Capitolo 45.

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Capì che stava macinando pian piano le informazione dal fatto che, prima di rispondermi o comunque esprimere una sua idea, i suoi occhi indugiavano su di me. Mi guardava ma era come se stesse pensando a tutt'altro, notai che le pupille nere si stavano dilatando molto lentamente, volevo cogliere ogni singolo dettaglio di lui, dall'azzurro dei suoi occhi, alla barba scura appena accennata sul suo volto candido, la sua pelle così perfetta e uniforme, i capelli arruffati come sempre, le sopracciglia folte e le labbra sottili.

Passarono dei secondi, che per me sembravano infiniti, nel silenzio generale cercai di immaginarmi una sua risposta, o una sua reazione per ingannare il tempo che scorreva, i minuti per me sembravano diventare ore in quel silenzio.
Io continuavo a sperare nel bene.

- Durante tutti questi mesi ti vedevo in classe, coglievo ogni tuo dettaglio tutte le mattine, guardandoti entrare in classe con quell'espressione scocciata mi veniva da sorridere, perchè solo io potevo contrastare quell'immagine scura di te con la Giulia che eri con me, quella sorridente, solare, felice e spontanea, a cui piaceva ridere e divertirsi. Non potevo notare come ogni giorno quell'espressione incazzata andava via via peggiorando, nella linea dure delle tue labbra, così morbide al tatto, coglievo l'infelicità, nei tuoi occhi color nocciola, così luminosi una volta, vedevo le tenebre che ti portavi dentro, riuscivo a capire che ti stavi distruggendo. E io non potevo fare niente, volevo riportarti da me tutti i santi giorni, prenderti la mano e baciarti, farti capire che non volevo perderti, non volevo perdere la te stessa di una volta.
La Giulia che amavo. - 
A quelle parole abbassò la testa come se volesse nascondersi, si leccò le labbra, sembrava volesse smettere di parlare.

- Ti prego, continua. - Lo incoraggiai. D'altronde ero rapita dalle sue parole.

- Quando, in mensa, ti vedevo vicino a quelli... Bhè, le mie speranze andavano via via scomparendo, ogni giorno sempre di più, all'inizio cercai semplicemente di non pensarci, poi arrivò la rabbia, la rassegnazione, ma un pò ci credevo sempre, che tu ti rendessi conto di quello che stavi facendo a te stessa, per prima, e a quello che stavamo costruendo, per una sciocchezza... Ma non posso valutare le mie azioni, è passato troppo tempo, e non si può piangere sul latte versato. - Si interruppe, mi guardò e notò che i miei occhi stavano diventando lucidi. 
- Oh, ecco... Avrei una domanda. - Portai l'indice sotto l'occhio destro per asciugare una lacrima, non rimasi affatto stupita che dopo tutto quel pianto il trucco non c'era più sui miei occhi.
- Dimmi. - 
- L'altro giorno ti ho visto con una ragazza... Vorrei sapere... - Era normale che dopo tutte quelle belle parole pensassi al perchè volesse vedere altre ragazze.

- Non ho mai provato a sostituirti, se è quello che stai pensando, come avevo detto quel giorno: ti stavo aspettato. Ed è quello che sto ancora facendo. Quella ragazza l'ho vista solo per... Per vedere se ti importava ancora qualcosa di me, per cogliere una tua reazione, un emozione. Se dovevo aspettare ancora per molto dato che la fine dell'anno è alle porte. - 
- Quindi mi stai ancora aspettando, veramente? - A quelle parole il mio cuore si riempì di gioia, non poteva essere così, ero incredula.
- Sì. - Affermò senza aggiungere altro, soffocando un sorriso che stava nascendo sulle sue labbra.
- Dici che questa sarà la fine di tutto questo casino? -
- Sarà il "lieto" fine. - Sorrise poi si sporse verso di me, pensai subito che mi volesse abbracciare, ma poi il suo volto si avvicinò lentamente al mio, mentre si avvicinava con lo sguardo assaggiava le mie intenzioni, i miei pensieri, su quello che stava per fare, cercava il mio consenso.

Bhè, io non volevo baciare altre altre labbra al di fuori delle sue.
Assaggiai e assaporai quel momento, quelle labbra, quel calore così familiare che sciolse il blocco di ghiaccio che portavo nel petto, sentivo quella pace tanto desiderata che poco a poco stava scacciando il malessere che possedeva la mia mente e la mia anima da così tanto tempo, troppo tempo.
Quando il bacio finì, lui mise delicatamente una mano dietro il mio collo, mi accarezzò, e io appoggiai la fronte alla sua.
E risi sul serio, dopo tanto tempo.

- Come mai ridi? - Mi chiese, curioso.

- Se, questa mattina, mi avessi chiesto se credevo nei lieto fine ti avrei mandato al diavolo quasi sicuramente, ma ora, li amo, e sono contenta che esistano. - Sorrisi e chiusi gli occhi, felice.

- Che ne dici se torniamo a casa? Sia chiaro, vorrei stare con te tutta la notte, ma se i miei non mi vedono tornare inizieranno a preoccuparsi sul serio. - Sbadigliò.

- Sono d'accordo, ho proprio bisogno di una sonno ristoratore... Sperando di dormire bene questa notte. - Connor accese la macchina e si immise nella circolazione.
- Vedrai che farai dei sogni d'oro. - Appoggiò la mano sul cambio delle macchina mentre stava attento alla guida e mi parlava per tenermi sveglia.
Guardai la sua mano e per qualche secondo indugiai, ma poi appoggiai la mano sulla sua e la accarezzai.
- Sono felice che tu mi abbia perdonata. - Dissi nel tono più gentile e pacato che potei, nonostante la gioia irrefrenabile che stava montando dentro di me.

- Anche io. - Si girò per un istante e mi rivolse un occhiata affettuosa, accennando a un sorriso.
Una cosa che amavo di lui era quando i suoi occhi riflettevano la felicità che era in lui, si facevano piccoli ma incredibilmente luminosi.

Dopo pochi minuti di auto (così pochi che non abbi nemmeno l'opportunità di addormentarmi nonostante la mia infinita stanchezza) ci fermammo davanti a casa mia, Connor entrò piano nel vialetto di ingresso davanti al garage e spense la macchina.
- Arrivati. - Si stiracchiò sul sedile e poi si girò verso di me.
- Adesso il letto mi aspetta. - Brontolai durante un lungo sbadiglio, ero esausta.

- Bhè, allora a domani. - 
- A domani. - Gli sorrisi e mi slacciai la cintura.

- Ehm, prima di andare posso rubarti un altro bacio? - Si grattò la nuca, indugiando sulla domanda.
- Certo che sì. - Bisbigliai avvicinandomi alle sue labbra.
Baciare quelle labbra sarebbe diventato presto il mio nuovo hobby, non volevo più sprecare anche solo un secondo senza di lui.

- Un'ultima richiesta. - Disse sottovoce, vicino alle mia labbra prima di lasciarmi.
- Quante richieste questa sera, tutte di un botto. - Lo canzonai divertita.
- Okay, domani non c'è scuola, quindi ti andrebbe di... - Capivo che indugiava solo perchè aveva paura di correre e di esagerare, voleva andarci piano, ma non era facile e lo potevo capire benissimo, anche io provavo lo stesso.
- Va bene. - Gli sorrisi per la millesima volta. 
- Non mi hai fatto finire. - Rise, e la sua risata fu un piacere per le mie orecchie.

- Andiamo dove vuoi, basta che stiamo assieme. - Anche se quella frase poteva essere affrettata da dire non mi interessava, volevo rimediare a ciò che gli avevo fatto.

Dopo esserci salutati per l'ennesima volta salì in camera mia, mi sistemai e mi buttai nel letto, contenta che quella giornata fosse finita... Nel migliore dei modi.
Quella notte dormì benissimo, non feci brutti sogni, non mi svegli di soprassalto dopo aver visto il viso di Daisy e mi svegliai con il sorriso sulle labbra, felice che quel giorno fosse iniziato finalmente bene.
Alzandomi dal letto e andando allo specchio ripensai a tutto, alle litigate, alle urla, al silenzio, all'astio, e conclusi che forse tutta questa storia era inevitabile, perchè io e Connor siamo solo due sfumature, che amalgamandosi e mischiandosi in un piccolo caos di vortici, formano lo stesso colore, un colore perfetto.


Two Shades. (The Vamps ff)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora