente e ne sono rimasti vittime.» disse tirando un pugno al volante. Non ci potevo credere. Mamma e papà erano morti. In men che non si dica scoppiai a piangere e mi maledii per non averli salutati. Come cazzo si fa? Perché proprio loro? Tra tutti proprio mia madre e mio padre.
«Mi dispiace Mel.» disse asciugandosi le lacrime per poi accostare e abbracciarmi. Lo strinsi forte a me e lui fece lo stesso. Da quel giorno avrei dovuto vivere sotto copertura di mio fratello.

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Scusa ma ti amo
FanfictionValerio Apa Melissa Bassi Due ragazzi, una storia. "Non stavamo male, non stavamo bene. Semplicemente stavamo insieme."