17.

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Lydia aveva appena finito di parlare con sua figlia. Non avevano parlato molto della vita passata di Lydia: sia perché Allison non sapeva molto, sia perché la Banshee continuava a fare domande di altro genere, ritenendo opportuno tenere le domande sulla sua vita passata per persone più grandi di sua figlia. In compenso, erano riuscite a discutere di qualsiasi cosa sulla vita di Allison: scuola, amori, amici, famiglia. Già, la famiglia.

Dopo aver scoperto di avere una figlia, più volte la ragazza si era domandata chi fosse il padre. Il ragazzo o il marito che tanto aveva sperato che lei tornasse tra le sue braccia, che non fosse mai morta, ma del quale lei non ricordava assolutamente niente.
Cercava di non dar a vedere il terrore e l'angoscia che in realtà stava provando. Per lo meno, non davanti ad Allison. Preferiva far finta di essere incuriosita da quella figura maschile che era avvolta in un alone di mistero che lei doveva scoprire.

Le domande che sorgevano erano tante: e se non fosse stato di suo gradimento? E se la picchiava? O se, semplicemente, rivedendolo, non sarebbe mai riuscita a riconoscerlo? O a tornare ad amarlo come magari faceva un tempo?
Voleva sapere il più possibile da Allison, ma la bambina parlava così bene di suo padre che sembrava un principe caduto dalle favole. Per cui era fin troppo inattendibile come fonte.

«Il mio papà è molto alto, ha i capelli e gli occhi marroni ed ha un sorriso veramente raggiante. E' un bell'uomo, e anche molto sarcastico, anche se non ricordo bene cosa significhi. Molte volte papà me lo spiega, ma lo dimentico comunque.» disse Allison, leggendo ad alta voce il tema che aveva scritto a scuola qualche tempo prima.

«Quando sono triste o arrabbiata (ma anche quando sono felice) il mio papà, assieme allo zio Scott, mi portano nel nostro posto speciale: un fantastico laghetto con un immenso pratone attorno. Noi tre assieme ci divertiamo molto. Il mio papà è un vero supereroe perché mi aiuta sempre: sia per togliere un ragno dalla stanza, sia quando devo fare i compiti e non ho voglia. Al mio papà manca molto la mamma, ma non vuole che io lo dica e pensa che non lo sappia, perché lui sorride sempre e non si lamenta mai.» continuò.

Aveva deciso che l'avrebbe fatto leggere a Lydia, giusto per farle capire chi fosse suo padre e per farle vedere quanto era brava a scuola. Così, dopo aver finito di leggere il tema (e averle sventolato in faccia il suo fantastico "B+" con tanto di faccina sorridente) decise di regalarglielo.

«Non posso accettarlo.» disse Lydia.

"Al mio papà manca molto la mamma, ma non vuole che io lo dica e pensa che non lo sappia, perché lui sorride sempre e non si lamenta mai."

«La professoressa ha detto che non dobbiamo riconsegnarlo, quindi è tutto tuo.» disse la bambina, fiera della giusta scelta.

A quel punto, Lydia sorrise.

Alla fine, dopo aver parlato nuovamente del più e del meno, un'infermiera era corsa dentro la stanza, portando fuori Allison velocemente e facendo preoccupare Lydia.

«Che succede? Ehi! Che succede? Perché la portate via?»

Lydia cercò di rincorrere la donna che stava tenendo per mano Allison e le stava parlando dolcemente, ma fu bloccata da due uomini corpulenti che le impedirono di mettere piede fuori dalla sua stanza.

«Devo sapere che sta succedendo! Dove sta andando? Perché me l'hanno portata via?»

Lydia cercava di mantenere la calma, ma la collera stava uscendo dal tono della sua voce sempre più alto.

«Rilassati. A quanto pare la bambina è arrivata in ospedale senza aver avvisato nessuno. E' giunta una chiamata dalla polizia. Stanno cercando Allison per tutta la città. La devono riportare a casa. I suoi genitori saranno preoccupati.» disse uno dei due uomini. Era alto e aveva una voce rotta e profonda, quasi da far paura.

La ragazza, a quel punto si calmò. Per un momento aveva pensato al peggio. Poi ripensò alle parole dell'uomo che, per quanto diceva la sua targhetta, si chiamava Jerald.

"...i suoi genitori saranno preoccupati." 

Genitori? Un'istinto di gelosia salì fino alla mente di Lydia.
Che suo marito si fosse ricreato una seconda vita assieme a qualcun'altra? Che fosse questa la ragione per cui non ha mai portato sua figlia in ospedale in tutti questi mesi? Per questo lui non si è mai presentato?
Poi, però, pensò che undici anni senza nessuno erano veramente tanti. E allora, come poteva accusare il suo, ormai, ex marito di aver trovato nuovamente la felicità? Decise di calmarsi e sedersi, chiedendo gentilmente ai due uomini di essere lasciata da sola.

Quasi mezz'ora dopo sentì la porta aprirsi e sentì i passi di qualcuno che era entrato nella stanza. Lydia era girata verso il letto, intenta a sistemare delle cose. Quando si girò, incuriosita da chi potesse essere, non riuscì a credere ai suoi occhi. Era lui. Il ragazzo della stanza. La prima persona che aveva visto appena sveglia. La prima che gli aveva suscitato delle emozioni. E la prima a cui aveva cercato di spaccare il setto nasale.

«Tu.» mormorò la Banshee, troppo intenta ad osservare ogni dettaglio, ogni mossa del ragazzo che le era di fronte.

«Ciao Lydia.» rispose Stiles, quasi per paura di ricevere un altro cazzotto in faccia.

La rossa cercò di dire qualcosa, ma invece rimase muta. Quasi sospesa a mezz'aria. In realtà stava aspettando: voleva ricordare, voleva sperare di riuscire a farlo. Ma niente. Fu tutto inutile.
Il massimo a cui era riuscita ad arrivare erano gli anni del liceo: a quando stava con Jackson, ai suoi tanti amici, ad Allison, ai ragazzi sfigati che volevano aiutarla, e a quando era stata morsa. Poi il vuoto.
Sì, ricordava chi fosse Stiles. Ma lo ricordava come il ragazzo follemente innamorato di lei. Lo ricordava come il ragazzo con la quale era andata al ballo, che l'aveva soccorsa quando era stata aggredita, che l'aveva ritrovata quando si era persa nel bosco e che riusciva, in qualche modo, a fare tutto ciò senza risultare snervante o fastidioso.

«Allora sei tu. Tu sei.» mormorò, pensando ancora a quanto fosse cambiato. 

«Sì, sono il padre di Allison.»

Things left undone || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora