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La ragazza socchiuse gli occhi, come per avere la certezza di essersi svegliata da quel sogno. O ricordo. Aprì la bocca velocemente, per poi prendere un enorme respiro, sentendosi quasi come se stesse annegando. Le sembrò di essere morta e tornata a vivere subito dopo.

Dopo essersi ripresa, si accorse che una luce accecante entrava da una delle finestre di camera sua. Fu solo allora che realizzò: era giorno e lei aveva dormito sul pavimento, appoggiata alla porta. Probabilmente i suoi genitori erano andati a letto, pensando che fosse il caso di lasciarla stare un po' da sola. Ma distolse subito il pensiero dei suoi, per fare spazio ad un altro.

«Stiles.»

La sua voce, quella vera, le sembrò quasi un sollievo. Poteva avere di nuovo il controllo sul suo corpo.

Doveva assolutamente trovare i suoi amici. Doveva trovare Stiles e raccontargli ciò che aveva ricordato. Doveva dargli la certezza che era vero, che lei lo aveva amato.

Si alzò velocemente, per poi aprire la porta e camminare in corridoio, ma di punto in bianco si fermò, ritrovandosi in uno stato catatonico.

E adesso invece? Adesso lo amava? Non ne era sicura. Non poteva avere la certezza: aveva ricordato probabilmente solo un episodio su un milione di quelli che avevano condiviso assieme. Per lei era comunque uno sconosciuto. Un ragazzo che aveva sicuramente amato, ma ancora uno sconosciuto.

«Ben svegliata.»

La voce di suo padre mentre leggeva il giornale e l'odore del caffè appena fatto riportarono Lydia alla realtà. Le sembrava tutto così accogliente, tutto così perfetto.

La signora Martin era raggiante, anzi, lo era quasi tutte le mattine da quando avevano ritrovato sua figlia. Era sempre così allegra che per la gioia ogni giorno riusciva a cucinare dei piatti prelibati e squisiti, sebbene non avessero avuto ancora nessun ospite in casa. Anche quella mattina vi erano tante pietanze differenti: pancake, waffle, uova e pancetta, bacon e tanto altro. Il tutto avrebbe potuto compensare una decina di persone.

«Avanti, vieni a fare colazione con noi.» disse, posando altri pancake con il succo d'acero a tavola.

Ma Lydia non rispose. Era ancora indecisa sul da farsi, pensando comunque che i suoi amici erano fuori a cercare delle risposte, mentre lei se la passava beatamente in compagnia dei suoi genitori. Trovava tutto ciò per niente giusto.

Sua madre si fermò a fissarla, notando che qualcosa non andava.

«Tesoro, tutto bene?»

Lydia scrollò la sua mente da tutto ciò che stava succedendo, cercando di mostrarsi sorridente e per niente preoccupata.

«Mi chiedevo...» disse, fissando il tavolo imbandito di cibo.

«Mi chiedevo se ci fosse la spremuta.» 

Natalie sorrise, per poi appoggiare al posto di Lydia un bel bicchiere pieno di spremuta.

I tre fecero colazione e parlarono, parlarono a lungo. Lydia decise di non dire niente, di lasciare tutto come se nulla fosse successo. Come se quel bacio non fosse mai esistito. E alla fine non ci pensò più. Almeno fino a qualche mese dopo.

E fu proprio tre mesi più tardi che iniziò il vero casino. Come dicevamo, anche Lydia cercava di dare una mano, sebbene sua madre continuasse a negarle di stare con loro. Così, usando la scusa di andare in ospedale per delle visite di routine (coperta grazie anche a Melissa, sebbene all'inizio titubante di questa idea) si era offrì di andare con Malia nel bosco dove Stiles aveva sostenuto di averla vista anni prima, e Liam e Hayden la portarono negli edifici in cui, a quel tempo, passò la maggior parte del suo tempo. Abbiamo anche detto che Stiles e Lydia si erano visti più volte, ma mai da soli come quella volta, e mai più si erano parlati o guardati come quella sera. O, per lo meno, a Stiles sembrava che Lydia non ricordasse manco di averlo baciato. Sembrava così tranquilla e determinata nello scovare il suo rapitore, da non pensare al resto. E Stiles cercava di fare lo stesso.
Sebbene sembrava esserci qualche titubanza tra i due, i ragazzi si riunivano tutti assieme senza problemi, cercando di collegare varie opzioni, teorie e possibilità alle loro indagini. Ma erano tutte idee vane, senza fondamenta. Almeno fino ad ora.

Un pomeriggio tardi, quasi serale, Scott, Stiles, Hayden, Liam, Deaton, Melissa e Noah erano riuniti nella clinica veterinaria di Deaton per aggiornarsi e per fare rapporto. L'incontro tra i ragazzi era sempre il primo Venerdì del mese alle sei in punto. Ma quella volta Malia e Lydia non si presentarono. All'inizio i ragazzi attesero, pensando che fossero in ritardo o che vi fosse stato un inconveniente. Ma dopo mezz'ora si resero conto che qualcosa non era andato nel verso giusto.

«Dobbiamo andarle a cercare.» disse Stiles, cercando di non mostrare le mani tremanti: aveva paura, paura che fosse successo qualcosa alle ragazze.

 «Che zona dovevano perlustrare?» domandò Scott.

Hayden guardò velocemente la cartina dove avevano segnato tutti i nomi delle coppie con le rispettive zone, per poi alzare lo sguardo, quasi rassegnata.

«Il bosco.»

La maggior parte dei presenti iniziò a guardarsi preoccupata o a chiudere gli occhi, sperando che non fosse successo nulla.

«C'è Malia con lei. Anche se è successo qualcosa saprà difendersi e proteggere Lydia.» disse Liam, cercando di tranquillizzare il gruppo.

«A meno che non sia ferita. Ferita gravemente.» disse Deaton, che nel mentre si era allontanato dal tavolo.

«Noi non possiamo sapere se sia ferita o...»

Noah non fece in tempo a finire di rispondere a Deaton che si accorse del perché della sua affermazione: appoggiata allo stipite della porta da un lato e da Deaton dall'altra, vi era Malia, piena di sangue.

«Malia...» mormorò Melissa, guardandola scioccata.

«Credo che abbiamo un problema.» ribatté il coyote mannaro, per poi svenire ed essere presa appena in tempo da Scott che, assieme a Deaton, appoggiarono la ragazza sul tavolo.

Malia era piena di graffi e di lividi, come se avesse lottato. Ma la cosa che preoccupava più Melissa, dopo averle dato una breve occhiata, era la raffica di proiettili che l'avevano colpita sul petto.

«E' incredibile che sia riuscita ad arrivare fino a qua.» disse la donna. 

«Malia non avrebbe mai abbandonato Lydia, neanche in questo stato.» ribatté Stiles, cercando di far funzionare le sue rotelle e pensare al da farsi.

Che cosa era successo? Chi voleva uccidere Malia? E perché? E soprattutto: dov'era Lydia?

«Chi può aver fatto una cosa del genere?» domandò Hayden, tenendo la mano di Malia, quasi come per condividere il suo stesso dolore.

«Gli stessi che hanno rapito Lydia. Di nuovo.»

La voce maschile provenne dall'ingresso dalla clinica veterinaria. Era una voce forte e virile, che i ragazzi, soprattutto Stiles e Scott, avevano già sentito in precedenza.

Tutti si girarono velocemente, per poter osservare chi fosse il ragazzo misterioso. 

Facendo qualche passo avanti, egli si rivelò agli occhi di tutti, lasciando increduli Scott e Stiles, che dissero all'unisono il suo nome.

«Jackson?»

Things left undone || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora