Chapter 14

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La nostra conversazione viene interrotta da Johnathan che picchietta l'indice sulla mia spalla.

«Mi accompagni un attimo fuori?» domanda non appena i nostri sguardi si incontrano.

Dopo aver appurato di aver finito il mio pranzo, annuisco semplicemente e mi alzo in piedi. «Torniamo subito.» annuncio agli altri, afferrando la volo la giacca e lo zaino prima di seguirlo fuori dalla mensa.

Lui cammina a passo svelto verso il giardino e io faccio quasi fatica a stargli dietro mentre cerco di infilarmi il giubotto. «Ehi, rallenta.» borbotto riuscendo però a raggiungerlo qualche secondo dopo.

Arriviamo all'esterno e lo seguo ai piedi di un albero, dove ci sediamo.

A quel punto Johnathan tira fuori il pacchetto di sigarette e me ne porge una. Sorrido a quel gesto e l'afferro, portandola subito dopo alle labbra; con l'accendino, poi, accende sia la mia che la sua.

Si decide a parlare solo al secondo tiro. «Comunque con te, l'altra sera, sono stato proprio bene.» afferma di punto in bianco, facendomi quasi andare di traverso il fumo. «Mi piacerebbe rivederti.»

Confusa sposto lo sguardo su di lui, guardandolo quasi come se fosse pazzo, come se avessi capito male.

Tuttavia lui aspetta in silenzio con un sorrisetto sul viso come se, la mia faccia, non lo preoccupasse affatto.

«Io...beh si, anche io sono stata davvero bene con te.» rispondo quando finalmente trovo il coraggio di parlare, portando immediatamente la sigaretta alle labbra.

Lui copia i miei movimenti e fissa lo sguardo sul prato dinnanzi a noi. Proprio quando pensavo che la conversazione sarebbe finita lì, continua. «Stasera passo da te.» propone, ma sembra più un ordine. Dopo di che si alza e butta la sigaretta, ormai finita, a terra; la spegne sotto la suola della scarpa e mi guarda. «Puntuale alle 9.» ammicca e se ne va, lasciandomi sola a navigare nella mia confusione.

Sbatto più volte le palpebre mentre lo vedo andare via e mi chiedo se tutto questo sia un sogno o meno.

Mi rendo conto di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo solo quando  la sigaretta mi brucia le dita, riportandomi alla realtà. Sussulto e la lancio di scatto a terra, lontana da me.

Alzo nuovamente lo sguardo ma lui non c'è più.

Deglutisco a fatica il groppo formatosi in gola, come a voler mandare giù, assimilare, quanto mi ha detto.

Mi ha veramente invitata ad uscire di nuovo con lui?

In realtà ti ha costretta ad uscire con lui, mi ricorda il mio subconscio.

Non avevo preso in considerazione questa opzione sinceramente.
Non perchè non mi piaccia o perchè non sia stata bene insieme a lui la volta precedente, ma di certo non immaginavo ci sarebbe stato anche un secondo appuntamento.

Anche se "appuntamento" è una parola grossa.

Incontro? Forse è meglio definirlo così.

Digerita la notizia mi alzo in piedi, strofino le mani sul fondoschiena per pulire il jeans e decido di tornare dagli altri in mensa.

Pensavo di non trovarli lì, invece ci sono ancora tutti.

Prendo un respiro profondo e li raggiungo.

«Perchè mi fissate tutti?» domando inarcando un sopracciglio, guardandoli uno ad uno.

«Non lo so, sembra tu abbia visto un fantasma e ti sia piaciuto.» borbotta Ryan, invitandomi così a raccontare cosa fosse successo con Johnathan.

«Non è vero.» mento facendo spallucce, sedendomi.

Ma continuano tutti a guardarmi.

«Okay okay.» mi arrendo sbuffando, guardandomi intorno come a prender coraggio prima di sputare il rospo. «Mi ha invitata di nuovo ad uscire. O meglio, ha detto che stasera mi viene a prendere alle 9.» preciso parlando velocemente e gesticolando: tipico di quando sono nervosa.

America lancia un urlo, ma riesco a tapparle la bocca appena in tempo. La guardo male e la lascio parlare solo quando mi promette che non avrebbe fatto nulla; infatti mi circonda il busto con le braccia e mi stringe in un dolce abbraccio. «Oddio, sono così felice per te.»

Riesco a percepire come si stia trattenendo e la cosa mi fa ridere.

«Si si, va bene.» borbotto e me la scrollo di dosso, però con un ampio sorriso in viso.

Mi volto allora verso i ragazzi che non hanno ancora commentato. Li guardo in attesa di una loro reazione.

Dopo essersi scambiati un'occhiata Tyler sorride. «Se hai bisogno di preservativi noi ne abbiamo in abbondanza.»

«Scemo!» esclamo lanciandogli il tappo della bottiglietta d'acqua e scoppiamo tutti a ridere.

La sera.

«Allora!? Dai America, sii seria per una volta!»

Stiamo parlando da mezz'ora al telefono ma lei non sta facendo altro che prendermi in giro e raccontare possibili finali della nostra serata.

«...quindi indossa un intimo sexy. Anzi no, non troppo altrimenti sembra tu l'abbia previsto e programmato, ma deve essere assolutamente provocante.» borbotta quasi come se stesse riflettendo tra sè e sè e non mi stia dando retta.

«Si okay.» l'accontento senza neanche aver ascoltato una parola di quello che ha detto, altrimenti andremo avanti fino a notte fonda. «Ma sopra cosa metto? Sai, per quanto l'intimo possa essere provocante e sensuale non posso uscire così!»

«E perchè no, cosa c'è di male?»

«America!» grido, irritata ma allo stesso tempo divertita.

«Okay okay va bene.» la sento sbuffare e poi sospirare. «Un bel vestito?»

«Ho un vestito aderente grigio, molto semplice, che ho messo pochissime volte.» propongo fissando l'armadio da ormai mezz'ora.

«Va benissimo.» sicuramente starà annuendo ripetutamente.

«Okay grazie, ora vado. Ci sentiamo.»

«Divertiti tesoro e ricorda il pres...» chiudo la telefonata prima di lasciarla finire.

Alzo gli occhi al cielo divertita e sistemo sul letto i vestiti scelti: il mio intimo preferito, grigio di Victoria's Secret, il vestito e una giacca di jeans abbastanza abbondante con varie stampe sulla schiena.

Avendo già fatto la doccia ed essendomi già truccata, indosso il tutto e infilo ai piedi dei semplici anfibi.

Lancio un'occhiata all'orologio e, dopo essermi assicurata di avere mezz'ora, accendo l'arricciacapelli e inizio a farmi la piega.

Finisco appena in tempo perchè sento il campanello suonare. Sistemo in vita il mio amato e comodo marsupio nero e dopo gli ultimi ritocchi scendo velocemente al piano di sotto.

Lì trovo Collin alla porta, stupito.

«Ciao Johnathan.» raggiungo i due e mi piazzo davanti a mio fratello, sorridendo. «Sono pronta, possiamo andare.»

Lo sguardo di Johnathan è, tuttavia, ancora su Collin. Guardo confusa i due, poi decido di attirare l'attenzione di mio fratello salutandolo con un bacio sulla guancia. «A dopo.»

Stranamente lui non dice nulla, mi sorride e indietreggia prima di chiudere velocemente la porta.

Di solito fa mille domande quando devo uscire con un ragazzo e mi tormenta fino allo sfinimento, ma oggi no.

Forse il mio ragionamente di stamattina non era del tutto sbagliato.
Forse si conoscono, quindi non c'è nulla da chiedermi.

Johnathan fissa ancora per qualche secondo la porta chiusa, poi finalmente mi guarda. «Complimenti, sei bellissima.»

Sorrido e abbasso istintivamente lo sguardo, iniziando a camminare lungo il vialetto di casa verso la sua macchina; devo riabituarmi ai complimenti.

«La mia nanetta timida.» scherza subito dopo e mi cinge le spalle con un braccio, attirandomi a sè mentre camminiamo.

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