Capitolo Cinque

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Quella mattina Asia aveva preceduto la sveglia; aveva aperto gli occhi ben venti minuti prima che si presentasse quel suono penetrante e fastidioso, proveniente dall'apparecchio posto sul suo comodino. La sua mente era piena di pensieri che si accavallavano uno sull'altro, e lei aveva solo voglia di piangere, di urlare; una strana sensazione di ansia e nervosismo la percorrevano tutta. Forse teneva davvero molto a quel ragazzo, e quando provi un certo affetto per una persona é più facile sbagliare, perché vuoi dare sempre il tuo meglio.

Si tolse le coperte di dosso, si recò in cucina e come ogni mattina compì gli stessi movimenti: aprì il frigo, versò un po' di latte in una tazza; aspettò trenta secondi che il liquido si scaldò nel microonde e poi, svogliatamente, ci versò alcuni cereali ai frutti, i suoi preferiti. I buoni propositi per quella giornata erano molti; uno degli obiettivi era quello di iniziare a sistemare i tasselli per dare un senso al caso di Gianluca.
Finito di fare colazione, ritornò in camera e, a ritmo di musica mandata in onda da Radio RTL, si preparò. Viveva da sola; la sua casa era così silenziosa, e l'unica compagnia per lei erano i radiocronisti mattutini.

Dopo aver preso tutto ed essere uscita di casa, si recò sul posto di lavoro. Quella mattina già si prospettava frenetica per tutti: nel cortile principale il sole picchiava fitto sulla fontana che zampillava allegra, varie luci blu delle ambulanzè lampeggiavano, gente che correva da una parte all'altra e dottori che si bevevano un caffè chiacchierando tra loro.
Arrivò nel suo reparto e si diresse nel suo studio dove si fece raggiungere da Andrea.

<< E se fossero i ventricoli? >> disse lei di getto appoggiandosi con entrambe le mani sulla scrivania. Al suo collega ci volle qualche secondo per realizzare, data la rapidità della ragazza.

<< Cioè tu pensi che i ventricoli di Gianluca sfarfallano? >> disse lui indicando con il pollice la porta dietro di se. Lei annuì appena.

<< No Andre? Tu pensi sia una pessima supposizione? >> chiese lei sempre più scoraggiata dalla situazione.

<< No Asia, non ho detto questo. In fondo potrebbe essere, con l'attacco che ha avuto ieri per di più. Che poi era praticamente un infarto. Comunque nessuno ci vieta di portarlo in radiologia e fargli una TAC d'urgenza, per vedere se é quello o no >> Asia annuì spostando lo sguardo dal pavimento ad Andrea.

<< Ok, andiamo, subito. Lo faccio preparare e poi lo porto giù >> disse mentre si metteva attorno al collo lo stetoscopio. Si avvicinò alla porta per uscire, ma la mano di Andrea sul suo braccio la bloccò.

<< Ci tieni a quel ragazzo, vero? >> chiese lui con fare ovvio, come se già conoscesse la risposta.

<< Andrea...>> rispose lei con fare supplichevole; non voleva iniziare quel discorso. Forse aveva paura; paura di ammettere di provare qualcosa per Gianluca. Non poteva, anzi non voleva, innamorarsi di un paziente. E se qualcosa fosse andato storto? E se invece fosse guarito e poi uscito dall'ospedale, quando lo avrebbe rivisto? E se a lui, invece, non interessava niente di lei?

<< Asia non c'é nulla di male >> la convinse il suo collega vedendola in difficoltà.

<< Ma no Andrea, che hai capito. Voglio solo fare bene il mio lavoro, voglio farlo stare bene, guarirlo. È giovane, ha solo trent'anni e devo fare qualcosa, lo vedi nello sguardo che ha ancora tanta voglia di fare, di viversi la vita come merita >> il ragazzo alzò le sopracciglia e arricciò le labbra.

<< Non intendevo quello, e tu lo sai bene...>>

<< Non è il momento ora, ok? Voglio far fare la TAC a quel ragazzo il prima possibile >> lui tentò di trattenere un sorriso mentre le sbuffava.

<< Asia è cotta... >> la giovane dottoressa gli lasciò una piccola pacca sul braccio, per poi ridere abbassando lo sguardo, visibilmente arrossita.
Si diresse nella stanza del suo paziente, il quale si trovava tranquillamente seduto sul letto a leggere il giornale del giorno.

<< Ciao Gianluca. Come va oggi? >> il giovane fece un sorriso a trentadue denti alla vista di Asia.

<< Oggi decisamente meglio. Come mai qua? >> chiese chiudendo il giornale e appoggiandolo sul comodino accanto al suo letto.

<< Sono venuta a prenderti per farti una TAC. Oggi voglio a iniziare a vederci in modo più chiaro sul tuo cuore, visto che ti stai riprendendo alla grande dall'incidente >> il sorriso sparì in pochissimo secondi, l'espressione mutò da serena a preoccupata.

<< Pensi di aver capito cosa posso avere?>> Asia infilò le mani in tasca del camice, lo faceva sempre quando era nervosa, e con passo lento si avvicinò al letto di Gianluca; << Dottoressa, voglio la verità, sempre >> la informò con fare serio e deciso.

<< Non c'è nulla di certo, è solo una mia supposizione. Visto quello che ti è successo ho pensato ai ventricoli >>

<< E se fosse così? >> lei si avvicinò alla finestra e guardò fuori con sguardo perso; << Asia, se fossero i ventricoli cosa succederà? >> Lei si girò stupita: era la prima volta che la chiamava per nome.

<< Se fosse così ti dovrò operare... un'operazione che preferirei non fare >> concluse guardando per terra.

<< Ah... >> fu l'unica sillaba che uscì dalla bocca di Gianluca.

<< Ma speriamo che non sia quello, ok? Ora andiamo >> lui annuì e si posizionò sulla carrozzella che subito Asia iniziò a spingere verso gli ascensori.

<< Comunque scusami per prima quando ti ho chiamata per nome. Mi sono fatto prendere dal momento >>

<< Non ti preoccupare, non è un problema >> si scambiarono un dolce sorriso e poi continuarono per la sala tac.

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