12.

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«Come ti chiami, tesoro?» la donna aveva una voce soave, sebbene fosse alta. A prima vista poteva incutere timore, se non fosse stato per i suoi occhi: trasmettevano dolcezza e gentilezza.

«Allison. Allison Stilinski.» rispose la rossa, con un sorriso.

A quel punto la donna le chiese «E dove è il tuo papà?»

La bambina rimase un attimo incantata, decisa se mentire o dire subito tutta la verità. Sapeva che dicendo quest'ultima la grande donna gentile avrebbe immediatamente chiamato suo padre senza permetterle di vedere ciò per cui era venuto. Ma sapeva anche che, se mentiva e se l'avessero scoperta, suo padre si sarebbe arrabbiato molto con lei. Ma lei non desiderava altro che conoscere la sua mamma!

La piccola Stilinski era molto combattuta. Alla fine, però, prese una decisione.

«E' andato in bagno. Mi ha detto di andare da sola nella camera della mamma, solo che non mi ricordo più dove si trova.»

La donna la fissò interminabili minuti, cercando di capire se crederle o meno. Alla fine, come se avesse letto negli occhi della bambina, cedette.

«Va bene tesoro, ti accompagno io. Vedrai che insieme la troviamo. Come si chiama la tua mamma?»

«Lydia Martin.»

Le sembrava così strano pronunciare il suo nome ad alta voce. A casa era praticamente proibito.

La donna si diresse verso una specie di tavolo dove, appoggiati sopra di essi, vi erano molti blocchi di fogli scritti. Allison si avvicinò per vedere meglio. La donna si mise a rovistare tra molti fogli e solo qualche minuto più tardi ne prese in mano uno, vittoriosa.

«Eccola qua: la tabella dei pazienti.» rispose, dopo aver faticato per trovarla.

«Mmmh. Lydia Martin.»

La donna mormorava incessantemente il nome di sua madre, scorrendo su e giù per il foglio, in cerca di qualcosa.

«Trovata. Primo piano, stanza ventiquattro.» disse, per poi continuare a leggere qualche annotazione. D'un tratto, il sorriso raggiante che la donna aveva trasmesso per tutto quel momento svanì, divenendo quasi seria e triste. Poi guardò la bambina, quasi spinta dalla commozione.

«Va tutto bene?» domandò Allison, preoccupata.

La donna sembrava incerta. Quasi come se non volesse accompagnarla dalla tanto attesa madre.

«Sì, certo. Andiamo, ti porto dalla tua mamma.» disse, per poi appoggiarle una mano sulla spalla e condurla a destinazione.

Dopo aver percorso lunghi corridoi, passato diverse sale e preso l'ascensore, erano finalmente arrivati. La camera ventiquattro era proprio davanti a loro. La porta era socchiusa, ma non si sentì nessun rumore provenire dalla stanza.

«Aspettami qui.» disse la donna, dopo averle accarezzato dolcemente la guancia.

Allison annuì, per poi vedere l'infermiera bussare ed entrare lentamente nella camera.

Passò mezzora. Allison, nel mentre, si era seduta su una di quelle sedie d'attesa che si trovavano in ogni angolo dell'ospedale. Dire che era tesa era veramente un eufemismo: stava provando un vortice di emozioni che mai avrebbe pensato di provare.

Quanti hanno la fortuna di vedere la propria madre data per morta per ben undici anni?

La donna uscì, per poi guardarsi attorno alla ricerca di Allison. Quando la trovò, alla bambina sembrò passata un'eternità: era ansiosa, frustrata e felice lo stesso tempo.
L'infermiera, chiamatasi Gelda (e scoperto solo dopo un'accurato sguardo al suo camice), le fece un cenno con la mano, segno di avvicinarsi.

Poi si abbassò a livello di Allison, e disse «Pronta a vedere la tua mamma?»

La rossa annuì, come se non avesse aspettato altro nella vita. Le sembrava di essersi trovata sempre in una bolla, che la teneva ben distante da tutto quello che la circondava. Ma ora qualcosa aveva fatto scoppiare la sua bolla, e la bambina aspettava solo qualcuno che la prendesse al volo per non farla cadere. E sperava che fosse proprio la sua mamma.

Gelda le sorrise, per poi entrare in camera di sua madre. Allison prima si sporse sulla porta, quasi come se avesse paura di chi potesse trovarsi di fronte. Poi, dopo aver preso un lungo respiro, entrò.

«Lydia, sbrigati!» urlò la donna, per poi girarsi verso Allison.

«Hai una visita speciale.»

Things left undone || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora