Capitolo 8

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LUCA'S POV:

Mi giro verso di lei. Vorrei dire qualcosa, ma decido di stare zitto.

Mi fa un sorriso e lo ricambio.
Inserisco le chiavi e metto in moto. Con la coda dell'occhio vedo che sta osservando fuori dal finestrino e so che sta guardando la pioggia.

È una cosa che le affascina molto, perché crede che le gocce che vengono giù dal cielo siano come le lacrime che rigano il viso quando si piange e che dopo un acquazzone o un lungo pianto ci sia sempre il sereno.

Improvvisamente stacca gli occhi dal finestrino e li rivolge verso di me. Io velocemente rivolgo lo sguardo sulla strada per non farmi notare che la guardavo di sottecchi.

"Eh comunque non si lascia come hai fatto tu stamattina una signorina. Potevi almeno farmi finire di parlare", mi rimprovera puntandomi il dito contro.

Cara mia, almeno ti ho dato un motivo in più per pensarmi.

"Ti saresti fatta riaccompagnare a casa se ti avessi fatto finire di parlare?", chiedo immaginando già la sua risposta.

"Beh...io..."

"Appunto".

Aurora alza gli occhi al cielo e riprende a fissare il finestrino.

"Come è andata oggi a scuola?", domando per cambiare discorso.

"Bene, grazie", risponde veloce senza guardarmi.

La memoria l'ha persa, ma resta sempre la solita lunatica.

Siamo fermi nel traffico, decido di accendere la radio, che trasmette "Perfetti sconosciuti" di Fiorella Mannoia.

Ora ci si mette pure la radio ad inferire.

Metto le dita sul pulsante per cambiare stazione, ma Aurora poggia la mano destra, morbida e delicata, sulla mia e mormora

"Nono lascia. Mi piace questa canzone"

"Doveva andare tutto così, anche se adesso ci troviamo qui sulla stessa strada, dopo una vita già spesa"

I nostri volti sono vicini tanto da poterci guardare benissimo negli occhi.

I suoi grandi e verdi ora riflettono nei miei nocciola.

CASA.

Sento il cuore accelerare.

Pagherei per restare così tutta la vita.

Rimaniamo a fissarci per un po' e benedico la pioggia per aver fatto formare il traffico.

Lei rompe il contatto visivo abbassando lo sguardo notando le nostre mani ancora in contatto.

Il suo volto diventa di mille colori, mi guarda, si morde il labbro inferiore, poi poggia la mano sotto il mento e chiede per smorzare il momento imbarazzante

"Tu cosa hai fatto invece? Anzi, cosa fai nella vita?"

"Io vado all'università, studio matematica e fisica"

"Sono una frana in matematica e quest'anno è pure esterna" dice preoccupata.

Come se non lo sapessi.

"Ah, è esterna? L'anno scorso era interna"

"Davvero? Che culo!", brontola non ricordandosi ovviamente di aver assistito al mio esame.

Non voglio mentirle, né ingannarla.

Ma in questo momento l'unico modo per riconquistarla è continuare a comportarmi come ho fatto finora, facendo finta che non sia successo precedentemente nulla.

"Non è che odio la matematica, è che proprio non andiamo d'accordo" continua.

"Se vuoi posso aiutarti io", propongo cogliendo l'attimo.

"Davvero?" chiede speranzosa.

"Sì certo".

"Graaaazie", dice facendo un gridolino per la felicità.

Quanto vorrei in questo momento abbracciarla e dirle che tutto andrà bene. Portarla a casa, strapparle i vestiti di dosso e fare l'amore tutto il giorno, io e lei, l'uno nell'altra.

Devo solo avere pazienza e aspettare.

Dopo una decina di minuti arriviamo giù al palazzo.

Parcheggio e dico

"Aspetta che scenda prima io, così ti copro con l'ombrello".

"Okay" risponde portando la borsa che ha appoggiato per terra sulle gambe.

Faccio come detto, le apro la portiera e la faccio scendere.

Ora siamo di nuovo vicini.

Sento il suo profumo che sa di fragole pervadermi le narici.

Entriamo nel palazzo, chiudo l'ombrello e saliamo velocemente le scale che portano alle nostre case.

"Siano arrivati", mormoro con tono dispiaciuto.

"Sì, grazie mille per il passaggio. Anzi... i passaggi", dice Aurora portandosi una ciocca di capelli uscita dalla coda di cavallo dietro l'orecchio.

"Figurati, quando vuoi", rispondo facendole un occhiolino.

"Allora... grazie" sussurra angelo dandomi un bacio sulla guancia.

Mi ha dato un bacio sulla guancia?

Resto lì, fermo, ancora incredulo per quel gesto spontaneo.

La vedo allontanarsi, mi saluta con la mano e poi scompare dietro la porta di casa sua.

Quello che non dimentica il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora