Chapter 12

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La serata procede alla grande.

Una volta allentata la tensione abbiamo iniziato a ridere e scherzare su divertenti aneddoti del passato, di quando eravamo fidanzati.

Abbiamo ricordato le varie pazzie che facevamo insieme, le figure di merda, le liti, il primo appuntamento, tutto. Dal primo all'ultimo secondo che abbiamo vissuto.

Ne parlavamo con molta tranquillità, come se nulla fosse. Mi piace il rapporto che si è ricreato fra noi dopo tutti questi mesi, ho sempre adorato ogni sfaccettatura del suo carattere.

Adesso si che mi sento completa.

Quel piccolo fardello che mancava nel mio cuore ora è sparito e mi sento molto meglio.

Martin mi è mancato tantissimo, non posso non ammetterlo. Non lo consideravo solo come il mio ragazzo, per me era anche un fratello, un padre, il mio migliore amico.

Ora che è tornato a far parte della mia vita non lo lascerò uscire un'altra volta. Non posso permetterlo.

«Io però non potrò mai dimenticare quella volta al parco divertimenti, quando sei caduta nel laghetto insieme alle paperelle.» scoppia a ridere mentre parla coinvolgendo anche me in una tenera risata. «Ti prego, quella giornata voglio solo dimenticarla.» aggiungo scuotendo la testa.

«È stato divertentissimo, dovevi vederti mentre andavamo in giro: eri rossa come un peperone e zuppa d'acqua, tutti ti guardavano male e ridevano di te.» continua a far risalire a galla quei dolci ricordi, posando il braccio destro sulla mia spalla. «E tu ridevi con loro, stronzo che non sei altro.» lo rimprovero con una smorfia in viso, fingendomi seria. Ma è quasi impossibile con la sua risata contagiosa in sottofondo.

«Come biasimarti.» fa spallucce come se il mio insulto non l'abbia minimamente toccato. «Però devo ammettere che eri molto sexy con quel vestito rosa. Cazzo si ved...» non gli lascio il tempo di finire che poso una mano sulla sua bocca. «Zitto.» ridacchio afferrando il labbro inferiore tra i denti.

Avevo scelto la giornata sbagliata per indossare quel vestito. È aderente e lascia ampio spazio all'immaginazione.

Sposta la mia mano dalla propria bocca e si avvicina al mio orecchio per concludere la frase. «...si vedeva ogni singolo centimetro della tua pelle. Ti avrei scopata seduta stante, sulla prima panchina libera.»

Un groppo mi si forma in gola e sprofondo, in men che non si dica, nell'imbarazzo più totale. Infatti abbasso lo sguardo e lascio che le mie guance si colorino di rosso.

«Martin...» sussurro semplicemente deglutendo a fatica. «Okay okay.» indietreggia di un passo alzando le mani al cielo con fare innocente. «Non lo faccio più, afferrato.» accenna una risata e si passa una mano fra i morbidi ricci.

Solo allora porto lo sguardo su di lui. «Bene.» sorrido e riprendo a camminare.

Quando ha fatto quel commento ho percepito una strana sensazione dentro di me, come un brivido caldo al cuore. Una sensazione che non mi è piaciuta affatto e che non deve assolutamente ripetersi; so già come andrà a finire.

«Abigail aspetta!» mi sento chiamare così mi blocco e mi giro verso il moro che mi raggiunge a passo svelto, affiancandomi. «Non volevo dire quella cosa prima, scusa se ti ha turbata.»

Scuoto la testa e sorrido. «Tranquillo non è niente. Hai solo detto la verità.» faccio spallucce infilando le mani nelle tasche posteriori del jeans «Non pensiamoci ora.» aggiungo ritornando sui miei passi. «Come vuoi.»

Continuiamo la nostra passeggiata in silenzio, avvicinandoci sempre di più, senza nemmeno accorgercene, a casa mia.

Ormai lui conosce la strada a memoria.

Una volta giunti a destinazione mi volto verso di lui, dedicandogli un piccolo ed innocente sorriso. «Grazie per aver accettato di uscire con me, Abigail.» mormora Martin con lo sguardo basso. «Non c'è di che, infondo mi sono divertita.» affermo semplicemente, mordendomi il labbro inferiore.

Quando alza lo sguardo su di me mi avvicino per stampargli un bacio sulla guancia, indietreggiando successivamente. «Buonanotte Martin.» lo saluto un'ultima volta prima di voltarmi e percorrere il vialetto in ghiaia, raggiungendo il pianerottolo. «Buonanotte Abigail.»

Chiudo la porta alle mie spalle, appoggiandomi successivamente ad essa. Socchiudo gli occhi e prendo un respiro profondo mentre ripenso a tutto quello che è successo oggi con lui: tutto ciò che riesco a dire è wow.

Ma continuo a ripetermi che non devo precipitare di nuovo nella sua trappola. È un ottimo amico e tale rimarrà. Infondo, nella mia vita, ora ci sono anche Johnathan e Christopher che sicuramente lo battono alla grande.

Sorrido al sol pensiero e scuoto la testa, avviandomi su per le scale per raggiungere la mia stanza.

«Abigail!» esclama Collin uscendo dalla sua camera come se stesse aspettando solo me, aggrottando la fronte nel notare il mio sorrisetto. «Com'è andata?» domanda allora, incrociando le braccia al petto.

Ecco, ci mancava solo questo.

«Bene.» affermo semplicemente facendo spallucce. «Questo lo vedo.» mi fa notare mentre il mio sorriso sparisce lentamente dal mio volto. «Con chi sei stata?» continua inclinando il viso di lato.

Sapevo che ad aspettarmi, al mio ritorno, ci sarebbe stato l'interrogatorio di Collin. In precedenza non gli ho detto con chi sarei uscita quindi era scontato lo chiedesse ora.

«Con America. Siamo andate da Starbucks.» beh, in quello che ho detto almeno una mezza verità c'è. «E io dovrei crederti? Prima di uscire non hai voluto dirmi niente: se fossi davvero uscita con America non ti saresti fatta problemi a dirlo. Sputa il rospo.» mi sorprende lui, facendomi rimanere senza parole.

Direi che sono stata beccata. Sapevo anche che non mi avrebbe lasciata in pace fin quando non gli avrei detto la verità. «E va bene, sono uscita con un ragazzo. Ora, se permetti, vorrei andare in camera.» roteo gli occhi e riprendo a camminare, superandolo. «Cosa? Con un ragazzo? E ora chi è questo?» domanda allora con un'espressione accigliata.

«Non lo conosci.» dico la prima cosa che mi passa per la testa, gettando la borsa sul mio letto insieme al giubotto. «Non è vero. Dimmelo Abigail.» continua a torturarmi, appoggiandosi allo stipite della porta. «Okay, va bene, sono uscita con Martin. Contento ora?!» sputo alla svelta il rospo prima che possa pentirmene, lasciandomi cadere sul comodo materasso.

«Con chi? Con Martin?» quasi urla sgranando gli occhi. Si, non gli va molto a genio. A dire il vero lo odia profondamente, non è mai riuscito a sopportarlo. «Ma sei scema? Di nuovo lui? Mi spieghi cosa ti dice il cervello?»

«Collin dio mio, siamo usciti da amici.» sospiro portando entrambe le mani sul viso. Tutti sanno che la fase successiva all'interrogatorio è il cazziatone. «Certo, da amici. Ti devo ricordare com'è finita la scorsa volta?» chiede ironico inarcando un sopracciglio.

A quel punto prendo un respiro profondo e resto in silenzio per qualche secondo, ripercorrendo i vecchi ricordi come se fossero le immagini di un film. Deglutisco e mi metto seduta, fissando l'armadio presente dinnanzi a me prima di alzare lo sguardo su mio fratello.

«Questa volta è diverso. Fidati di me, non andrà a finire come l'ultima volta, te lo posso assicurare. Ora siamo solo amici, non provo più nulla per lui.» ammetto in tutta sincerità, sospirando.

Lui sembra rilassarsi, infatti rilascia un pesante sospiro. Si passa una mano tra i capelli e si guarda un attimo intorno, come se stesse cercando le parole esatte con cui esprimersi. «Non dire che non ti avevo avvertita.» alla fine dice solamente questo, voltandosi subito dopo per abbandonare la camera.

Lo guardo andare via e abbasso subito dopo lo sguardo, chiudendo gli occhi.

Collin ha ragione, ha stramaledettamente ragione. Devo respingerlo nel caso in cui lui si faccia avanti e dobbiamo assolutamente restare solo amici, nulla di più.

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