Capitolo 41.

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Devo essere sincera, ci uscì sul serio con Nate.

E non una volta.

Due, tre, quattro e via dicendo. Passarono i giorni che diventarono mesi interi e ogni volta lui si portava via un pezzo di me, le sue parole inquinavano la mia anima come petrolio nero e appiccicoso. Io lo lasciavo fare come se non mi importasse di quello che mi stesse facendo, forse perchè all'inizio non me ne rendevo neanche conto.
Il fatto era che quelle labbra erano come dei magneti per me, quegli occhi verdi erano stregati, erano stati pensati nell'inferno e poi comparsi sulla terra, quella mascella quasi scolpita da Dio sa chi e quel sorriso che spuntava sul suo viso ogni santa volta, "storto da un lato" come lo definivo io, tutto questo poteva far parte solo, e soltanto, di lui.

James ogni tanto si presentavano a casa mia per parlarmi, ma ogni santa volta era sempre la solita storia.

"Giulia, non è gente raccomandabile."
"Stai attente, per favore."
"Promettimi che ci vedremo insieme agli altri qualche volta."

Anche i miei genitori erano preoccupati, ero più taciturna, uscivo più spesso del solito e tornavo sempre tardi, alcune volte capivo perchè si preoccupavano così tanto ma non me ne importava, o per precisare, facevo finta non me ne importasse.

Nate era sempre lo solito stronzo, come gli altri due suoi soci, ma ci uscivo spesso lo stesso con loro, ogni sera era un brivido nuovo, un avventura nuova con loro.
Iniziai a fumare, sigarette, ma nessuno lo sapeva neanche James e gli altri. Il fatto era principalmente che con loro mi sentivo libera, le paranoie ormai non esistevano più nella mia testa, agivo d'istinto, rispondevo alle provocazioni che mi lanciavano ogni tanto Chase e gli altri, rispondevo con le rime, riuscivo a tenere gli altri al loro posto. Finalmente nessuno mi avrebbe più messo i piedi in testa.
Il problema era che rispondevo anche a scuola ai professori, a casa ai miei genitori, stavo diventando indisciplinata con chi forse non dovevo esserlo. Questo influì sulla mia media scolastica e all'inizio della primavera non era il massimo.

Daisy si presentava puntuale ogni notte nei miei sogni, non parlavamo tanto ma ormai ci avevo fatto l'abitudine a vedermela nella mia testa, la vedevo riflessa anche nelle pozzanghere nei giorni piovosi, la vedevo riflessa negli specchi a casa.
Mi perseguitava come un vero o proprio spettro, ultimamente mi spiegava che mi vedeva più spesso perchè "la mia coscienza non aveva più potere sulle mie decisioni, quindi in qualche modo sarebbe riuscita da sola a riportarmi sulla strada giusta".

Solo una marea di stronzate.

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- Allora come vogliamo impegnare la serata? - Chiese Jake giocherellando con la sua pasta.

La mensa scolastica mi sembrava più affollata del solito, più rumorosa, e la cosa mi rendeva un pò nervosa.
O forse era la mano di Nate che continuava a stuzzicarmi la coscia.

- Smettila, per favore. - Dissi spostandogli la mano con una schiaffo sul palmo.

- "Per favore"? Ho sentito davvero? - Mi canzonò Nate ridendo, mostrando il suo sorriso perfetto e facendo intravedere la cicca rosa che stava masticando da più di 15 minuti.

- Qualcuno mi sta ascoltando? - Jake urlò a Nate, che subito riportò la mano doveva la aveva prima facendo finta di niente.
- Dai, non rompere Jake, sei nel tuo periodo? E' tutta la settimana che dico che ci vediamo alla solita ora a casa mia. - Disse scocciato Nate, masticando la gomma sempre più velocemente.

Lasciai metà bistecca nel piatto, avevo un mal di testa pazzesco e dopo la pausa pranzo mi aspettava un test fondamentale che avrebbe determinato più o meno la mia media in letteratura, era nervosa, tesa e irritabile, molto probabilmente il ciclo si stava anche avvicinando.

- Vado a fumare una sigaretta. - Sentenziai lasciando il vassoio sul tavolo e prendendo il mio zaino da sotto il tavolo.

Non dovevo farmi vedere da nessuno, come sempre, quindi decisi di andare dietro la palestra a fumare, posto poco sorvegliato dagli insegnanti perchè lontano dalle aree ricreative.

Tirai fuori il pacchetto ben nascosto in fondo allo zaino nero, insieme all'accendino, fissai per qualche secondo la punta della sigaretta: prima accendersi di un rosso inteso, poi diventare grigia, fumare lasciando piccole nuvolette arricciate nell'aria, e infine cadere a terra, poco a poco la vedevo consumarsi tra le mie dita.

Come me.

- Giulia. - Una voce maschile interruppe i miei pensieri e mi fece perdere 10 anni di vita per lo spavento.

Connor?

 Come stai? E' un sacco che non ci becchiamo in giro! - Sembrava sorpreso di vedermi lì. Ma lui cosa ci faceva dietro la palestra?

Tenevo in bocca il fumo ma pian piano iniziò a bruciare e quindi facendo finta di tossire mi girai e lo sputai fuori.

- Oh, ehm bene dai! - C'era qualcosa di diverso in lui. - Hai fatto qualcosa ai capelli? -
- Si, ho smesso di farmi la tinta, ero stufo. - Le sue labbra sottili disegnarono un sorriso perfetto e sincero, come sempre.

- Sì è impegnativo! - Gli sorrisi. - Cosa ci fai qui? - "Curiosona come al solito, Giulia?" Zitta, zitta, zitta.

- Ecco... - Si portò entrambe le mani dietro la nuca, facendo finta di stiracchiarsi e accarezzandosi le punte dei capelli corti. - Ho appuntamento con una ragazza. - Alzò lo sguardo su di me.
Ebbi un sussulto, la sigaretta nelle mie dita continuando a bruciare si era spenta su un mio dito.

- Ah, non sapevo... Sai, è tanto che non parliamo.

- Vero, e... Tu?- Si appoggiò con le spalle al muro.
- Io... -

- Connor? - Una voce sottile chiamò da dietro l'angolo.
- Devo andare. - Dissi in tutta fretta, liquidandolo. Lasciai cadere la sigaretta e presi lo zaino da terra, tirai su il cappuccio della felpa e mi dileguai andando verso l'entrata.

Subito girato l'angolo sbattei contro la spalle di una brunetta dai capelli lunghi e il trucco appena accennato.

Smidollata, sarà di sicuro una stupida primina.

Non chiesi scusa.

Spinsi la porta e andai in classe per l'inizio del test, niente di più.

"Grazie Daisy per avermi tirato questo tiro mancino."

Pensai mentre la penne scorreva veloce tra i fogli pieni di domande.

"Di nulla."

Alzai la testa dal foglio, ma come al solito era solo la mia mente che giocava con me.
Sorrisi, e continuai a scrivere a testa bassa.

Two Shades. (The Vamps ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora