Capitolo 7.

1.7K 114 7
                                    

Quella notte non chiusi occhio, non sognai, restai solo lì, ferma, a guardare un punto impreciso nel buio, a pensare quella serata.

“E s ci sta provando con me?”

Giulia, dormi.

“Impossibile, magari mi trova carina o gli piace il modo in cui mi vesto.”

Domani ti dovrai alzare alle 6.

“No, non credo che provi qualcosa per te, insomma, hai visto le altre ragazze della scuola? Hai visto Lisa? Se inizi a pensarlo dopo ti farai viaggi mentali e nel momento in cui inizierai davvero a credere che tra voi c’è qualcosa ti ritroverai sicuramente davanti alla scena di lui che bacia un’alta, quasi certamente.”

Dormi, dai.

“Quante idiozie, dovevo starmene a casa ieri sera.”

Bip-bip-bip-bip-bip.

Diamine, erano già le 6! E io, se tutto va bene, avrò accumulato un paio (forse tre) ore di sonno.

Dopo aver fatto suonare la sveglia per un bel po’ mi misi a sedere sul letto, mi sentivo gli occhi gonfi e le palpebre pesanti, avrò avuto delle occhiaie mostruose. Quella mattina urgeva un caffè e quintali di correttore, ma dovevo fare le cose con calma altrimenti sapevo già che avrei combinato un casino.

Scesa in cucina mi feci preparare un caffè da mia madre ma mentre mi sedevo sullo sgabello l’occhio mi cadde sull’orologio da polso di mia madre.

Erano già le 7.00! Quanto tempo ci avevo messo per lavarmi la faccia e i denti (e riposarmi “un attimo” a letto)?! Dovevo ancora preparare lo zaino, scegliere cosa mettermi, truccarmi e rifare il letto.

Mentre mia mamma mi domandava qualcosa a proposito della serata di ieri mi alzai di colpo dallo sgabello, che per poco non cadeva a terra, e, urlandogli di lasciarmi il caffè sul tavolo, salì le scale a due a due per andare di sopra a prendere i libri, non potevo sbagliare, non potevo arrivare in ritardo, mentre li incastravo nello zaino pensavo a cosa mettermi. Aprì l’armadio e mi infilai i vestiti, sperando di non averli messi al contrario, andai in bagno e iniziai a tirare fuori in ordine i trucchi, mi truccai in pochissimo tempo ma misi lo stesso l’astuccio dei trucchi nello zaino.

Guardai l’orologio digitale sopra il mio letto e poi fuori dalla finestra. Dannazione Connor era già fuori ad aspettarmi! Era pure in anticipo.

Presi lo zaino ma (premetto: quando faccio le cose di fretta sono al quanto scoordinata nei movimenti), a mio malgrado, non mirai la porta e la spalla andò a urtare in modo molto doloroso lo stipite della porta, indietreggiai di qualche passo imprecando, la gamba sfiorò il letto, ricordandomi che non lo avevo ancora rifatto.

- GIULIA! TI HO SENTITO! – Urlò mia mamma dalla cucina al piano di sotto. Se fossi scesa in cucina per bere velocemente il mio caffè mi sarei beccata una ramanzina lunga come la fame, come minimo.

Appoggiai lo zaino sulla “spalla sana” e scesi di corsa le scale, passai davanti alla cucina e mi beccai della “stronza” da mia madre, odiava sentirmi dire parolacce o imprecazioni, ma quasi sicuramente mi sarei beccata un’altra volta della stronza quando si sarebbe accorta del casino che avevo lasciato in camera mia.

Uscita di casa mi accorsi che non mi ero legata il ciuffo maledetto che mi cadeva sempre sul viso, mi girai verso la porta, poi mi rigirai di nuovo verso il vialetto guardando nello zaino se, per qualche sottospecie di miracolo, avevo una molletta nello zaino, mi scappò una seconda imprecazione accorgendomi che non avevo messo l’astuccio nello zaino.

Ah, comunque niente molletta.

Alzai lo sguardo e mi accorsi che in fondo al vialetto c’era Connor che mi guardava con un ghigno sulle sottili labbra.

Abbassai lo sguardo mentre scendevo gli scalini e mi ripetevo continuamente “sono una completa idiota, che figura” in continuazione.

