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Domenica mattina poco dopo esserci alzati era ritornato nostro padre. Sapevo che ancora una volta aveva dormito dove lavora per stare lontano da mia madre. Questo mi riempiva di tristezza. Non solo perché sapevo le scarse condizioni  che c'erano per dormire, ma perché nonostante ciò, preferiva dormire su una sedia al freddo piuttosto che tornare a casa al caldo perché non c'era mai pace. Almeno nostra madre ancora dormiva .
  Ha portato due sacchetti pieni di alimentari, caffè, dolci per noi e tutto ciò che gli sembrava che servisse in casa.
    -  Mamma, puoi preparare qualcosa da mangiare e un caffè caldo finché io sono a tagliare un po' di legna?- chiese a mia nonna.
    Non riuscivo mai a capire fino in  fondo come mai mio padre amava sua suocera come se fosse sua madre, mentre mia madre la detestava. Era una cosa incomprensibile per me.
   - Certo caro!- rispose mia nonna benevole.- ti faccio chiamare come appena è tutto pronto.
   - Grazie mamma.- disse mio mio padre prima di uscire .
  Mentre lui si dirigeva verso la rimessa per tagliare la legna io mi sbrigai a mettermi una giacca e a raggiungerlo. 
   - Papà, non sei tornato di nuovo a casa ieri. - dissi io con voce dispiaciuta, ma che suonava anche come un rimprovero.
    - Lo so principessa, ma sai che non sopporto tua madre in quelle condizioni e poi avevo da lavorare. Uno mi ha chiesto un quadro e dovevo lavorare con quello.- mi spiegò lui.
    - Perché non dipingi più a casa papà? Mi piaceva tantissimo quando lo facevi. Sai che mi piaceva tanto quando mi spiegavi o che cantavi... mi manca anche l'odore che riempiva la stanza.-dissi io mentre ricordavo il tempo passato con mio padre mentre dipingeva qualche quadro.
  I ricordi di quei pomeriggi o di quelle domeniche tranquille, dove eravamo solo noi, le tele, i vari colori ad olio, l'odore del diluente, mio padre che raccontava storielle buffe della sua gioventù o insegnamenti improvvisati sulla vita... mi mancava tantissimo.
  Mio padre mi mancava.
  Non sono riuscita mai a parlare con mia madre, così come con mio padre. Anche se erano questioni più delicate per una ragazza e di certo non era con mio padre che dovevo parlare, ma lui era sempre aperto, cercava di aiutarmi in tutto. Mi mancavano questi momenti che con il passare del tempo si sono persi.
  - Isa, mi hai sentito?- mi risvegliò la voce di mio padre. Mi sono persa nei ricordi, vedevo momenti passati passare davanti a me come se guardavo un film.
  - No, scusami papà, mi sono persa un pochino...- risposi io con le guance che arrossivano.
  - Dove sei andata Isa? Qual' bel principe ha rapito la tua attenzione? - mi prendeva in giro lui divertito.
  - Ma di quale principe stai parlando anche tu?- chiesi io risentita – nessun principe tranquillo!- lo rassicurai.
  - Meno male, cominciavo ad avere paura che la mia principessa ha trovato il suo bel principe...
  - Hahaha... molto divertente. Ma mi hai vista? Non devi avere paura non esiste nessun principe a cui potrei piacere poi conoscendomi correrebbe via a gambe levate.- spiegai io tristemente – Comunque pensavo al  passato quando pasavi più tempo a casa e di quando lavoravi hai quadri nella nostra cameretta... bei ricordi...
  - Non sottovalutarti mai principessa! Sei bellissima, hai due occhioni, due orecchie, hai le gambe e le mani... hai tutto al posto giusto... anche se a parer' mio hai le gambe troppo lunghe, ma non è un problema per te. Sarà un problema per me, quando cominceranno a ronzarti intorno i ragazzi... -scherzava lui mentre posizionava un altro pezzo di legno per spaccarla.
  - Si si come no... dovrai aspettare ancora un bel po'...-risposi stizzita.
  - Isa, più tardi andiamo da Anna in galleria. Vediamo di cosa voleva parlarci.-mi comunicò lui. Mi sembrava che lui già sapesse tutto...
  - Va bene papà. Sono tanto curiosa. C'entra credo tanto il signore con chi parlava Anna in galleria, ma non so di cosa si tratta. -dissi io.
  - Fra poco lo sapremo! - disse sorridendo mio padre strizzando l'occhio scherzosamente.
L'ora successiva la trascorremmo scherzando e lavorando. Ci siamo fermati solo per qualche minuto per mangiare qualche boccone e mio padre per bere il suo caffè.
- Dai Isa dovrebbe bastarvi per un bel po'. Così non dovete più tagliare voi, solo portarla su. - constatò mio padre tutto sudato - Andiamo su a lavarci poi andiamo da Anna. Spero tua madre ancora dorma...
- Spero anch'io!
- Isa mi porti fuori i vestiti puliti così non devo entrare io in camera? - mi chiese lui - Sai che non so neanche dove li trovo... - disse mentre rideva
- Certo, dimmi solo cosa vuoi che ti porto.
- Indifferente, qualcosa di pulito andrà bene, dopo devo tornare al lavoro. Altrimenti non si mangia.
- Ok giacca e cravatta andranno benissimo, vero? - chiesi mentre cercavo di trattenermi per non scoppiare a ridere.
- Mica vado a una funzione, Isa. - rispose inorridito lui - Quando mai mi hai visto in giacca e in più con la cravatta principessa?
- Sinceramente mai! Con i vestiti da lavoro sporchi di olio e vernice si, sempre. Vestito normalmente credo mai, solo per un ora alle feste poi andavi ad aggiustare qualcosa solo per non stare vicino a mamma...- risposi ridendo ricordando che i vestiti da lavoro per lui erano come una seconda pelle.
Mentre noi ci preparavamo per andare in galleria da Anna, mia nonna cominciava a cucinare il pranzo e mio fratello era uscito con i suoi amici.
A pomeriggio dovevo andare in chiesa con i ragazzi conosciuti ieri, ma se potevo solo passare qualche ora con mio padre non ci sarei di sicuro andata.
Lui aveva priorità su tutto e tutti. Già lo vedevo pochissimo, e stare con lui significava tanto per me. Avevo la sensazione come se tutto sarebbe normale, padre e figlia che parlano di cose più o meno importanti. Che mi fa spiegare le cose come solo lui sa fare. Sentendo parlare così calmo con la sua voce baritona mi calmava, come se non esistesse nessun problema e tutto fosse apposto.
- Isa dai andiamo, io sono pronto. - sentivo dire mio padre che mi chiamava. La stavo aspettando seduta sulla panchina davanti casa, e come sempre mi sono persa tra i mille pensieri...
- Andiamo, anch'io sono pronta.
- Non ti vergogni a farti vedere sulla strada con il tuo vecchio padre ? Ti prenderanno in giro che vai in giro con un vecchio barbone...- scherzava lui mentre uscivamo dalla porta.
  - Si certo pensa che vergogna... sinceramente mi vergogno più con la mamma se devo uscire che sanno tutti che è alcolista e che fa casino sempre...- dissi vergognandomi di me stessa - sono cattiva so che è brutto parlare così di mia madre, ma mi vergogno più di lei che di te che lavori tutto il giorno...
  - Oh principessa non mi piace quando parli così! Tu pensi troppo a cose che non devi pensare. Vedrai che il tempo aggiusterà tutto. - disse mio padre mentre mi stringeva dalle spalle come un incoraggiamento.
  - Si lo so ma mi dispiace veramente così tanto... e non so spiegarti il perché la penso così... o cosa sento veramente. - cercai di spiegarmi ma non riuscivo neanche io a capire cosa sento veramente - so che è mia madre e la devo amare e la amo, ma ciò nonostante sono arrabbiata con lei, mi vergogno per tutto ciò che sente. È come una tempesta in me... so quella che è giusto ma comunque sbaglio, non so, troppi sentimenti in contrasto sento. Una totale confusione, e vorrei solo scappare da tutto, non riesco neanch'io a capirmi. - cercavo di spiegarmi senza riuscire e ogni parola detta mi portava sempre più vicina al cominciare a piangere.
  - Lo so Isa di cosa parli. Ma sei troppo piccola o meglio dire, troppo giovane per capire tutto ciò. Mi dispiace tantissimo principessa. Tu cerca di non pensare, è tua madre ed è così come è non la puoi cambiare. Tu devi concentrarti solo su te stessa  e nient'altro. So che è più facile a dirsi che a farsi ma devi farlo. Per te stessa altrimenti impazzirai. - cercava di spiegarmi mentre ci siamo fermati sotto il mio albero preferito, al parco vicino casa nostra.
Osservavo quell' albero altissimo con l' edera intorno al suo tronco che piano piano lo soffocava.
Mi affascinava quell' albero. Con alcuni suoi rami verdeggianti e altri asciutti. L' edera ogni anno lo stritolava di più, si impadroniva di più rami. Quella pianta parassita si infondeva con l'albero pian piano uccidendolo, ma comunque l'albero non si lasciava sopraffare così facilmente.
Io ero come quell'albero, almeno era quello che pensavo sempre. Ore intere passate seduta sotto quell'albero a pensare e trovare un po' di pace. Osservare come filtra la luce del sole tra i suoi rami asciutti o quelli con le foglie, guardare gli uccellini sui rami e ascoltare il loro canto.
  - Bellissimo albero, vero? Mi arrampicavo sempre su di lui da bambino! - raccontò mio padre vedendo che osservavo l'albero.
  - Si è bellissimo. -sussurrai tristemente - Papà cosa pensi quanti anni abbia? E quanto può ancora resistere prima che morirà per colpa dell'edera?
  - Tantissimi anni ha principessa. Più di noi messi insieme. Ma è un vero combattente come te tesoro. Vedrai che ci sarà anche quando avrai dei nipotini. - disse lui sorridendomi - Dai andiamo principessa, voglio sapere cosa ci vuole dire Anna! Poi si vedrà!
  - Hai ragione papà è un combattente. Sono curiosa anch'io di cosa volevano dirci. - sorrisi, poi cominciai a caminare accanto a mio padre verso la galleria.
Era quasi mezzogiorno così speravo che non ci sarebbero stati tanti in galleria così potevamo parlare tranquilli. Non volevo che fossero tanti a sentire cosa voleva dirci Anna. Mi sentivo già in soggezione anche così, ci mancavano solo gli spettatori.

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