Capitolo Tre

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La giovane dottoressa non si era ancora mossa da quella sedia. Era intenzionata ad aspettare che Gianluca aprisse gli occhi e desse qualche segno di vita.
Aveva le braccia incrociate al petto e con una delle due mani si sorreggeva il capo mentre, con fare serio e la fronte corrugata, scrutava attenta il viso del paziente.
E finalmente, dopo quasi tre ore dalla fine dell'intervento, il ragazzo fece una strana morfia con la bocca per poi tentare di aprire gli occhi. La dottoressa scattò quasi in piedi a questa scena. Passò una mano sulla fronte del giovane, come una mamma fa con il suo bambino. Gianluca sbattè più volte le palpebre, ruotò di poco la testa fino ad incontrare lo sguardo di Asia.

<< Ben tornato. Come andiamo? >> chiese lei sorridendo, mentre con una mano gli controllava il battito al polso. Lui sospirò amareggiato, come se fosse una domanda stupida, a cui la risposta era ovvia.

<< Come se un rullo mi fosse passato sopra. Ho dolori da tutte le parti >> affermò strizzando leggermente gli occhi; << Comunque è lei la dottoressa che mi ha soccorso quando sono arrivato qua? >>

<< Si sono io >> rispose lei con un sorriso a trentadue denti, quasi soddisfatta di aver salvato la vita al ragazzo.

<< Cos'è successo? >>

<< A causa di una costola rotta le si è formato un pneumotorace traumatico, ovvero un accumulo di aria nella cavità pleurica che non gli permetteva di respirare correttamente. Con un drenaggio abbiamo risolto in parte la situazione. In sala operatoria invece le abbiano rimesso a posto la frattura scomposta al braccio sinistro  e alla costola >> lui la guardò come se stesse scherzando. Era uno di quelli che viveva pensando che a lui non sarebbe mai successo niente.

Fece una strana smorfia, come di disapprovazione, poi puntellò entrambi i pugni sul materasso per potersi sollevare un po' di più; <<ah, ahia, che dolore >>

La dottoressa si avvicinò e lo aiutò a ricomporsi, tenendogli ferme le braccia.

<< Stia fermo. Ora le faccio fare un'altra flebo di morfina per il dolore >> lui annuì leggermente. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo per rilassarsi.

<< Io... avrei un po' di sete >> la dottoressa versò dell'acqua nel bicchiere di plastica che aveva sul comodino affianco e si avvicinò al paziente.

<< Aspetti, la aiuto io. Non può bere tanto dopo un'operazione, però >> il ragazzo annuì appena. Asia mise una mano dietro la nuca di Gianluca, mentre con l'altra avvicinò il bicchiere alla sue labbra. Un piccolo sorso e poi gli fece riappoggiare la testa al cuscino.

<< Grazie mille, dottoressa >>

<< Comunque piacere. Sono Asia Di Maio e sono una cardiologa >> Ginoble, a queste parole, corrugò la fronte non trovando, forse, un nesso logico tra il suo incidente e il medico che aveva affianco; << Volevo farle alcune domande a proposito di questo. Sia durante il trasporto fino a qui, il primo soccorso e l'operazione, il suo cuore ha fatto leggermente il matto. Soffre di qualche malattia cardiaca? >>

<< In realtà no, a detta di tutti quei medici che ho visto fino ad adesso naturalmente >>

<< I sintomi quali erano? >> chiede in modo diretto.

<< Tachicardie improvvise. Come un patimento, come se il cuore faticasse a battere. E quando poi smetteva mi si irradiava un dolore al petto. No neanche, non saprei come spiegarlo in verità. I vari dottori hanno sempre giustificato tutto questo come conseguenza dovute ad ansie e stress >>

<< Si potrebbe essere. In fondo il suo corpo è stato esposto ad un grande stress e sforzo nelle ultime ore. Ma vorrei vederci chiaro, capire se è davvero cosí. Esami fatti? >> il viso del paziente si stava incupendo sempre più, forse perchè l'espressione che vedeva sul viso della dottoressa era troppo seria e non lo rassicurava, era troppo intenta a capire e prendere nota per pensare al fatto che li, davanti lei, c'era un ragazzo di appena trent'anni che avrebbe iniziato a preoccuparsi per questa freddezza e troppa professionalità.

<< Nessuno considerando che l'unico elettrocardiogramma fatto risultava negativo in quanto io stavo bene nel momento dell'esame >> rispose lui per poi schiarirsi la voce con un colpo di tosse.

<< Va bene. Ora cerchi di rimettersi al meglio dopo questo intervento. Al suo caso poi ci penserò dopo. Se non sarà niente, meglio per lei, potrà tornare a casa prima e più sollevato >> lei tentò di sorridere il meglio possibile per rassicurarlo.

<< Dottoressa...>> la ragazza si fermò sulla soglia della porta e si voltò; << possiamo darci del "tu"? Non siamo così vecchi in fondo...>> sorrisero entrambi a questa affermazione.

<< Ci sto... Gianluca >> e poi si chiuse la porta alle spalle ritornando alla routine dei vari pazienti.

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