13.

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Il buio. Il buio più totale. Ecco come erano stati i primi sessanta secondi dopo il suo risveglio. Lydia non riusciva a ricordare nulla. Ma proprio nulla.
Durante la sua permanenza da "vegetale" nel Beacon Hills Hospital, Lydia si sentiva come chiusa dentro una scatola: man mano il tempo passava, man mano le sembrava di soffocare sempre di più nel buio incontrastato che la circondava. Ma poi, quasi come dal nulla, aveva sentito uno sguardo, proprio su di sé. Quello sguardo era così confortevole, come se non avesse aspettato altro nella sua vita. Era uno sguardo conosciuto, e sapeva di potersi fidare. Forse fu proprio quello sguardo a farla svegliare dal suo sonno profondo.
Subito dopo sentì una voce di un uomo, calma e gentile, ma che traspariva sofferenza. La voce di Stiles. Ma Lydia questo non poteva saperlo: perché lei, Stiles, non lo ricordava.
Eppure, sebbene fosse incosciente e privata dei suoi ricordi, provava comunque delle emozioni forti. Quasi come se ricordasse di amarlo.

Incredibile, l'amore. Non trovate? Con tante difficoltà e vicissitudini che sembrano portare solo ad un punto morto, l'amore riesce sempre trionfare.

A quel punto, Lydia provò a coraggio e, sempre sentendo quello sguardo su di sé, riuscì a muovere un dito. Un inizio niente male, che poi proseguì con il movimento di tutta la mano e del corpo, sebbene a piccoli e deboli scatti. Alla fine la rossa riuscì ad aprire gli occhi. L'intensa luce della camera le impediva di vedere bene. Poi riuscì finalmente a mettere a fuoco ciò che la circondava, fino ad arrivare ad alzarsi, per osservare meglio. Sentiva lo sguardo ancora su di sé, questa volta molto più intenso. Era curiosa di sapere chi fosse colui che sembrava avere così tanto potere su una Banshee, ma lo stesso tempo aveva quasi paura di chi potesse trovarsi di fronte.

Quando finalmente i suoi occhi si voltarono verso la misteriosa persona, non poté credere a chi aveva davanti. Era un ragazzo, pressa poco della sua età, che la fissava con stupore. Sembrava quasi che avesse visto un fantasma, o peggio, tant'è che Lydia voleva chiedergli se si fosse sentito male da un momento all'altro. Solo dopo, però, nella mente gli balenarono troppe emozioni tutte assieme, impedendole di controllarle.
Felicità. Speranza. Gioia. Emozioni che le sembrava non provare da anni. Ma anche paura, rabbia e frustrazione. E tutte a causa della persona che, ormai, stava fissando da qualche minuto.

Tutte a causa di Stiles.

«Eccoti qua.» disse Gelda, dopo aver finalmente trovato la ragazza e risvegliandola dai suoi pensieri.

«Direi che la nostra piccola ospite ha già atteso abbastanza, non trovi?» domandò l'infermiera.

La ragazza, che si era nascosta in bagno per poter indossare un vestito per l'occasione (ed eliminare una volta per tutte quell'odioso camice che era costretta a portare giorno e notte) annuì. Poi si guardò ancora una volta allo specchio. I suoi capelli erano rossi, o almeno una volta così credeva. Ora invece, erano più tendenti ad un arancione spento, per niente bello da vedersi. Il viso era pallido e magro, mentre le sue labbra erano secche e i suoi occhi erano di un verde spento.

«Lydia sbrigati!» urlò la donna, che nel mentre era uscita dal bagno.

La Banshee fece un lungo respiro, per poi tamburellare le dita sulla gamba, da tanto che era nervosa. Poi, prendendo un po' di coraggio, uscì allo scoperto.

Si avvicinò all'infermiera lentamente, guardandola dubbiosa. D'altronde nella stanza c'era solo lei. Ma allora chi era venuta a trovarla?

Si accorse solamente qualche attimo dopo della piccola bambina nascosta dietro a Gelda: aveva lo sguardo ipnotizzato, quasi come se fosse incredibile averla proprio davanti a sé. Le guance rosee, gli occhi innocenti color marrone e i capelli. Cavolo, i capelli. Erano di un arancione acceso, vivo. Le ricordavano tanto i suoi, con la differenza che quelli della bambina erano ricci ribelli. E il vestitino, sebbene fosse di una taglia più grande, la rendeva ancora più graziosa.
A Lydia, per poco, non le venne un colpo: le sembrava di avere davanti sé stessa vent'anni prima.
Quasi come se fossero gemelle. Ma come poteva essere? Come poteva assomigliarle così tanto? Era impossibile.

Dall'altra parte, invece, Allison stava osservando sua madre quasi come una dea. Era incantata da tanta bellezza, anche se era stata trascurata molto. Ma cosa ancora più incredibile, le sembrava di vedersi all'interno di uno specchio, vent'anni dopo. Se Allison avesse potuto desiderare come essere, sicuramente avrebbe voluto essere proprio così. Come sua madre.
Sapeva di essere indiscreta, ma non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a sé e baciarla, solo per farle sentire tutto l'amore che la piccola Stilinski non aveva potuto darle in questi anni. Invece non si mosse.

Rimase lì, immobile. Non sapendo come comportarsi. Non sapendo nemmeno se sua madre sapesse di essere tale.

Things left undone || StydiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora