Capitolo Quattro

748 43 10
                                    

Era mattina, le prime luci dell'alba si alzavano alte, a poco per volta, nel cielo e i raggi iniziavano a filtrare dalla finestra, colpendo dolcemente il viso sofferente di Gianluca.
La notte per lui era stata lunga e irrequieta. Non si è potuto nemmeno muovere, in quanto dopo un'operazione era tutto dolorante e pieno di tubicini collegati alle sacche delle flebo. Era un'anima in pena, non sapeva cosa fare e svariate volte aveva chiamato l'infermiera di turno presente sul piano. In più, degli strani dolori al petto e allo stomaco gli hanno tenuto compagnia per quasi tutto il tempo.

Si svegliò di soprassalto, dopo che era riuscito a riposare solo per qualche ora; un senso di soffocamento gli stava attanagliando la gola, istintivamente si portó una mano alla parte del collo e iniziò a fare strani versi. Si rendeva conto che più i secondi passavano più l'aria veniva sempre meno. Nel frattempo si ripresentò il dolore allo stomaco e quasi contemporaneamente i battiti cardiaci si alzarono.  Riusci ad allungare il braccio, a premere il pulsante delle emergenze, per poi accasciarsi su un lato, con le braccia che penzolavano fuori dal letto.

L'allarme nel corridoio iniziò a suonare, subito alcune infermiere accorsero al centralino per poter soccorrere il paziente.

<<Emergenza alla stanza 112. Chiamate d'urgenza la dottoressa Di Maio>> Giada, una delle infermiere del reparto di cardiologia, avvisò le altre tramite il cerca-persone per poter intervenire immediatamente. Appena la voce giunse all'orecchio di Asia, scattò in piedi e si diresse nella stanza di Gianluca.

Entrò nella stanza, si avvicinò al ragazzo e lo riposizionò a pancia in su. Gli sollevò la maglia grigia del pigiama per scoprirgli il petto. "Mantieni la calma" continuava a ripetersi nella mente. Non lo voleva vedere morire davanti ai suoi occhi; voleva salvarlo a tutti i costi.

<< Preparate le piastre del defibrillatore >> disse per poi appoggiare le sue mani sudate all'altezza del cuore del paziente e iniziò il massaggio cardiaco tramite una serie di colpi; << uno, due, tre...>> continuò così, fino ad arrivare a trenta; << ossigeno e poi defibrillatore >> prese in mano le due piastre, ne posizionò una all'altezza della costola sinistra e l'altra sul pettorale destro e poi fece rilasciare la scarica.
Fecero lo stesso procedimento per tre volte fino a che Gianluca non diede un colpo di tosse.

<< Si è ripreso >> disse Giada, l'infermiera, sorridendo. La dottoressa Di Maio ricambiò e poi si sedette sulla sedia, accanto al letto, passandosi un braccio sulla fronte. Le due infermiere lasciarono la stanza guardando con tenerezza la dottoressa che scrutava preoccupata il suo paziente.
Rimase li, come sempre, per minuti infiniti, fino a che Gianluca non mosse le palpebre. Occhi stanchi, spenti, contornati di viola.

<< Ehi >> disse lei alzandosi dalla sedia e appoggiandosi al letto; << Mi hai fatto spaventare sai? >> disse Asia per stemperare la situazione.

<<  L'ho fatto apposta >> Asia lo guardò senza capire; << Perchè sapevo che saresti arrivata tu a salvarmi. E sapevo anche che ti saresti fermata qua, almeno così, appena aperti gli occhi ho visto una cosa bella >> Asia abbassò lo sguardo visibilmente in imbarazzo; << che fai, ti vergogni di me? >> la canzonò lui.

<< Non di te, ma di quello che mi dici >> rispose lei con fare titubante.

<< Che c'è? Ti da fastidio? >> tentò ancora lui.

<< No, assolutamente no. È che non sono abituata; nessuno mi ha mai fatto un complimento, se non in ambito professionale >>

<< E dovrebbero sai?! Sei così bella... >> rispose lui. La giovane dottoressa si ritrovò a sorridere, era rimasta senza parole. Non sapeva come comportarsi.

<< Dai ora me ne vado che tu devi riposarti e riprenderti. Se hai bisogno chiama >> si avviò alla porta per uscire, ma come l'altra volta fu fermata prima di riuscire ad abbassare la maniglia.

<< Dottoressa...>> si girò e lo guardò in attesa di quello che le avrebbe detto; << È grave quello che ho? >> continuò lui.

La Di Maio abbassò lo sguardo, infilò le mani in tasca del camice e ritornò accanto al letto del suo paziente.

<< Non lo so sinceramente. Spero con tutta me stessa di riuscire a farti stare bene. Sto cercando di capire, ti farò vari esami fino a che non arriverò alla soluzione di tutto. Ti dico già che la degenza sarà lunga e durante questa dovrai stare più al riposo possibile ed evitare ogni tipo di sforzo. Ho paura che il tuo cuore possa non reggere >> a queste parole, Gianluca, girò il capo verso la finestra e sbattè più volte le palpebre, probabilmente per evitare di far scivolare, sulla gote, qualche lacrima. Asia appoggiò il palmo della sua mano su quella del ragazzo, il quale gli rivolse lo sguardo.

<< Ehi, non ti preoccupare. Ti prometto che uscirai vivo da qua, farò di tutto per salvarti. Fidati di me >> inaspettatamente lui la abbracciò. Appoggiò la testa sul ventre di lei mentre faceva respiri profondi. Lei strofinava le mani sulla schiena di lui.

Aveva trent'anni, è vero, ma non bisogna vergognarsi. In fondo un dottore ti conosce per quello che sei, con le tue debolezze e le tue paure.

By your sideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora