«Non evitarmi.»
Non c'è nemmeno bisogno di girarsi per capire a chi appartiene questa voce. Questa voce così rauca ed unica, capace di farti rabbrividire.
«Non so di cosa tu stia parlando.» sussurro semplicemente, rimanendo immobile. La sua mano è ancora posata sul mio fianco, e non ho il coraggio di girarmi per incontrare il suo sguardo magnetico.
Il ragazzo, in risposta, scoppia a ridere e io aggrotto la fronte, confusa dalla sua reazione. «Oh ma andiamo, tesoro, sai di cosa sto parlando.» le sue labbra sono ad un millimetro dal mio orecchio, posso percepirlo. «Fai finta di non vedermi.» e sono quelle parole a mandarmi completamente KO.
Cazzo, e ora cosa rispondo?
Non appena trovo il coraggio necessario per ribattere, lui mi fa voltare, costringendomi a guardarlo. Ora siamo faccia a faccia, lo sguardo di uno immerso nell'altro. I nostri volti a qualche centimetro di distanza.
«Non puoi evitarmi per sempre, dolcezza...» lascia la frase in sospeso, facendo salire una mano sulla mia guancia, che accarezza lentamente con il pollice. «...ricordalo.» conclude, accompagnando il tutto con un ghigno malizioso.
Il sangue mi si gela nelle vene.
Anche questa volta rimango in silenzio. Posa le labbra sulla mia fronte lasciando un lungo bacio su essa, e io socchiudo per un secondo gli occhi, rilassandomi.
Quando li riapro, lui non è più con me. Lo seguo con lo sguardo mentre torna al suo tavolo. Io, invece, sono ancora troppo scossa per muovermi da lì.
«Ohi! Sveglia!» urla qualcuno al mio orecchio, facendomi sussultare. È Tyler, il cretino. Beh, almeno mi ha riportata sul pianeta terra.
«I-io...si, ci sono.» borbotto confusa, strizzando gli occhi prima di passarmi una mano tra i capelli. «Ci sono.» ripeto come a voler convincere me stessa di non avere la testa fra le nuvole, superando il ragazzo davanti a me per poi incamminarmi verso il tavolo dove, i miei amici, mi stanno aspettando.
«Hai capito alla nostra Abigail.» mormora Ryan, applaudendo.
«Ma sei coglione? Cazzo fai.» sbraito, sedendomi al mio posto. Mi è passata anche la fame. Che i ragazzi siano dannati.
«Nervosetta?» mi istiga ancora con un innocente sorriso, allungando una mano verso la mia. «Meglio che sto zitta.» sussurro ad un tono di voce talmente basso che nemmeno America, seduta accanto a me, riesce a capire quello che dico.
«Devi raccontarmi tutto, lo sai si?» la mora attira la mia attenzione, facendomi voltare verso di lei. La solita curiosona, ma come biasimarla.
«Lo so, lo so.»
••••••••••
«Oddioo, ma adorissimo!» esclama America dall'altra parte del telefono.Sono tornata a casa da poco e non ho perso tempo a cambiarmi, indossando il comodo pigiama, per poi buttarmi sul letto, sotto le calde coperte.
Prima d'ora non ho avuto il tempo di raccontarle com'è andato l'incontro con il ragazzo di cui, purtroppo, ancora non so il nome, quindi non ho perso tempo, chiamandola per sclerare insieme a lei.
«Esattamentee!» urlo in una risatina, annuendo nonostante lei non possa vedermi.
«È assurdo quanto la tua vita sia cambiata da un giorno all'altro.» il tono di voce della ragazza si abbassa, e io mi fermo un attimo a pensare.
Ha pienamente ragione. Come faccio a non darle ragione.
«Eh già...» sospiro fissando il vuoto.
La mia privacy viene interrotta da mio fratello che, senza bussare, piomba nella mia camera.
«Abigail, non hai cucinato nulla?» domanda fissandomi.
È serio?
«Ti richiamo dopo America.» borbotto e chiudo la chiamata, posando il telefono sul letto. «Perchè avrei dovuto farlo?» concedo la mia attenzione a Collin, aggrottando la fronte confusa.
«Perchè ci sono io!» la voce di Victor arriva alle mie orecchie. Accenno un sorriso e scuoto la testa, prima di fare leva sulle braccia e alzarmi in piedi.
«Ma ciao anche a te Victor! Nemmeno a salutarmi.» piagnucolo all'ultima frase, raggiungendo a piccoli passi mio fratello, appoggiato allo stirpe della porta.
«Che brava sorellina.» afferma Collin con un sorrisetto soddisfatto, avvolgendo la sua mano attorno al mio polso, conducendomi al piano di sotto.
«Buh!» Victor sbuca dal salotto, spaventandomi con il suo urlo. Infatti sussulto e mi volto con uno scatto, percependo la mano di Collin mollare il mio polso, scoppiando a ridere.
«Ma sei stupido!?» esclamo guardando il moro che quasi si rotolava dalle risate. Spaventarmi è sempre stato il suo hobby preferito.
«Dai piccina, lo sai che ti adoro.» mormora tra le risate, avvicinandosi a me per stringermi in un tenero abbraccio. «Io no.» sporgo il labbro inferiore, arricciando il naso.
È il migliore amico di mio fratello, ma fortunatamente abbiamo legato tantissimo.
«Si okay, pace e amore, ma molla mia sorella.» interviene Collin con il suo tono serio, strappandomi dalle braccia di Victor.
Il solito gelosone.
«Geloso.» borbotto in una smorfia, roteando gli occhi al cielo. «Zitta e cucina.» fulmino con lo sguardo il moro a quella frase, assottigliando lo sguardo per poi puntargli un dito contro. «Se non taci diventerai tu il pasto.» lo minaccio, non riuscendo a non ridere alla sua finta espressione spaventata.
«Panico panico.» svia il discorso Collin, posando le mani sulla mia vita prima di portarmi di peso in cucina.
«Anche se non ho la minima idea di cosa cucinare.» sposto i capelli dal volto, fissando per qualche secondo il bancone.
«Sono le 15:30 del pomeriggio Abigail, dei pancakes ci stanno a pennello.» consiglia Victor, lanciando uno sguardo all'orologio appeso al muro.
LE 15:30?
«Che ore sono!? Minchia sono in ritardo!» urlo ricordandomi solo ora dell'allenamento di pallavolo. A breve inizierà il campionato, e io non posso di certo assentarmi.
Esco a passo svelto dalla cucina salendo le scale a 2 a 2, sentendo i ragazzi protestare. «Ordinatevi una pizza!» esclamo prima di chiudermi in camera.
Non ho il tempo di farmi la doccia, quindi mi privo del pigiama, che getto a caso sul letto, indossando la divisa totalmente nera.
Inutile dire che l'adoro. Il nero è il mio colore.
Infilo ai piedi le scarpe da ginnastica, piazzandomi davanti allo specchio per legare i capelli in una coda alta. Il tempo di lavarmi i denti e spruzzarmi del profumo e sono pronta.
Indosso il cappotto, afferro il telefono e sistemo il borsone, preparato in precedenza, in spalla, ritornando al piano di sotto.
«Non distruggete la casa in mia assenza.» urlo per l'ultima volta, prima di abbandonare l'abitazione.
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•Hard Choices•
RomanceÈ difficile avere la mente libera quando ad offuscarla ci sono due ragazzi. Johnathan e Christopher: due caratteri totalmente diversi ma in affari tutto è lecito. Illegalità e amore sconvolgeranno la semplice, ma al contempo faticosa, vita di Abigai...