Chapter 13

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«Che cosa!?» urla America quando le racconto dell'uscita con Martin. «Ma sei scema!?»

«Oh non urlare!» esclamo a mia volta, lanciandole la peggior occhiata del mio repertorio.

Siamo a scuola, fuori al cancello, e l'ultima cosa che voglio sono sguardi indiscreti e gente impicciona.

«Non avevi detto di non voler avere più niente a che fare con lui?» mi domanda a quel punto Harry, che aveva insistito affinchè includessi anche lui nel discorso.

«Si, ma questa volta è diverso. Non ho intenzione di farmi fregare un'altra volta.» confesso guardando i due, ancora sconvolti.

«Non dovevi accettare comunque quell'invito.» mi rimprovera ancora la mia amica e io scuoto la testa, stufa. «Forse, ma ormai quel che è fatto è fatto.» afferma Harry difendendomi, alzando le spalle.

Gli dedico un veloce sguardo, come a ringraziarlo, e torno a tranquillizzare America. «Ascoltami, sarò prudente, va bene? Fidati di me.» sussurro prendendole le mani, sorridendole.

Mi guarda a lungo prima di rispondere. «E va bene, ma non dire che non ti ho avvertita.» mi punta il dito contro e io non riesco a trattenere una risata.

«Va bene va bene.» annuisco e le circondo le spalle con un braccio, avviandomi verso l'entrata. «Adesso entriamo o faremo tardi. Tu vieni Harry?» urlo al ragazzo alle nostre spalle, che non ci stava seguendo.

«Tra un attimo, voi avviatevi.»

Non rispondo e insieme ad America proseguo, entrando nella scuola.

«Cos'abbiamo alla prima?» mi domanda, decidandomi un veloce sguardo. «Inglese.»

Borbotta qualcosa di incomprensibile, molto simile ad un "Che palle" ed io scoppio a ridere, dandole pienamente ragione.

••••••••••

La giornata passa in fretta e, in un batter d'occhio, è già ora di pranzo.

Suona la campanella e tutti si affrettano ad uscire dalla classe.

Stavo sistemando i libri nella cartella quando qualcuno bussa alla porta dell'aula, anche se aperta, per attirare l'attenzione.

Alzo lo sguardo e vedo Johnathan sulla soglia intento a guardarmi. Per poco non mi viene un colpo.

«Io...mi avvio, ci vediamo in mensa.» mi comunica America, volendoci lasciare soli. Afferra al volo le sue cose ed esce in fretta dalla classe.

«Che ci fai qui?» domando mentre chiudo la zip dello zaino. Lui si fa spazio tra i banchi e mi raggiuge. «Stavo andando in mensa e, passando, ti ho vista. Quindi ho pensato di passare a salutarti.» inizia a dire e, vedendo la mia espressione sorpresa, sorride.

«Oh emh, bene. Anche io stavo giusto per andare in mensa.» affermo semplicemente e mi sistemo lo zaino in spalla. «Allora possiamo andare insieme.» aggiunge lui, come se non stesse aspettando altro.

Un sorriso si fa spazio sul mio viso a quella proposta e, senza pensarci due volte, annuisco. «Certo, perchè no.»

Il suo volto si illumina e nei suoi occhi, per un attimo, mi è parso di vedere uno strano luccichio. «Perfetto! Andiamo.» esclama sorridendo e lasciandomi passare per prima.

Esco dall'aula seguita da lui, che mi affianca una volta in corridoio.

«Allora, che hai fatto ieri?» domanda guardandomi. «Non ti ho vista a scuola.» aggiunge prima che possa rispondere.

«Già, mia madre non mi ha svegliata. Mi ha lasciata dormire.» spiego ridendo, immaginando non si aspettasse una risposta così banale. Infatti sorride e scuote la testa.

«Ah bene, pensavo fosse successo qualcosa.» confessa e il mio cervello subito mi ricorda gli eventi del giorno prima: dalle urla di mia madre contro Collin all'uscita con Martin.

Ma decido di non raccontargli nulla.

«Nono.» mento accennando un sorriso. «E tu invece?» domando per spostare l'attenzione su di lui.

«Beh, intendi a parte aver dovuto sopportare 7 ore di lezione?» domanda ironico strappandomi una risata. «Sono uscito con Christopher e Victor. Abbiamo raggiunto un paio di loro amici.» racconta facendo spallucce e subito una lampadina si accende nel mio cervello.

Forse Johnathan conosce Collin.
Forse era con lui quella sera, quindi potrebbe sapere cosa è realmente successo.
Perchè c'è qualcosa che non quadra nella storia che mi ha raccontato ieri mattina.

Victor sa di sicuro la verità ma farebbe di tutto pur di proteggere il suo migliore amico, quindi è inutile anche solo pensare di poterne parlare con lui.

Tuttavia nulla mi assicura che, quella sera, dopo avermi accompagnata a casa, ha raggiunto i suoi amici o meno. Può darsi sia tornato anche lui a casa.

Nel dubbio decido di non indagare.

«Solita routine insomma.» la butto lì per rompere il ghiaccio, non avendo la più pallida idea di come continuare la conversazione.

Fortunatamente arriviamo subito in mensa e, all'entrata, trovo Ryan, Tyler e America ad aspettarmi come al solito. «Ed Harry?» domando subito.

Tyler fa spallucce e scuote la testa. «Non è entrato oggi.»

Anche se confusa da quella affermazione, avendoci parlato stamattina, decido di non farci caso. Solo quando lancio un'occhiata ad America mi ricordo di Johnathan. «Ah, comunque lui è Johnathan. Johnathan, loro sono Tyler e Ryan. America già la conosci.»

Si stringono la mano e ammiccano un sorriso, poi finalmente entriamo in mensa.

«Sto morendo di fame, l'ora di matematica mi ha messo più appetito del solito.» confesso mentre ci mettiamo in fila.

«Matematica? Davvero?» domanda Ryan sgranando gli occhi, provocando una risata a tutti tranne che a Johnathan che, ovviamente, non capiva cosa stesse succedendo. «Si davvero, ma tu eri troppo impegnato a dormire.» interviene America divertita, dandogli una leggera spinta con il gomito.

Nonostante l'imbarazzo iniziale, Johnathan è riuscito ad integrarsi e ha scherzato tutto il tempo con i ragazzi, finendo poi per parlare di rugby.

Nel frattempo, America mi torturava con uno dei suoi soliti interrogatori.

«Allora? Che ti ha detto?»

«Niente, semplicemente è passato davanti alla nostra classe e mi ha vista.» sussurro per non farmi sentire dai ragazzi.

«Cazzate, anche ieri è passato a vedere se c'eri.» smentisce subito lei, portandosi alla bocca un'altra forchettata di frittata.

«Lo so, infatti mi ha chiesto se fosse successo qualcosa.»

«Non è passato di lì per caso Abigail, nè ieri nè oggi. Voleva vederti e basta.» prosegue, procurandomi mille dubbi.

«Perchè dovrebbe farlo?» domando confusa spostando lo sguardo dal piatto per guardarla.

Lei sorride e fa spallucce con fare innocente.

La risposta alla mia domanda la conosciamo entrambe.

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