Capitolo 42.

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Arrivai a casa di Nate con la macchina di mia madre, puntuale come al solito.
Mi fermai davanti alla proprietà del signorino Nate e, dopo aver parcheggiato appena fuori con cura, scesi a suonare al citofono.
- Entra, piccola. - Mi rispose Nate al videocitofono dopo avermi aperto il cancello.

Mentre camminavo con calma verso il maestoso e massiccio portone di ingresso mi sistemai le calze a rete sotto il vestito, senza farmi notare. Cioè non so e si poteva chiamare "vestito" dato che era una magliettona a maniche corte, gigantesca e lunga (completamente nera, ovviamente), con sulla schiena la scritta "Metal Heart" in bianco. Vestiti allegri, in pochissima parole.

- Dovresti smetterla di arrivare continuamente in orario. - Mi canzonò Nate aprendomi la porta.

- Sai che una cosa del genere non mi farà mai saltare i nervi, vero? - Alzai un sopracciglio e lo squadrai da testa ai piedi.
- Come siamo "neri" questa sera. - Si leccò le labbra, squadrandomi anche lui da testa ai piedi.

Lui indossava un paio di jeans grigio scuro, stivaletti in camoscio neri e una semplice maglietta bianca. Ammetto che quella maglietta bianca era fantastica addosso  lui.

- Da quando in qua metti stivaletti da uomo? - Chiesi cercando di urtargli i sensi come fa lui con me tutti i santi giorni.

- E tu da quando in qua ti vesti con le calze a rete? - Si fece da parte per farmi passare davanti a lui e farmi entrare, camminando poi a passi lenti alle mie spalle.
- Da quando mi piacciono, Nate. - Risposi scocciata.

Dopo pochi passi nell'immensa casa sentì la sua mano battere sul mio sedere.
- NATE! - Gli urlai e mi girai di scatto verso di lui cercando di tirargli uno schiaffo in pieno volto ma purtroppo lui aveva già previsto la mia razione e fermò la mano in tempo.

Mi strattonò verso di lui, prese l'altra mia mano e mi girò con la schiena rivolta al muro, gelido, di mattonelle scure.
Nel giro di pochi secondi il suo corpo imponente fu su di me e mi baciò con foga, senza pudore.

Mugolai, ma non di piacere, non mi aveva mai baciata così, per pochi secondi mi spaventò, ci eravamo scambiati diversi baci, lui ultimamente allungava le mani di continuo, anche davanti agli amici e a loro sembrava una cosa talmente naturale che neanche dicevano qualcosa e riguardo (dopotutto facevano lo stesso con le ragazze che portavano alle feste).
Portai le mani sui suoi pettorali cercando di togliermelo di dosso ma lui non sembrò neanche accorgersene, pertanto portò le sue mani contro il mio sedere e mi spinse contro il muro con i suoi fianchi, la sua bocca scese lungo il mio collo lasciandosi dietro una scia di saliva calda, la sua barba mi irritò tutto il collo.

Al secondo tentativo lo spinsi via da me e lui fu costretto a retrocedere di un paio di passi.

- Non ti azzardare mai più, Nate. O questa sarà l'ultima volta. - La mia voce quasi tremava dalla rabbia.

Con il dorso della mano mi asciugai la saliva sul collo.

- Bhè allora impara a coprirti di più la prossima volta. - I suoi occhi si erano fatti piccoli e tenebrosi, il suo tono sembrava quasi avere una punta di disprezzo e disaccordo. Passò davanti a me e arrivò rapido alla veranda che dava sul giardino posteriore senza neanche più guardarmi.

Le sue parole mi fecero rimanere di stucco, ero vestita come tutte le ragazze che andavano a delle feste, ero vestita normalmente, Nate ha sempre detto che le ragazze con jeans lo annoiavano, con i leggigns lo annoiavano ancora di più ecc. ecc. credevo che dicesse quelle cose per farmi capire come bisognava vestirsi per distinguersi dalla massa, o forse lo diceva solo per... No, che idea idiota.

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Jake e Chase erano arrivati ormai da un bel pò, eravamo nella casetta degli ospiti, quella dove Nate teneva di solito le sue feste, ma rimanemmo al piano di sopra dato che eravamo solo in sei: Io, Nate, Jake, Chase e altre due ragazze mai viste prima d'ora. Una diceva di chiamarsi Melanie e l'altra Emily, o un nome simile, fatto sta che non ci scambiammo una parola dopo esserci presentate.

Two Shades. (The Vamps ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora