Mi trovo a casa, sul divano e sono appena tornata da scuola.
Intorno a me ci sono una miriade di fogli stropicciati dove ho trascritto qualche appunto delle spiegazioni della mia amata professoressa di inglese.
Eppure chiamare la mia scuola sarebbe un complimento, visto che è proprio lì che passo le pene dell'inferno.
Perché effettivamente è un inferno.
I professori sembrano tanti mostri spietati e assetati di voti.
"Fatevi interrogare! Compito a sorpresa! Abbiamo i consigli"
Ma perché non se n vanno tutti a fare in culo?
Ritornando alla realtà, per fortuna sto studiando per l'ultima interrogazione del primo quadrimestre.
Non ne posso più.
Ormai la mia vita è una routine: casa, scuola, studio, studio, studio, studio...
Aho già detto studio?
Mai nessuna novità. Se non fosse per le mie amiche Rossella e Martina, i giorni sarebbero ancora più noiosi, dato che sono figlia unica e ho genitori che non ci sono quasi mai a casa a causa del loro lavoro.
Immersa, nel vero senso della parola, nell'inglese sento il cellulare squillare e noto che è mia madre.
Scorro sul display del mio iPhone e rispondo alla chiamata
" Pronto mamma?"
"Auri, tutto bene?", chiede dall'altro capo del telefono.
"Sì mamma, grazie. Tu come stai? Torni presto da lavoro?"
I miei genitori lavorano entrambi in ospedale, alla Villa Bianca al vomero, Napoli. Ed è lì che si sono conosciuti. Mia madre è infermiera e mio padre dottore. Loro devono attenersi ai turni e proprio per questo non li vedo quasi mai.
"Sto bene piccolina. Senti, volevo avvisarti che né io né tuo padre torniamo stasera, dobbiamo restare qui in ospedale. Ci sono troppe persone al pronto soccorso e qui serve una mano", mi comunica come se poi fosse una novità.
So benissimo che il lavoro è importante, però vorrei passare un po' più tempo con mamma e papà.
Come quando si è piccoli.
Tutto è più bello. Più ingenui. Più fantasiosi. Come quando credi in Babbo Natale.
La fantasia ti porta in luoghi meravigliosi, luoghi dove accadono le cose, cose che tieni per te e che custodisci con cura e gelosia.
Purtroppo quei tempi non esistono più.
Sono solo chiusi a chiave con un lucchetto, perché la fantasia quando si è grandi non entusiasma allo stesso modo di quando si è piccoli.
Svanisce come vento disperso.
"Ti ho lasciato la pasta al forno nel microonde, devi solo riscaldarlo. A dopo piccola, ti voglio bene", mi avvisa.
"Ciao mamma, anch'io".
È meglio che riprenda a studiare, prima che la malinconia abbi la meglio.
E poi conviene a me in primis, altrimenti quella strega di Busta domani mi fa nera.
Quando finalmente mi decido a riprendere lo studio e rimboccare le maniche sento bussare alla porta.
Batto le mani sui cuscini del divano infastidita per essere stata ancora interrotta.
Chi sarà ora?
STAI LEGGENDO
Quello che non dimentica il cuore
RomanceIo non ho smesso di aspettarti, ho smesso di sperare che torni, ma non ho smesso di aspettarti, credimi. Io sono qui che non mollo... e ce ne vuole di coraggio ad aspettare chi non torna, ma io sono forte, credimi. Lo faccio per me... e magari per...