- Buongiorno. – Gli rivolsi un sorriso.

- Buongiorno, tutto ok? Potevo aspettare ancora un po’ qui fuori, non scappavo. – Stava trattenendo una risata,sentivo il calore dell’imbarazzo che mi saliva dai piedi fino alla testa.

- Questa notte non ho dormito e… - Ancora spiegazioni inutili, Giulia.

- Tranquilla, scherzavo, stai bene senza rossetto. – Disse alzando un mano e indica dosi le labbra.

DANNAZZIONE IL ROSSETTO (ecco perché ci avevo messo poco a truccarmi).

- Oh… Grazie. – Chissà se avevo dimenticato anche come mi chiamavo.

- Ci incamminiamo? – Di sicuro mia madre stava guardando la scena dalla finestra della cucina, ci avrei scommesso.

- Certo, si. -

La mattinata andò liscia come l’olio, a parte per il fatto che Lisa (che si era trasferita si fianco a me ci posto) mi avrebbe dovuto supportare con penne per tutto il giorno.

A pranzo ci ritrovammo tutti insieme come il giorno prima, Tristan sembrava elettrizzato, continuava a ridere e parlare con Brad, entrambi non stavano fermi un secondo e si davano colpetti con il gomito indicando in giro.

- Lisa, cos’hanno? – Chiesi sottovoce a Lisa che non sembrava molto felice.

- Molto probabilmente si staranno guardando in giro per trovare “una degna” – Disse facendo le virgolette per aria – compagna per il ballo di inizio anno. – Fece una espressione di disgusto.

Ma… Il ballo di inizio anno? IL BALLO?! Oh mio dio.

A un ballo ci si va a coppie, perfettamente truccate e con un vestito da far invidia a qualsiasi ragazza della scuola. La mia mente non avrebbe retto tutto questo.

- Il ballo di inizio anno? – Domandai incredula.

- Certo, dovrebbe essere lunedì prossimo e… Io non ho ancora un accompagnatore, nel senso, me l’hanno chiesto ma… - Fece una pausa.

- … Tu vuoi che te lo chieda lui. – Completai la frase.

Lei mi guardò con gli occhi più tristi al mondo e annuì.

-  Oh Lisa… - La abbracciai, si vedeva che le dispiaceva e vederlo che sceglieva l’accompagnatrice tra le altre ragazze non le tirava su il morale di certo.

- Tu pensi di andarci? – Giulia cosa vuoi fare? Stare al ballo da sola e fare la figura della “single senza amici” della situazione o evitare il tutto? Evitare il tutto sarebbe stata la risposta migliore.

Sospirai – Non lo so… Non ho un accompagnatore e ho solo saputo ora di questa festa, la risposata è scontata. -

- Bhè, sai che… - Diede un veloce sguardo a Connor che parlava con James.

- No, Lisa… Non credo che chiederglielo sia da me. – Diventai subito seria.

- Magari te lo chiede lui, mancano ancora sei giorni, dopo tutto. -  Alzò le sopracciglia, perfettamente regolari stuzzicando, l’insalata nel piatto.

Finite le lezioni non vedevo l’ora di tornare a casa e dormire, dormire, dormire e ancora dormire. Non solo perché avevo un sonno pazzesco ma anche per evitare di pensare a Connor, Lisa e Brad, il ballo e la ramanzina di mia madre che mi aspettava a casa.

Mentre fuggivo da scuola, tranquilla, con le cuffiette tra le mani pronte all’uso qualcuno mi chiamò.

- Giulia! – Era Connor, chi poteva essere se no?

- Ormai siamo vicini di casa, possiamo anche andare a casa assieme, sai? – Disse ridendo.

- Si che lo so – Risi – E’ solo che sono sempre stata abbittata a tornare a casa da sola nel mio vecchio paese. – Ero felice di non essere più sola.

Davvero, parlare con qualcuno mentre tornavo a casa da sola era veramente bello, avevo passato così tanto tempo a camminare da sola su un marciapiede con le mani in tasca e le cuffiette nelle orecchie, che mi ero dimenticata quanto fosse bello parlare con qualcuno di interessante.

Purtroppo mentre ero a metà strada mi arrivò un messaggio da mia madre.

“Muoviti a venire a casa, dobbiamo parlare.”

Two Shades. (The Vamps ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora