Capitolo Dodici

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Ad un tratto la porta scorrevole della sala operatoria si aprì e da dietro essa uscì Giada, l'infermiera che si avviò al centralino.

<< Abbiamo urgentemente bisogno di due unità di sangue gruppo A, la situazione è molto complicata e il tempo stringe >> disse molto velocemente.

<< Giada, che cosa sta succedendo? >> chiese Asia allarmata.

<< Ci sono delle complicazioni, scusami ma ero devo andare >> affermò liquidando la dottoressa molto velocemente.

Asia si alzò e si diresse nel blocco operatorio. Infilò il camice , la cuffia e la mascherina. Passò al lavabo dove si lavò accuratamente le mani, infilò i guanti ed entro nella sala. Tutti i medici si voltarono verso di lei.

<< Dottoressa Di Maio, le avevo detto che lei non avrebbe potuto operare questo paz >> disse il primario con atteggiamento duro ma venne interrotto.

<< Professore, mi spiace sia mancarle di rispetto sia mancare il protocollo, ma non posso non essere qui mentre sotto i ferri c'è l'uomo di cui mi sono innamorata. È vero, sono coinvolta emotivamente, ma questo potrebbe essere una spinta in più a dare il meglio, perchè quando una persona si ama si fa di tutto per farla stare meglio. Io gli avevo promesso che avrei fatto il massimo per lui e lo farò >> i dottori la guardavano esterrefatti dalle sue parole. Lei per tutto il tempo non si mosse di un millimetro e mantenne lo sguardo fisso in quello del primario per dimostrargli che era sicura di quello che gli stava dicendo. Lui non le rispose, ma semplicemente allungò il braccio per farle capire che poteva prendere le pinze dalla presa della sua mano. Asia le afferrò, fece un respiro profondo guardando l'addome aperto di Gianluca con il cuore in vista, poi spostò lo sguardo sul suo viso; scrutò i capelli scompigliati avvolti in una cuffia, gli occhi chiusi, la bocca semiaperta con il tubo che raggiungeva la sua gola. Si ripeteva dentro la sua testa che sarebbe andato tutto bene, che lui era forte e che ce l'avrebbe fatta.

Era impegnata con le pinze a trafficare sull'aorta del paziente quando sentii un suono prolungato. Guardò il monitor, Gianluca e poi il suo cuore, fermo.

<< Parametri in caduta, pressione bassa. Non c'è più polso >> Asia sbarrò gli occhi, guardò il chirurgo che prese il defibrillatore per poi far allontanare tutti dal tavolo. Ma lei non si muoveva. Non ce la faceva.

<< Vieni qui Asia, allontanati >> le disse Andrea prendendola dalle spalle e portandosela vicino a se. Mentre il primario rilasciava le scariche, la Di Maio si girò, dando la schiena al tavolo operatorio, e appoggiò la testa sulla spalla sinistra del suo amico.

<< Non ce la faccio André, non riesco a vederlo così >> affermò stringendosi nelle spalle; << Come sta andando? >> azzardò lei a chiedere.

<< Il primario sta facendo il massaggio cardiaco direttamente al cuore >> lei si girò di scattò e vide la mano del suo collega infilata nell'addome di Gianluca che eseguiva il massaggio.

Asia si avvicinò lentamente a Gianluca, gli lasciò un bacio sulla fronte e poi afferrò la sua mano, la strinse energicamente. La macchina emise qualche suono di ripresa del battito, ma questione di secondi e riprese il suono prolungato di assenza.
Una lacrima amara scivolò dall'occhio della dottoressa per poi terminare il suo corso sulle labbra, inumidendole.
Quelle stesse labbra stamparono un bacio all'angolo della bocca di Gianluca per poi avvicinarsi al suo orecchio destro.

<< Non mi lasciare amore mio. So che puoi sentirmi, sono qui con te. Lotta per noi, so che puoi farcela. Ti prego... ti prego >> la fronte della ragazza si appoggiò alla tempia destra del ragazzo; << Resisti amore, per favore >>  questione di secondi e la macchina riprese a fare un suono quasi regolare.

<< Ce lo abbiamo. Ritmo sinusale, pressione in salita >> annunciò Giada l'infermiera.

<< Dottoressa Di Maio, è alquanto sconvolta, non sarà lei a terminare gli ultimi passaggi dell'intervento, ma può comunque assistere e rimanere accanto al ragazzo. Sembrerebbe che senta la sua presenza >> la dottoressa sorrise compiaciuta. Si sistemò dietro Gianluca. Lo fissava intenerita mentre gli lasciava delle dolci carezze sulla fronte con la punta delle dita.

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