Parte 3

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Allora, in questo capitolo presenterò un Alec decisamente diverso da quello che sembrava che fosse nei capitoli precedenti, ma soprattutto sarà MOOOOOLTO diverso dagli Alec in generale di tutte le ff, perché il suo carattere non corrisponde esattamente a quello del vero Alec (quasi per niente in realtà), chi ha letto le altre mie storie saprà che non sono una che ama seguire il filone dei libri...
Detto questo vi lascio alla storia e vado (come sempre) a filmare i Larry e i Malec con Niall! :)

Entro in camera frustrato e stanco.
Oggi è stato un errore, tutto quello che ho fatto è stato un errore.
Pattinare con Magnus, andare alla festa, credere di poter provare ancora sentimenti umani.
La verità è che, l'attrazione che provavo verso Magnus era solamente per il suo corpo, nient'altro.

Mi avvicino al letto e solo ora noto la busta bianca posata sul mio cuscino.
Per qualche assurdo motivo non voglio aprirla, ma lo faccio.

Signor Alexander Gideon Ligthwood,
Abbiamo il piacere di annunciarle che lei è stato ammesso al college maschile di Londra, l'uniforme le verrà consegnata all'arrivo insieme al foglio che presenta le regole della scuola.
L'elenco dei libri è scritto in basso.
Le sue lezioni inizieranno a partire dalla fine delle vacanze.
Cordiali saluti,
Il dirigente.

Senza pensarci tiro un pugno all'armadio che per poco non si rompe e crea un baccano assurdo.
Vorrei urlare, tutta la fatica che ho fatto, in questi 4 mesi, per cercare di migliorare, di cambiare, per cercare di non essere mandato in quella scuola... È stato tutto inutile!
Resisto al l'impulso di stracciare la lettera quando mi accorgo che Izzy è sulla porta, stupita, non tanto dal baccano che ho fatto, piuttosto dal fatto che io sia qui, a casa mia, e non alla festa.


"Sei un idiota" dice Izzy camminando avanti e indietro per la mia camera.
Attraverso il cuscino sento i suoi tacchi muoversi sul legno senza mai avere una sosta. "Perché non ci sei andato?" Non sentendo la mia risposta si avvicina al letto e mi tira via il cuscino dalla testa.
"Iz sono stanco, potremmo parlarne domani? O meglio, potremmo non parlarne?"
"No! Voglio saperlo ora."
"Non me la sentivo okay?"
"È a causa sua vero? Ti sei ricordato di lei...di come l'hai conosciuta..."
Non rispondo perché la verità la conosce bene.
"Alec tu devi dimenticarla! Sono passati 2 anni, devi andare avanti con la tua vita."
"Isabel" dico con tutta la calma che riesco a trovare "non puoi sapere come ci si sente... Non puoi! Ora ti prego, va via... Sono stanco."
"Pensavo che Magnus ti interessasse davvero!"
"Oh, per interessarmi mi interessa anche troppo, ma non nel modo che credi tu."
"Che intendi?"
"Intendo dire che era sexy, ma non credo potrebbe mai nascere qualcosa. La felicità che provavo ieri, evidentemente, era tutta falsa, era uno scherzo della natura."
Mi alzo dal letto e prendo le sigarette che tengo chiuse nel cassetto per poi accenderne una e iniziare a fumarla come se non ci fosse un domani.
"Alec no! Pensavo che avessi smesso con questa vita"
"Isabel la verità è che non smetterò mai chiaro! Vuoi sapere perché ho pattinato con Magnus questo pomeriggio? Perché volevo scoparmelo okay?! Mi sono rotto, in questi 4 mesi non ho fatto altro che cercare di cambiare, non ho fatto altro che fingere! Fingere che le feste non piacciano, che l'alcol non mi piaccia, che niente delle cose che fanno i ragazzi mi piacciano per cercare di essere il figlio perfetto, ma nostro padre ha deciso comunque di iscrivermi a quello stupido college!" Forse non avrei dovuto dirglielo così, ma sono talmente arrabbiato che non riesco a tenermelo dentro.
"Cosa?" Fa lei sbiancando completamente.
In risposta le passò la lettera che mi hanno lasciato sul letto.
Mentre lei la legge ripenso alle parole scritte su quel foglio bianco e mi viene voglia di mandare tutta la mia fatica, che tanto non è servita a nulla, a puttane e andare in un bar a bere per passare una delle mie ultime sere in santa pace.
"Magari possiamo convincere papà a-"
"Cazzo basta! basta! Non servirà a nulla chiaro! Andrò in quella scuola e ci passerò i miei prossimi 5 anni, poi mamma e papà non mi rivedranno più, così saranno contenti."
"Alec sai che la mamma ti vuole b-"
"Però non si è opposta a questo mi sembra..."
Izzy mi guarda, per un attimo, con i suoi occhi penetranti per poi camminare velocemente verso la porta sbattendosela alle spalle.
Vado alla finestra e spengo la sigaretta sul davanzale per poi lanciarla giù in strada.
Mi lascio cadere sul letto con un sospiro e osservo il soffitto della mia stanza.
"Una cosa molto interessante, dopotutto." Ignoro il commento della vocina e afferro il mio cellulare.
Senza fare molto caso a quello che faccio apro la notifica di messenger che mi compare sullo schermo.

Magnus Bane: hei Alexander! forse non hai capito bene l'ora della mia festa, comunque è iniziata da un po'.... Ti aspetto! (Spero che arrivi prima che io sia troppo ubriaco persino per riconoscere mia madre)

Storco il naso e lascio cadere il cellulare sul materasso.

Il mattino seguente mi sveglio presto, come mio solito.
Con uno sbadiglio mi tiro su e osservo la valigia nera appoggiata nell'angolo vicino all'armadio che mia madre mi ha lasciato nella stanza.
Già, la valigia... Prima o poi dovrò decidermi a fare quella dannata valigia.
Di nuovo la rabbia mi assale, Dio solo sa quanto vorrei poter restare qui a frequentare la mia piccola università che, alla fine, non ho avuto neanche il tempo di conoscere davvero.
"Ti darà più opportunità per il tuo futuro figliolo" diceva mio padre parlando del college. Balle. La vera ragione per cui voleva iscrivermi era un'altra.
Tutto ciò lo faceva per salvarsi il culo. Per salvare l'immagine della famiglia.

Due anni fa dopo di lei, per riprendermi, ho preso una strada che so essere sbagliata.
Ho iniziato ad andare nei bar, tutte le sere, e a bere. Ma il problema non era molto quello, il problema era che mi scopavo qualsiasi essere mi capitava a tiro. Ero un disastro. Ero caduto così in basso che non riuscivo a vedere una via d'uscita. Fumavo, non solo semplici sigarette, ad un certo punto avevo iniziato anche a drogarmi, poi Izzy, più o meno verso settembre, decise di mettere fine a tutto ciò. E se non fosse per lei sarei ancora sdraiato sotto i piedi del mondo, a marcire tra canne, droga, alcool e sveltine con ragazze che poi non avrei più rivisto.
Fino ad ora ho cercato di fingere di essere cambiato, per lei, ma la verità è che non cambierò mai.
Avevo anche iniziato a comportarmi da persona civile, mi fingevo felice per cose assurde, come quando Magnus mi aveva scritto ieri pomeriggio. Credo di essere diventato talmente bravo a fingere da essermi convinto da solo, ma alla fine le bugie crollano.
E ieri sera, mentre andavo alla festa, è crollata la mia.

In poche parole mio padre vuole mandarmi al college maschile per le svariate denunce di molestie sessuali di quando ero ubriaco, per farmi disintossicare e, anche, per togliermi di mezzo così da poter continuare la sua storia della "famiglia perfetta" che di perfetto non ha proprio nulla.
Vuole mandarmi là perché così non potrò fumare.
Vuole mandarmi là perché non ci sono ragazze.
"Tuo padre non sa che da un po' provi una certa attrazione, non di poco conto, verso i ragazzi?" Mi viene da ridere al commento della vocina.
La verità è che non lo sa, no. Certe volte vorrei urlargli contro che, nonostante la mancanza delle ragazze, potrei scopare benissimo comunque, ma non lo faccio, per Izzy e per mia madre, che, nonostante tutto, so che mi vuole bene.

Mi alzo e vado verso l'armadio, frugando un po' in quel disastro riesco a trovare la scatola in cui ho messo tutti i vestiti che dovevano appartenere alla mia vita passata. Quelli che un "figlio di papà" non metterebbe mai. Li caccio in valigia insieme a diversi pacchetti di sigarette, che si trovavano sempre nella scatola, e a tutti i soldi che ho messo da parte, nonostante i miei genitori mi daranno un po' di denaro ogni mese.
Infondo l'aereo è domani sera, almeno così non dovrò fare tutto all'ultimo momento è potrò godermi l'ultimo giorno qui.

Sento vibrare il cellulare e lo afferro aprendo subito la notifica di messenger.

Magnus Bane: non ti ho visto ieri, tutto bene?

Alexander Gideon Lightwood: si grazie, tu piuttosto? Riconosci ancora tua madre?

Magnus Bane: si, ieri sera non ci avrei messo la mano sul fuoco, ma ora si...
Magnus Bane: perché non sei venuto?

A quel messaggio mi irrito, come succede sempre quando non voglio rispondere ad una domanda, così decido di spegnere messenger e di uscire lasciando a casa il cellulare per evitare di avere la tentazione di scrivergli che non sono andato perché ho paura di provare qualcosa che non sia dolore, che avevo paura di ubriacarmi e di farmelo rischiando di essere mandato, poi, in una scuola in cui mi manderanno comunque.

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