Capitolo 17

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Narra Peter:
Vedere Lali su una barella, con i medici che la portano via da me, che mi frenano, perché non posso entrare, mi aveva distrutto. Mi siedo su una delle sedie della sala d'attesa, non so quanto tempo passa, non so che ore sono, non so in quale ospedale mi trovo, e non mi interessa. -Tieni- la voce di mia sorella. Mi giro verso di lei, mi sorride cordiale e mi offre una tazza di caffè. Scuoto la testa. -Bevilo, ti farà bene- tenta di convincermi. Apro la bocca per discutere, ma la sento secca e appena provo a dire una sillaba sento le lacrime che premono per uscire. Accetto il caffè, ne bevo un sorso e sospiro. -è tutta colpa mia- dico. Lei si siede accanto e mi abbraccia. -No, Nico mi ha spiegato tutto, non è colpa tua- disse. -Si che è colpa mia, avrei dovuto allontanarmi da lei, lasciarla andare, così avrebbe avuto una vita lunga e felice e pure tu- dissi, e le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Rochi mi mise una mano sulla spalla -Six ci avrebbe prese e ci avrebbe torturate finché non ci avrebbe uccise- disse. La guardai. -Muoio se succede qualcosa a Lali, o a te- dissi, lei mi sorrise e mi abbracciò. -Peter, Lali starà bene, Six pagherà per le sue colpe- disse. Un medico entrò nella stanza. -Per la signorina Esposito- chiese. Io e Rochi ci alzammo. -Signore, come sta mia figlia?- chiese una donna dai capelli bruni che non avevo mai visto, accanto ad un uomo alto dai capelli neri e bianchi, tutto in loro dava l'impressione di che fossero ricchi, a partire dai vestiti firmati, il profumo, i gioielli d'oro, la postura, la voce. Insieme a loro c'erano gli amici di Lali. -Sta bene, per fortuna il proiettile non è arrivato fino al cuore o ad un altro organo. L'abbiamo dovuta operare per toglierle il proiettile dalla spalla ed ora deve riposare. Ma ha chiesto di vedere qualcuno- disse. Sorrisi, guardai Rochi, lei ricambio il mio sorriso e mi abbracciò -Visto, sta bene- mi disse, feci cenno di si con la testa, ora piangevo, ma non di tristezza, di sollievo. -Vuole vedere un certo Peter- disse. Mi girai verso il medico. Lali aveva chiesto di me? Mi sembrava strano. -Sono io- dissi. Lui mi guardò e chiese -Vuoi passare?- feci cenno di si con la testa. -Forse però è meglio che entrino prima i genitori, o le ragazze- dissi. -Peter, Lali ha chiesto di te, le hai salvato la vita- mi disse Rochi dietro di me. Scossi la testa -No, glielo ho rovinata- dissi. -è da tempo che non vede i genitori, è meglio che entrino loro- dissi di nuovo. -Potete entrare tutti e tre insieme- propose il medico. Guardai i genitori di Lali, mi stavano studiando e potevo scommettere tutto che ciò che vedevano non gli piacevano, che pensassero che non era l'indicato per la figlia. Entrai nella stanza di Lali coi genitori, aveva gli occhi chiuse quando entrammo. -Se dorme è meglio lasciarla dormire- disse il padre. La donna scosse la testa, si sedette sulla sedia accanto al letto e prese la mano di Lali. -Peter?- disse con una voce dolce, suave e così debole. Aprì gli occhi e si girò verso la madre -Amore mio, stai bene?- le domandò la madre accarezzandole una guancia, aveva gli occhi rossi e pieni di lacrime. -Si. Mi avete perdonato?- domandò. Lei fece cenno di si con la testa e l'abbracciò -Chiaro che ti abbiamo perdonato, quando uscirai di qui tornerai a casa, faremo preparare tutte le tue cose e le porteremo a casa- disse la madre, ed in quel momento mi sentii morire, presto avrei perso Lali, perché se tornava a casa mi avrebbe dimenticato. -No- disse lei. -Come no?- le domandò il padre. Eravamo rimasti tutti e tre a bocca aperta e la guardavamo senza capire. -Io stando lì sono cresciuta, ho imparato la lezione- disse. -Se l'hai imparata, perché non vuoi tornare?- le chiese la madre. -Perché ho capito che i soldi non sono tutto, non possono comprare tutto, non comprano gli amici, non comprano la salute, non comprano la felicità e nemmeno l'amore- mentre diceva tutto quello guardava me -ho bisogno di rimanere lì, per continuare a crescere, a maturare. Non è che non vi voglio più bene, voglio che facciate parte della mia vita, ma non voglio tornare a casa e perdere tutto ciò che ho trovato, perché ho trovato un tesoro- suo padre fece cenno di si con la testa. -Vedremo quando uscirai di qui- disse, e le diede un bacio sulla fronte. -Ora potreste lasciarmi da sola con Peter, abbiamo molto di cui parlare- chiese. I suoi genitori non battettero ciglio ed uscirono dalla stanza. Io rimasi a guardare Lali, senza sapere cosa fare, o cosa dire, finché lei non mi fece cenno di stendermi accanto a lei e si fece un po' da parte, per permettermi di stendermi. Mi stesi accanto a lei, stando attento ai fili. L'abbracciai, lei appoggiò la testa sul mio petto. -Ho avuto così tanta paura- dissi, accarezzandole il viso. -Anche io- disse -di perderti, di morire, di vederti morto- continuò -ma mi fidavo di te e sapevo che non mi avresti deluso- disse e provò a darmi un bacio sulla bocca, ma io mi girai e lei mi baciò su una guancia. -Cos'hai?- mi domandò. Non riuscivo a guardarla negli occhi mentre le dicevo -Prima, quando Six ti ha sparato sono quasi morto, ed ho capito che non sono l'indicato, è meglio che torni a casa, che ti allontani da me, questo non è il posto adatto a te, io sono pericoloso e morirei se ti passa qualcosa- dissi tutto d'un fiato. Lei mi guardò un attimo e poi scoppiò a ridere. -Guarda che parlavo in serio- le dissi offeso. Lei mi diede un bacio a stampo sulla bocca e mi sorrise -Lo so, ma è così divertente, così stupido ciò che hai detto. Peter non c'è posto più sicuro ed adatto a me che quello accanto a te- disse. -Io ti amo, e come ho detto a Six l'amore vince su tutto, Peter se sono viva è grazie a te, perché tu mi hai chiesto di non chiudere gli occhi, perché mentre mi operavano pensavo a te, è stato il tuo pensiero quello che mi ha fatto svegliare, quello che mi ha dato la forza di aprire gli occhi, quello di sopravvivere- disse e mentre lo diceva iniziò a piangere, ed io con lei. -Cosa succede, Peter Lanzani che piange come una femminuccia- mi chiese ridendo, io feci cenno di si con la testa e le sorrisi -Si, però non dirlo a nessuno, se no non ho più l'aria da ragazzo cattivo e non attiro- dissi. Lei mi guardò male e mi diede uno schiaffo sulla spalla -Meglio che non attiri, tu sei mio, ed io sono tua- disse. Le sorrisi e le diedi un bacio sulle labbra, con tutto l'amore che provavo. -Si, io sono tuo e tu sei mia, e questo è per sempre- dissi e ripresi a baciarla.

(Domani posto l'epilogo) 

Laliter La paura d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora