15.

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Stiles corse fuori dall'edificio. Avevano cercato in tutti gli angoli della scuola e ormai era sera.
Elisabeth era ancora sconvolta: la bambina era sotto la sua responsabilità e l'aveva lasciata da sola.

«Sono mortificata, davvero. Le ho detto di rimanere lì, di non muoversi. Non so cosa le sia preso, non so cosa mi sia preso.»

La donna era ormai sul punto di piangere. Stiles, in cuor suo, non ce l'aveva con lei. Certo, Allison era sotto la sua sorveglianza e ora era sparita, ma sapeva che non aveva fatto nulla di male. La cosa che lo preoccupava era dove fosse finita sua figlia. E soprattutto se stesse bene. Il ragazzo, però, non riuscì comunque a parlarle. Era pietrificato al pensiero che potesse capitare qualcosa a sua figlia. Elisabeth non si meravigliò per la non risposta di Stiles: aveva perso Allison, non poteva pretendere di essere trattata normalmente. Il moro, invece, iniziò a fare ciò che gli riusciva meglio: pensare. Sapeva che sua figlia era scomparsa, ma sapeva anche che non le era accaduto nulla di male. Lo sentiva, sebbene non fosse una delle fonti più attendibili. Ma ne era più che convinto.

Dopo aver fatto su e giù per qualche secondo, decise di chiamare Scott e suo padre, così da aiutarlo nella ricerca. Elisabeth aveva già avvisato tutti i docenti della scuola e le persone che si trovavano all'interno di essa durante l'orario scolastico. Purtroppo non poteva denunciarne ancora la scomparsa, dato che erano passate solamente poche ore. Ma Noah, appresa la notizia, non aveva intenzione di rimanersene con le mani in mano: andò dalla polizia e insieme a Parrish iniziarono a perlustrare tutta Beacon Hills.
Scott, dopo aver parlato con Stiles, avvisò anche Malia e Liam che iniziarono a cercarla nel bosco e negli edifici più comuni per una bambina di undici anni. Dopo aver parlato anche con gli altri, prese la sua moto e raggiunse Stiles a scuola.

«La stanno cercando tutti. L'unica cosa da fare è andare a dare una mano da qualche parte e aspettare.» affermò Scott, dopo essere finalmente arrivato da Stiles.

«Vedrai che la troveremo.»

Stiles annuì, incerto ma allo stesso tempo convinto delle parole del suo amico.

Passarono diverse ore. Finalmente qualcuno si fece vivo comunicando la tanto attesa notizia: Allison venne trovata. A lanciare l'allarme era stata un infermiera dell'ospedale che, sentendo la notizia da due poliziotti che perlustravano l'edificio, li aveva informati che la bambina era lì da quasi tutto il pomeriggio e in perfette condizioni. Così i poliziotti comunicarono con lo sceriffo, che aveva tranquillizzato e avvertito tutti coloro che erano alla ricerca della piccola Allison.

«Ragazzi! L'hanno trovata!» urlò Noah, dopo che i due lo ebbero raggiunto di fronte all'ospedale.

Stiles, che ormai stava perdendo le speranze, lasciò andare un sospiro di sollievo trattenuto da troppo tempo. Scott sorrise, per poi dare una pacca sulla schiena all'amico, che ricambiò il gesto.

«Si è saputo come sia arrivata in ospedale?» domandò Scott.

L'ex sceriffo, sentendo la domanda, iniziò a sogghignare.

«A quanto ho saputo, è riuscita a far uscire dalla palestra la professoressa, per poi sgusciate via dalla porta di emergenza, prendere un autobus e arrivare in ospedale.»

Scott e Stiles si guardarono, quasi allibiti e stupefatti da ciò che Noah stesse dicendo. Come era possibile?

Quasi come se li leggesse nel pensiero, il padre di Stiles rispose.

«Non dovresti sorprenderti. Ha seguito le orme di suo padre: un fuori legge fin da adolescente.»

Scott rise, seguito da Noah che cercava però di trattenersi. Stiles, invece, era ancora tra lo stupito e l'offeso.

«Ah ah ah. Simpatici, davvero. E poi io avevo un'altra età. Lei ha solo undici anni e già scappa come se ne avesse sedici. Insomma, cosa mi dovrò aspettare quando sarà nel pieno dell'adolescenza?»

«Non hai idea di cosa facessi tu da bambino. In confronto tua figlia è un angelo.» ribatté suo padre.

«Non importa. Lo sa che se me lo chiede la porto ovunque, perché ha fatto di testa sua questa volta?» domandò il ragazzo, quasi sorpreso.

Scott e Noah si guardarono negli occhi, per poi tornare seri.

Stiles, nel mentre, continuava a non capire.

«Allora?»

«La risposta mi sembra abbastanza evidente.» mormorò Scott.

«Non per me, a quanto pare.»

«In ospedale c'è Lydia. È scappata perché sa che lei è qui e che tu non l'avresti mai portata. Insomma, a malapena vai tu a trovarla.»

Le parole uscirono dalla bocca di suo padre una dopo l'altra, senza interruzione.

Per Stiles fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia. La verità fa sempre male.

«Sapete cosa è successo l'ultima volta. Mi hanno chiesto espressamente di non farle più visita.»

«Si, per qualche giorno. Ma a tua figlia nessuno l'ha impedito. Ammettilo Stiles, sei tu che non vuoi. Non vuoi perché hai paura, ed è anche plausibile.» ribatté Scott.

Altro schiaffo in faccia.

Stiles non era arrabbiato con loro, anzi, era grato della loro sincerità. Ma il dolore era sempre dolore. E se si può, si cerca sempre di evitarlo.

«Non pensavo che fosse così difficile fare il genitore.»

«Ehi.» disse suo padre, per mettergli una mano sulla spalla «Tu sei un genitore eccezionale. Ma lei ha anche bisogno di sua madre. Devi sapere anche questo.»

Stiles annuì.

«Forse avete ragione.» disse, per poi superare i due ed entrare in ospedale.

«E ora dove vai?» urlò Scott.

Stiles si fermò a metà strada, per poi far uscire lo Stiles sarcastico del liceo.

«Ad ammazzare mia figlia. Se crede di passarla liscia si sbaglia di grosso. Sperate solo che la polizia mi fermi prima!»

Things left undone || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora