Capitolo Otto

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E' passato qualche giorno da quel discorso fatto con Gianluca. La dottoressa Di Maio entrò nel suo studio seguita da Andrea. Come ogni mattina indossò il camice, posizionò lo stetoscopio attorno al collo e infine si accomodò sulla sua sedia girevole nera in pelle mentre indossava gli occhiali da vista.

<< Allora Andre, ho esaminato bene le analisi del sangue del paziente della 112, Ginoble, e apparentemente sembra tutto apposto quindi oggi direi di procedere con i primi esami più seri e importanti >> lo informò lei mentre smanettava sulla tastiera del suo computer fisso.

<< Asia, la vuoi piantare per cortesia? La smetti di fare la bambina? Ora è addirittura diventato "il paziente della 112 Ginoble"? >> risponde il suo collega improvvisando delle virgolette con le dita, con tono rimproveratorio.

<< Un buon medico è freddo, deve rimanere distaccato per poter fare al meglio il suo lavoro. Non vorrei che il fatto di amarlo interferisse sulle mie competenze. Sai come sono fatta, mi lascio prendere troppo dalle situazioni >>

<< Tu non hai capito niente. Quel ragazzo può essere malato quanto vuoi, ma lui ha bisogno di te. Ci vive dietro a te, e se nel caso non dovesse farcela, tu dovrai aiutarlo a vivere questi possibili ultimi suoi giorni >> lo sguardo della Di Maio era sempre più spaesato; << lui ti ama e tu hai paura >> la ragazza abbassò la testa dispiaciuta. Il suo amico aveva ragione, fin troppo e lei non voleva ammettere la realtà.

<< Si è vero, ho paura. Sentimentalmente, sono troppo coinvolta in questa situazione. Ho capito di amarlo quella mattina che lo stavo per perdere >>

<< Non lo evitare, lui può aiutare te e tu puoi aiutare lui. Credimi, la tua presenza gli fa più bene di quanto pensi. Quindi gli esami glieli farai tu; tu andrai in fondo a questa questione e sarai sempre tu ad aiutarlo>> la spronò Andrea con fare deciso e fermo. Asia stava per rispondere quando Monica, l'infermiera, irruppe in stanza con una certa urgenza.

<< Dottoressa, un'emergenza. Gianluca sta avendo una crisi >> a questa parole si alzò velocemente, mollò gli occhiali sulla scrivania e corso dal suo paziente.
Appena oltrepassò la porta vide il ragazzo con la bocca aperta mentre respirava rumorosamente e molto velocemente.
Gli andò vicino, gli tolse i cuscini da dietro la testa e poi gli sollevò leggermente il mento in modo da reclinare la testa all'indietro per far si che le vie respiratorie fossero più libere. Gli occhi del ragazzo la scrutavano supplichevoli, chiedendo aiuto.

<< Passatemi subito la mascherina e l'ossigeno. Veloci >> la dottoressa quasi urlava. Si fece passare l'occorrente; poi posizionò la mascherina sul viso del paziente che subito collegò all'ossigeno. Mentre quell'apparecchio faceva il suo lavoro, Asia tolse le coperte di dosso a Gianluca e gli sbottonò la camicia del pigiama per dargli una sensazione di libertà maggiore. Si tolse lo stetoscopio da attorno al collo e lo appoggiò sul petto del ragazzo. Il battito era irregolare ed estremamente acellerato.

<< Andrea, velocemente portami la macchina per l'ecg portatile. Devo assolutamente registrare i battitti >> nel frattempo il respiro stava tornando regolare, ma il paziente era rimasto leggermente stordito dalla situazione.
La mano di Gianluca afferrò a fatica quella della dottoressa che sussultò al contatto inaspettato. Con l'altra mano, il paziente sollevò leggermente la mascherina, e con poca voce parlò.

<< Per la prima volta... ho davvero paura di non...>> socchiuse un attimo gli occhi e deglutì pesantemente; << di non farcela. Per favore resta qui...con me >> la dottoressa sorrise mentre tratteneva a stento qualche lacrima. Appoggiò la sua fronte alla sua per poi staccarsi qualche secondo dopo.

<< Sono qua, ti prometto che andrà tutto bene, amore mio. Ora però rilassati e stai tranquillo, ok? >> lui annuì mentre lei gli riposizionava la mascherina sul vivo. Andrea ritornò in camera spingendo un carrellino con tutto l'occorrente che serviva alla dottoressa.
Prese i cerotti ne posizionò due su entrambe le braccia, due su entrambi i pettorali, uno all'altezza dello sterno e due sulla costola sinistra. Attaccò i vari tubicini collegati al macchinario e impostò la registrazione dei battiti per un'ora.

La dottoressa sorrise ad Andrea che abbandonò la stanza subito dopo; poi prese una sedia, si sedette accanto al letto del paziente, gli prese la mano e rimase li, fino alla fine dell'esame.

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