Capitolo 13
Lauren sapeva bene quanto sua madre fosse in grado di portare per le lunghe una semplice telefonata.
Da quando lei e suo padre avevano divorziato non erano più molte le occasioni che aveva di fare delle sane conversazioni con qualcuno... Non che quelle con Michael potessero essere definite "sane", effettivamente non credeva neanche potessero essere chiamate "conversazioni" dal momento che, per lo più, si trattava di monologhi dell'uomo.
Da allora, ogni qualvolta Clara riceveva una telefonata, faceva di tutto per prolungarla il più possibile e sentirsi meno sola.
Lauren non poteva certo fargliene una colpa, ma quella sera aveva davvero battuto ogni record.
L'aveva chiamata, entusiasta, per comunicarle che finalmente ce l'avevano fatta, che finalmente il suo glee club era riuscito in ciò che per due anni aveva fallito: avevano vinto le Nazionali, schiacciando i Vocal Adrenaline del suo tanto detestato Jesse St. James.
Quando, ben due ore dopo, Clara aveva finalmente deciso di chiudere la chiamata, non era più tanto entusiasta.
Era rientrata in camera, cercando inutilmente traccia della sua compagna.
Erano riusciti a risparmiare parecchi dollari per non ripetere l'esperienza dell'anno precedente, quando erano stati in grado di prenotare solo due camere, ma Mr Schue aveva avuto l'infelice idea di dividere tutte le coppie.
Se non altro, l'assenza di Dinah le dava l'opportunità di godersi finalmente una doccia con i fiocchi.
Si tolse i tacchi, mugolando di piacere quando i piedi nudi toccarono la morbida moquette e premette i palmi contro la schiena dolorante, prima di dirigersi verso la valigia per recuperare la biancheria intima e un comodo vestitino, che avrebbe indossato per festeggiare con il resto dei suoi compagni e soprattutto con la sua ragazza.
Non vedeva l'ora di passare del tempo con lei ora che non c'era più il pesante pensiero di prove, coreografie e qualunque altra cosa legata alla competizione che avevano appena vinto.
Aprì la valigia e si stiracchiò, pensando già a cosa fare quella sera, a dove portare Camila per festeggiare degnamente, e il suo sguardo venne attirato da qualcosa di luccicante e piccolo.
Aggrottò le sopracciglia e lo prese, stringendolo fra le dita prima di spalancare gli occhi.
Era una chiave.
Istintivamente la mano corse al collo, dove un piccolo lucchetto scintillava e si ritrovò a deglutire, prima di scuotere la testa ridacchiando.
«Non può essere.» Mormorò, divertita.
Involontariamente il pensiero andò al giorno in cui lei e Camila avevano ricevuto quelle catenine: Miss Pillsbury gliele aveva regalate durante una riunione del club della castità.
"Ciondolo della castità" lo aveva chiamato ed ovviamente aveva specificato che non avrebbero dovuto donare la chiave, in modo da preservare la loro purezza.
All'epoca era stata entusiasta dell'idea, ora, ripensandoci, non poteva non sembrarle un'assurdità.
Eppure aveva continuato ad indossarlo, giorno dopo giorno, e, se la sua era al proprio posto intorno al suo collo, quella che aveva appena ritrovato non poteva essere di nessun altro se non di Camila.
Ne ebbe la conferma quando il suo sguardo incappò in un altro particolare insolito: un bigliettino, il cui messaggio era stato indubbiamente scritto dalla sua ragazza.
Lo afferrò e immediatamente ne lesse il contenuto, non c'era scritto nulla più di due parole: camera mia.
Lauren perse un battito e si dovette appoggiare per un momento al mobiletto che era affianco alla finestra, cercando di normalizzare il respiro, osservando ancora la chiave che stringeva nella mano.
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Do you remember the time?
FanfictionStoria non mia, originariamente Faberry riadattata a Camren. Credit: ManuKaikan & Backyard Bottomslash "L'aria della notte era frizzante e fresca in contrasto con la sua pelle calda, tanto che si ritrovò a rabbrividire quando un leggero venticello...