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Gonzalo

Dovevo andare a Milano! Parlai con il presidente ed acconsentì a darmi qualche giorno di permesso oer poter stare con lei.
I tre giorni erano passati molto lentamente e io ho aplena parcheggiato l'auto nei pressi di casa di Sofia, suono il campanello e sua madre mi apre la porta; mi indica la sua stanza.
Entro e subito le mie narici sono invase da un profumo di lavanda, il suo profumo.
Mi siedo sul letto e aspetto il suo arrivo.

Sofia

L'aereo atterra all'aeroporto di Torino, saluto Simone e prendo il primo pullman per Milano.
Arrivo in stazione centrale e chiamo un taxi, ma prima di dare l'indirizzo di casa mia decido di andare a far visita a mia sorella.

Arrivo avanti alla sua tomba mi inginocchio, la bacio e scoppio a piangere.
"Mi hai lasciata sola! Io ho bisogno di te! Lo vuoi capire? Hai lasciato me, mamma e Davide qui! Perché cazzo non hai lottato per te, per noi? Perché hai deciso di lasciarci? Perché? Ti sei sempre presa cura di me, e ora io cerco di prendermi cura di loro, ma a me chi ci pensa? Di me chi si prende cura?" continuavo a piangere, finché qualcuno non si inginocchiò dietro di me e mi abbracciò
"Io mi prenderò cura di te!" era la sua voce, ma non poteva essere lui, ero a Milano e lui era a Torino ad allenarsi.
"Tu avrai un figlio da un'altra donna e io non riesco a sopportarlo! Io ti amo e voglio una famiglia con te e continuare a venire allo stadio solo per te, per vederti esultare ad ogni singolo gola, arrabbiarti per ogni palla persa. Io voglio te! Ma non riesco ad accettare un figlio tuo ma non mio" continuavo a piangere disperata tra le sue braccia
"Non è mio figlio! Non è incinta di mio figlio"
"Cosa?" mi girai di scatto verso di lui, non poteva aver detto ciò che ha detto
"Tuo zio mi ha aiutato e i tempi di gravidanza non coincidono, non è mio figlio"
"La odio! Io la odio!! Mi ha rovinato la vita! È una pazza!!" dissi piangendo e urlando.
Mi prese in braccio ed io allacciai le mie mani dietro il suo collo e mi porto in macchina
"Vuoi tornare da tua madre? O vuoi che torniamo insieme a Torino?"
Lo fissai ancora piangendo
"Voglio andare a casa" speravo avesse capito cosa intendevo.

Dovevo essermi addormentatam, eravamo arrivati a destinazione.
Ero a casa. Ero a Torino avanti a casa mia. Gonzalo infilò le chiavi nella serratura ed aprì la porta.
Entrai e tutto era li come lo avevo lasciato.
Tutto come il giorno della festa di Gonzalo, tutta la mia vita è li.
"Non è cambiato nulla"
"Non ho fatto alcun cambiamento, sei tu la regina della casa e soli tu puoi gestirla. Io ero perso senza di te".
Lo guardai e corsi tra le sue braccia. Mi era mancato da morire.
"Hai parlato con la pazza?"
"No, non ho ancora avuto modo, è tornata in argentina per qualche settimana, non appena torna qui a Torino le parlerò".

Sarò Felice Solo Tra Le Tue BracciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora