Capitolo 15

265 9 3
                                    

Alcune ore prima.
Narra Peter:
-Questo è molto pericoloso- dissi a Lali, mentre le infilavo il microfono fra un seno ed un altro. Era forse la millesima volta che glielo ripetevo, ma avevo paura, non per me, non per Nico, ma per lei, lei così pura, così innocente, così piccolina, che si immischiava in una cosa così losca e pericolosa. -Lo so- mi disse lei, mettendo la sua mano sulla mia e guardandomi negli occhi, i suoi occhi erano così profondi, che mi persi. -Come fai a non avere paura?- le domandai, scostandole una ciocca di capelli dal viso, ed accarezzando con la mai mano fredda e ruvida, la sua guancia calda e liscia. -Io ho paura Peter, ma sono coraggiosa- mi disse lei. -E da dove lo prendi tutto questo coraggio?- le domandai. Lei mi sorrise dolcemente -Dal nostro amore, dalla forza che tu mi dai, dalla speranza di un futuro insieme- mi disse con dolcezza, quella risposta fece sorridere anche me, mi abbassai e le sfiorai le labbra con le mie, feci toccare i nostri nasi, e per qualche secondo rimanemmo a guardarci negli occhi senza proferire senza dire o fare nulla, perché era il nostro modo per dirci "Arrivederci", con la paura che fosse "Addio". -Dai piccioncini, dobbiamo muoverci- disse Nico. Lo guardai male, e lui mi sorrise. -Non è l'ultima volta che vi vedete- disse -non ditevi addio- facemmo entrambi cenno di si con la testa, cercando di non pensare al fatto che quello poteva essere il nostro ultimo momento insieme. -Hai capito il piano?- chiese Nico a Lali. Lei annui con la testa. -Per sicurezza te lo rispiego- disse lui. Lei sospirò, aveva imparato ormai il piano a memoria, era la decima volta che Nico lo ripeteva, ed a me sembrava così sbagliato, così pericoloso. -Tu ti intrufoli in una delle partite a poker di Six, lo seduci, lo fai bere e poi lo porti in un luogo appartato, e lo fai confessare. Abbiamo posizionato un microfono, che qualsiasi cosa accada, riporterà le informazioni alla polizia, che interverrà. Mi sembra così pazzo lavorare con la polizia- disse Nico. -Voi quando entrerete?- domandò, ritoccandosi il trucco, guardandosi nello specchio. -Appena abbia confessato- disse. -E se non confessa?- domandò lei. -Trova il modo di farlo confessare- le disse Nico, guardandola dallo specchio, lei gli restituì lo sguardo e fece cenno di si con la testa. -Ora andiamo- dissi io. 

Il locale era fuori città, l'unica luce nel buio della notte era la sua insegna a neon. Era di fronte ad una strada poco trafficata, senza lampioni. Semplice che quel locale non era in regola ed era fuori la legge, ci andavano solo dei mafiosi, dei truffatori o dei figli di papà che vogliono fare i ribelli e che molte volte ci rimettevano tutto il patrimonio del padre o la loro stessa vita. Vedere Lali entrare in quel luogo mi fece venire un colpo al cuore, mi diede voglia di alzarmi dal sedile, correrle dietro e trascinarla fuori, scappare con lei, d'ovunque, lontano da lì, dal passato, da Six, da ogni cosa pericolosa. Come se Nico mi avesse letto il pensiero, mise la mano sulla mia spalla e la strinse -Andrà tutto bene, la piccolina è forte- disse e mi sorrise. Io feci cenno di si con la testa, senza trovare la forza per sorridere. Ci accorgemmo insieme a lei che c'erano pure Rochi, Cande ed Euge, troppo tardi per fermarle, la sua copertura era saltata, Lali, mia sorella e le loro amiche erano in grave pericolo. Lì seguimmo fino ad un vecchio magazzino abbandonato, sentendo ogni cosa che dicevano durante il viaggio, sembrava che nessuno si fosse accorto del microfono e Lali recitava come se non avesse paura, ma sapevo che l'aveva, forse era perché la conoscevo troppo bene, ma sentivo nella sua voce la mutazione che era avvenuta, la paura che saliva via via che la macchina procedeva, via via che parlava con Six, difendendomi, credendo in me, nell'amore, nel nostro amore. Il magazzino abbandonato metteva paura, ancora di più col temporale. Rimasi lì a sentire ciò che dicevano per un po', ma ero troppo in ansia, uscì dalla macchina con Nico alle calcagna, presi a pugni un paio di guardie, una di loro mi ferì sul collo e sulla schiena, creando una linea rossa che inzuppò la maglietta di sangue. Presi una pistola e stavo per entrare, quando Nico mi bloccò.  -Non fare lo scemo- mi disse, lo guardai male. -Lali e Rochi sono in pericolo- dissi. Poi vidi un movimento nei cespugli, puntai la pistola e dissi -Uscite fuori o vi uccido- Pablo, Agustin e Gaston, tre vecchi amici di Lali, uscirono. -Che fate qui?- chiesi. -Vogliamo aiutare Lali, è nostra amica- disse Gaston, feci cenno di si con la testa. -Bene, farete da distrazione, mentre noi entriamo da dietro- dissi. Loro scuotettero le teste, ci mancava solo che dei figli di papà volessero fare gli eroi, ma proprio quel giorno? -Ascolta, perché non facciamo il contrario? Tu fai il fattore distrazione e noi gli eroi?- mi chiese Pablo. Lo guardai male -Ascolta, mia sorella e la mia ragazza sono in pericolo, perciò se credi di poter prendere una pistola ed uccidere Six, o morire nell'intento, fallo, ma se lo distraete semplicemente non vi accadrà nulla- dissi, loro fecero cenno di si con la testa e smisero di discutere. Io e Nico entrammo da dietro, non appena loro furono entrati. Mi avvicinai a Six con l'arma già puntata contro la sua tera, pronto a sparare. -Bene, ora siamo al raund finale- dissi, lo vidi sorridere con estrema crudeltà. Prese una pistola e la puntò contro la fronte di Lali -Sembra proprio di si!- disse.

Laliter La paura d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora